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verso il voto americano

Dopo Biden comincia una corsa alla Casa Bianca completamente nuova

Marco Bardazzi

Il ritiro del presidente è una decisione di portata storica e il partito democratico si prepara alla convention del 19 agosto. Kamala Harris è già formalmente in corsa e da oggi inizierà a far campagna

A 106 giorni dal voto, oggi comincia una corsa alla Casa Bianca completamente nuova. Il ritiro della candidatura del presidente Joe Biden, una decisione di portata storica, ha cambiato il volto della sfida tra i democratici e Donald Trump. Ma ci vorrà ancora qualche giorno per completare la riorganizzazione della campagna elettorale del Partito democratico: un percorso che formalmente si concluderà solo alla convention che si apre il 19 agosto a Chicago. Il testimone passato ieri dal presidente alla sua vice Kamala Harris ha aperto un confronto interno, anche se la candidata sembra rafforzarsi di ora in ora.

La Harris dovrà lavorare molto nei prossimi giorni per ottenere il pieno appoggio dei delegati a Chicago, perché alcune voci importanti nel partito, prima tra tutte quella dell’ex presidente Barack Obama, hanno auspicato un processo di selezione che permetta alla candidata di arrivare con un sostegno forte e una piena legittimazione. Anche il leader del Senato Chuck Schumer e quello dei democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, non si sono per ora apertamente schierati per lei. Così come manca per il momento l’endorsement della ex “speaker” Nancy Pelosi, che è stata la protagonista della campagna di pressioni su Biden per convincerlo a ritirarsi.

Ma un gran numero di altri esponenti del partito sono subito scesi in campo con decisione per appoggiarla, a partire da Bill e Hillary Clinton, e non sono emerse nelle prime ore candidature alternative. La Harris è già formalmente in corsa e da oggi inizierà a far campagna. Dovrà andare all’attacco di Donald Trump e del suo vice J.D. Vance, ma anche guardarsi le spalle per capire se qualcun altro nel partito si farà avanti per rivendicare il diritto a candidarsi alla convention.

La macchina elettorale che sosteneva Biden ora è a sua disposizione. La campagna è stata formalmente ribattezzata “Harris for President”, tutto lo staff che lavorava per il presidente è passato sotto il controllo della vice, così come i 96 milioni di dollari del conto in banca del comitato elettorale. “Farò tutto quello che è nelle mie forze – ha detto Harris – per unire il Partito democratico e riunire la nostra nazione. L’obiettivo è sconfiggere Donald Trump e la sua agenda estremista Project 2025. Combatteremo e vinceremo insieme”.

Mentre i democratici cercano di definire il percorso formale per l’investitura alla vicepresidente, lei sta già ragionando su chi sarà il suo compagno di cammino nel ticket presidenziale. Cinque nomi, tutti di uomini, sono quelli circolati con maggiore insistenza nelle prime ore dell’attività della campagna di Harris. Quello che sembra guadagnare trazione più degli altri è il senatore dell’Arizona (uno stato decisivo per le elezioni) Mark Kelly, che porterebbe con sé una storia personale significativa da contrapporre a quella da film di J.D. Vance. Kelly è un ex pilota di caccia che ha combattuto nel Golfo, poi è diventato astronauta della Nasa impegnato in molte missioni sugli shuttle, quindi politico di successo che ha conquistato il seggio che fu di John McCain. Anche una tragedia familiare contribuisce alla sua biografia ed è particolarmente significativa alla luce del mancato assassinio di Trump: è il marito dell’ex deputata Gabby Giffords, sopravvissuta nel 2011 a un tentativo di ucciderla nel quale morirono sei persone.

Gli altri nomi che girano sono di quattro governatori: Roy Cooper (North Carolina), Andy Beshear (Kentucky), Josh Shapiro (Pennsylvania) e Tim Walz (Minnesota). Non è chiaro però quali siano i tempi per la scelta, perché è la prima volta che il Partito democratico si trova di fronte a un cambio di candidato a poche settimane dalla convention. È probabile che Harris debba prima consolidare la propria candidatura e definire bene il piano d’attacco contro Trump, prima di scegliere un compagno nella corsa, ma ci sarebbe già in ballo un dibattito televisivo tra candidati vicepresidenti che era stato immaginato tra fine luglio e inizio agosto, anche se ora tutto torna in gioco.

Dall’altra parte della barricata, Trump e Vance hanno cominciato ad attaccare furiosamente la Harris considerandola già la candidata del partito. Il comitato elettorale repubblicano contesta le procedure seguite dagli avversari e minaccia ricorsi per esempio sull’uso dei fondi della campagna di Biden. Anche i repubblicani sono chiamati a un profondo cambio di rotta: dopo aver costruito tutta la campagna sulla “debolezza” di Biden e sulla sua età, si ritrovano ora ad avere il candidato più anziano che deve battersi contro una donna sessantenne e un vice, Vance, pensato per aizzare la base Maga contro il presidente, ma non necessariamente attrezzato per confrontarsi con governatori di successo.

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