Kamala Harris (Ansa)

dopo il ritiro di biden

Se non Harris, chi? Gli altri talenti dei democratici per battere Trump

Per molti la vicepresidente non ha chance. Ecco chi sono gli altri nomi che potrebbero sostituirla nella corsa verso la Casa Bianca. Grandi elogi alla governatrice del Michigan Whitmer e all’astro in ascesa  (inesperto) Andy Beshear. E poi Josh Shapiro, Pete Buttigieg

Sarà dunque Kamala Harris la candidata alle presidenziali del 2024 per il Partito democratico?, chiedono tutti, spesso senza camuffare il proprio scetticismo. Joe Biden non si ricandida e ha indicato la sua vice: Harris è la scelta più naturale – come era diventato impossibile per Biden resistere alle pressioni interne, così sarebbe stato  ardito indicare qualcuno che non fosse la sua vice   – e molti democratici si stanno schierando dalla sua parte. Ma restano aperte strade alternative, anche perché il sostegno alla convention è per tutti, anche per Harris ancora da costruire.

A Chicago si vuole evitare l’effetto incoronazione di Harris, visto che non ha partecipato alle primarie, ma ci sono anche molti dubbi sulle chance di vittoria contro Donald Trump. C’è qualcuno che invece ne ha di più, di chance? Molti rispondono un convinto sì, ci sono parecchi talenti dentro al Partito democratico, ma c’è una procedura da seguire e il tempo è pochissimo: 27 giorni all’inizio della convention di Chicago, alla fine della quale ci dovrà essere un candidato alla presidenza e uno alla vicepresidenza.

 

Tra i talenti più chiacchierati c’è la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, che ha un tasso di popolarità alto nel suo stato (tra il 58 e il 61 per cento), dove ha vinto per due volte le elezioni con un distacco solido rispetto ai rivali repubblicani, e che ha avuto già modo di confrontarsi sia con Donald Trump sia con i trumpiani in due vicende non esattamente edificanti per i conservatori. Ci sono ancora in vendita le magliette e le felpe con la scritta “quella donna del Michigan” e il volto della Withmer: così la apostrofò Trump durante quella stagione inopinatamente dimenticata che fu la gestione dell’arrivo del coronavirus in America, quando l’allora presidente aveva deciso di mettere gli stati americani uno contro l’altro per l’approvvigionamento del materiale medico prima e dei vaccini dopo, concedendo privilegi agli stati a guida repubblicana.  

Whitmer aveva criticato questa pratica e aveva anche deciso di introdurre le misure restrittive necessarie al contenimento dei contagi e per questo Trump aveva chiesto al suo vice di allora, Mike Pence, di non contattare chi non mostrava apprezzamento nei suoi confronti: “Non chiamare la donna del Michigan”. Da quel momento in poi, i rapporti sono andati peggiorando, Trump fece un tweet rimasto tragicamente celebre – “Liberate il Michigan” – in quanto qualche tempo dopo si venne a sapere che in effetti qualcuno aveva cercato di liberare il Michigan dalla sua governatrice: rapendola. Tredici persone sono state arrestate in relazione a questo tentativo di rapimento, nell’autunno del 2020 (poco prima dell’Election day), sei di loro facevano parte di una forza paramilitare contraria ai lockdown durante la pandemia che chiamava ad azioni contro i politici e la polizia. Withmer ha detto in seguito che la mancata condanna da parte di Trump dei gruppi che sostengono le azioni eversive come l’assalto del 6 gennaio 2021 al Campidoglio o questo tentativo di rapimento mostravano “una complicità” e questo non è ovviamente piaciuto ai trumpiani. La governatrice del Michigan è considerata forte anche per questo, perché ha già avuto a che fare con Trump e non ne è uscita a pezzi, ma l’unico problema è che finora ha sempre detto di non aver alcuna intenzione di candidarsi per le presidenziali del 2024. Cioè molti la invocano ma lei non ha mai fatto trasparire una volontà, non almeno quest’anno che è considerata, non soltanto da lei, una corsa che può soltanto portare a bruciarsi  – meglio attendere il 2028. 

Non c’è soltanto il nome di Whitmer tra le possibili alternative a Harris, anzi a seconda di chi si guarda si trova una rosa più o meno ampia. I citatissimi: Josh Shapiro, governatore della Pennsylvania, altro stato che i democratici devono vincere assolutamente, che rientra anche nell’altra lista di nomi, quella dei possibili vicepresidenti di Harris; Pete Buttigieg, segretario ai Trasporti, che ha dalla sua due cose: vinse le primarie nel 2020 in Iowa e New Hampshire (un’altra elezione, ma è l’unico che ha avuto un voto popolare favorevole per quanto ridottissimo) ed è il più bravo fra i democratici nei confronti diretti con i trumpiani in televisione (lo chiamano “il messenger perfetto”). Però Buttigieg non aiuterebbe negli stati in bilico e non è popolare fra gli elettori in cui si sta verificando un’emorragia di consensi per i democratici, in particolare nel voto afroamericano. C’è poi Andy Beshear, governatore del Kentucky dal 2022 e proprio questa sua performance è la ragione per cui il suo astro è in ascesa (il fatto che abbia 46 anni aiuta ulteriormente): ha vinto in uno stato conservatorissimo, grazie a una campagna molto pragmatica e convincente. Sarebbe una manna una replica di questo format a livello nazionale, ma anche per Beshear l’esperienza è poca.

Di più su questi argomenti: