medio oriente

Come ha fatto un drone a partire dallo Yemen e entrare indisturbato a Tel Aviv

Micol Flammini

Sono stati gli houthi a rivendicare l'attacco eseguito con un'arma modificata. Da tutti i fronti attorno allo stato ebraico, i gruppi finanziati dall’Iran testano nuovi metodi, che dal 7 ottobre si sono fatte più efficaci

Alle tre di notte di venerdì, un drone è riuscito ad attraversare il cielo di Tel Aviv, sorvolare il mare, entrare in città dalla costa e colpire un edificio che si trova in una zona con alberghi, bar, ristoranti, a pochi passi dalla sede locale dell’ambasciata americana, e uccidere un civile. Poche ore dopo l’attacco gli houthi, il gruppo yemenita armato e pagato dall’Iran, ha dichiarato di aver eseguito l’attacco con una nuova arma, un drone Yaffa, concepito appositamente per colpire Tel Aviv per superare le difese israeliane e non essere intercettato dai radar: Yaffa è il nome della città in arabo. Il drone è entrato indisturbato e due persone che si trovavano sulla spiaggia di Tel Aviv hanno avuto il tempo di accorgersene, filmarlo, seguirlo fino allo schianto. L’esercito israeliano ha parlato di un errore umano: la sirena che avvisa i cittadini di mettersi nei rifugi non è partita perché  i sistemi di difesa sono rimasti immobili di fronte al passaggio del drone che proveniva dallo Yemen. Gli houthi hanno fatto un annuncio trionfante, hanno detto che il loro Yaffa è stato pensato per volare a lungo e a bassa quota.  


In questi mesi i nemici di Israele stanno portando avanti attacchi di prova per testare le difese dello stato ebraico con  nuove armi. Non fa eccezione il drone che ha  ucciso un uomo a Tel Aviv, un Samad di fabbricazione iraniana modificato  per l’attacco. La guerra dei droni dell’Iran e delle sue milizie contro Israele è metodica, da quando Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre, il gruppo libanese Hezbollah ha attaccato Israele con circa mille droni. Anche le milizie irachene, sempre sostenute dall’Iran, hanno rivendicato diversi attacchi con droni contro Israele. Gli houthi conducono una  guerra contro l’occidente nel Mar Rosso, colpendo le navi che passano per il trasporto commerciale, e finora hanno lanciato tredici droni contro Israele. Tutte queste armi usate per colpire lo stato ebraico sono finanziate da Teheran, che il 14 aprile per il suo attacco combinato contro il territorio israeliano  ha usato anche duecento droni oltre a missili balistici e da crociera. 


La minaccia di Hamas si è affievolita, il gruppo della Striscia è quasi disarmato e sempre più sotto pressione, tanto che i negoziati per la liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre e il cessate il fuoco stanno motivando una speranza mai sentita prima, ma tutti gli altri fronti che circondano Israele stanno facendo prove per una guerra con armi migliorate, che prima o poi potrebbero essere utilizzate per un attacco coordinato, più grande e da vari lati. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)