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nuove sanzioni

L'Ucraina taglia il petrolio russo a Ungheria e Slovacchia

David Carretta

Le nuove sanzioni di Kyiv a Lukoil hanno interrotto le forniture di greggio attraverso l'oleodotto Druzhba. L'obiettivo sarebbe ridurre le entrate petrolifere della Russia ma in ballo ci sono anche gli aiuti militari di Bruxelles tenuti in stallo da Budapest: oggi si riunisce il Consiglio Affari esteri

I governi di Ungheria e Slovacchia sono furiosi per la decisione dell'Ucraina di sanzionare la compagnia petrolifera russa Lukoil, provocando così l'interruzione delle sue forniture di petrolio attraverso l'oleodotto Druzhba che transita dal suo territorio. "L'inclusione di Lukoil nell'elenco delle sanzioni è solo un altro esempio di sanzioni insensate che non danneggiano la Federazione russa ma soprattutto alcuni stati membri (dell'Ue), il che è inaccettabile", ha detto l'ufficio del primo ministro slovacco, Robert Fico. Lo stesso Fico ne ha discusso con il premier ucraino, Denys Shmyhal.

Ungheria e Slovacchia sono dipendenti dal petrolio russo perché la tecnologia delle loro raffinerie permette di raffinare unicamente il petrolio degli urali. “La Slovacchia non intende essere ostaggio delle relazioni Ucraina-Russia”, ha detto Fico. Fonti ucraine hanno spiegato che Lukoil è stata inserita nella lista nera per ridurre le entrate petrolifere della Russia. Ma un altro obiettivo potrebbe essere di costringere l'Ungheria a togliere il veto sugli aiuti dell'Ue per le forniture militari, dopo che gli altri stati membri non sono riusciti a sbloccare lo stallo.

Proprio l'Ucraina è uno dei due principali punti all'ordine del giorno del Consiglio Affari esteri di oggi. Il rompicapo più complicato riguarda il sostegno militare a Kyiv e in particolare i 6,5 miliardi di euro della European Peace Facility che sono ancora bloccati dall'Ungheria. L'Ue aveva promesso 5 miliardi di euro per finanziare le forniture di armi, a cui si aggiungono circa 1,5 miliardi di arretrati su cui gli stati membri hanno già chiesto rimborsi. Lo stallo con Budapest rischia di protrarsi.

L'altro dossier di cui si occuperanno i ministri degli Esteri europei è Gaza. Sul medio oriente, i ministri potrebbero decidere di accelerare il lavoro per ripristinare la missione Eubam al valico di Rafah, anche se le condizioni di sicurezza non sono ancora tutte rispettate, e per aumentare l'assistenza finanziaria all'Autorità palestinese. Gli attacchi di rappresaglia condotti da Israele contro gli Houthi in Yemen e nel sud del Libano potrebbero avere il sopravvento nelle discussioni. Anche se non all'ordine del giorno, le relazioni con l'Iran potrebbero essere discusse. L'Ue ha deciso di inviare un alto funzionario del Servizio europeo di azione esterna, Enrique Mora, all'inaugurazione del presidente iraniano, Masoud Pezeshkian. L'invito rivolto a Josep Borrell è stato rifiutato, ma si è voluto inviare comunque un segnale di fronte a un presidente considerato "riformista".
 

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