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da strasburgo

Metsola e von der Leyen, la continuità di una leadership che potrebbe rivelarsi un'illusione

David Carretta

La presidente del Parlamento europeo ha potuto sfoggiare una maggioranza plebiscitaria. Ma la scelta per la Commissione si preannuncia molto più complicata

Strasburgo. La decima legislatura del Parlamento europeo ieri si è aperta con un plebiscito per Roberta Metsola, in quello che è un forte segnale di unità e continuità europeista di fronte all’avanzata dei nazionalisti alle elezioni del 9 giugno. L’eurodeputata maltese, candidata dal Partito popolare europeo a un secondo mandato, ha ottenuto 562 voti contro i 61 della rivale di estrema sinistra, la spagnola Irene Montero. Se domani anche Ursula von der Leyen sarà rieletta presidente della Commissione, l’Ue si ritroverà praticamente con la stessa leadership della passata legislatura. Ma la continuità delle persone e delle agende potrebbe scontrarsi allo spostamento a destra sia al Parlamento europeo e sia tra i governi dell’Ue. Fino alla paralisi.

I 562 voti per Metsola sono un sostegno molto più alto dei 401 deputati che compongono la maggioranza informale tra popolari, socialisti e liberali. I Verdi hanno votato per lei, ma anche una parte consistente del gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei (tra cui Fratelli d’Italia) e alcuni frammenti di quello di estrema destra dei Patrioti per l’Europa (come la Lega). Merito della capacità di dialogo con tutti di Metsola, che rimarrà presidente per altri due anni e mezzo. Ma nei suoi discorsi Metsola ha usato toni molto politici, rivendicando “una forte maggioranza europeista”. Metsola ha lasciato intendere che anche von der Leyen sarà confermata come presidente della Commissione nel voto di domani al Parlamento europeo. “Contrariamente a quanto è stato detto negli ultimi mesi prima delle elezioni e dopo sul fatto che il centro non avrebbe retto, penso che questa settimana dimostrerà che regge”, ha detto Metsola. Se il voto per von der Leyen andrà come previsto – più di 361 voti a suoi favore nonostante diversi franchi tiratori – due delle tre istituzioni dell’Ue saranno guidate dalle stesse donne.

 

Von der Leyen e Metsola sono due esponenti del Ppe. La prima è poco amata, perfino nella sua famiglia dove è considerata troppo di sinistra. E’ sostenuta più per difetto che per adesione dal resto della maggioranza. “L’alternativa è il caos”, dice al Foglio un deputato socialista. La seconda è molto apprezzata e potrebbe diventare il “Piano B” in caso di bocciatura di von der Leyen. “Metsola ha fatto un discorso da presidente della Commissione”, sottolinea un deputato del Ppe. Ma la continuità va ben oltre le due donne. Il Ppe sarà sempre guidato dal tedesco Manfred Weber, probabilmente per cinque anni. I Socialisti & Democratici dalla spagnola Iratxe Garcia Perez almeno per altri due anni e mezzo, malgrado la sua scarsa prestazione nella passata legislatura. I liberali di Renew dalla francese Valérie Hayer, nonostante una fallita ribellione dopo la disfatta del partito di Emmanuel Macron. Anche i Verdi hanno confermato parzialmente la loro leadership, con la tedesca Terry Reintke copresidente. Il gruppo di estrema sinistra, The Left, è rimasto in mano alla francese Manon Aubry e al tedesco Martin Schirdewan.

Se il 9 giugno gli elettori hanno inviato una richiesta di cambiamento di leader, non è stata ascoltata dal Parlamento europeo. Nemmeno le agende di Metsola e von der Leyen, al netto di alcuni aggiustamenti, sono così diverse dal passato. Il pericolo è che si scontrino alla realtà dei numeri. Nella decima legislatura l’estrema destra – quale che sia la tonalità di sovranismo, nazionalismo, identitarismo o suprematismo – non ha la maggioranza ed è divisa in tre gruppi litigiosi. Ma complessivamente ha 200 deputati su 720, tutti accomunati dal loro “no” all’Ue, a cui si aggiungono una cinquantina di eletti dell’estrema sinistra. Le proposte della Commissione saranno più difficili da far approvare dalla plenaria del Parlamento. Gli incidenti interni alla maggioranza europeista si moltiplicheranno. La forza del plebiscito a Metsola potrebbe rivelarsi un’illusione.

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