Il vice della vice
Cosa deve tenere a mente Kamala Harris prima di scegliere con chi correre: la geografia conta
Mark Kelly, Josh Shapiro, Andy Beshear e gli altri. La provenienza e la storia di chi può affiancare Harris nella corsa alla Casa Bianca
È ancora fresca l’immagine della foto finale della convention di Milwaukee, con Donald Trump circondato dalla famiglia e affiancato da J. D. Vance sotto una pioggia di palloncini, ed è già ora di ipotizzare lo “scatto” analogo che il 22 agosto chiuderà e definirà l’assemblea dei democratici a Chicago. È sempre più probabile che l’America quella sera veda sul palco in trionfo Kamala Harris, il marito Doug Emhoff e la loro famiglia allargata. Ma è un ritratto a cui manca un tassello importante, decisivo per costruire il nuovo racconto con cui i democratici si presenteranno alla volata finale per il voto del 5 novembre. Chi ci sarà al fianco di Kamala e Doug, come candidato vicepresidente?
Tra le mille cose che Harris deve fare in questi giorni per ereditare pienamente la campagna finora intestata a Joe Biden, ce ne sono due che per gli strateghi elettorali hanno una priorità assoluta. La prima è impossessarsi della “narrazione”, tornare a presentarsi agli elettori con una storia e una proposta politica coerenti e avvincenti. Un lavoro da fare in gran fretta, per evitare che siano Donald Trump e i repubblicani a definire la Harris e a imporre sui social e in tv il loro ritratto della candidata. L’ex presidente e il suo vice Vance si sono già lanciati nello storytelling, cercando di unire l’immagine della vicepresidente alle etichette di “pazza”, “Kamala ridens”, “disonesta” e “incapace”.
La secondo priorità è strettamente collegata alla prima: completare il nuovo racconto con il nome e la storia del vice che accompagnerà la Harris nel tour degli Stati Uniti negli ultimi cento giorni. L’identikit del numero due è fatto di molti ingredienti: dare la percezione di un ticket di grande competenza; portare in dote se possibile uno stato tra quelli decisivi per vincere a novembre; completare il mix delle competenze della candidata; avere una grande storia da raccontare, da contrapporre alla vita da film che Vance ha aggiunto alla storia di successo del tycoon Trump.
Chi conosce Harris e sta lavorando con lei sul “dossier vice”, indica in cima alla lista dei preferiti il senatore dell’Arizona Mark Kelly. Sessant’anni, ex capitano della Marina, ex pilota di caccia impegnato in decine di missioni nell’operazione Desert Storm nel Golfo Persico, Kelly è poi diventato un astronauta della Nasa e uno dei più esperti piloti degli Space Shuttle. Poi si è dedicato alla politica, andando a strappare ai repubblicani il seggio senatoriale dell’Arizona che era stato dello scomparso John McCain. A completare la sua biografia c’è il matrimonio con l’ex deputata democratica Gabby Giffords, che nel 2011 fu gravemente ferita in un agguato a colpi di arma da fuoco contro di lei nel quale morirono sei persone. La Giffords sul palco a Chicago al fianco di Kamala Harris sarebbe un’immagine potente, in una campagna elettorale segnata dagli spari contro Trump in Pennsylvania.
A sfavore di Kelly c’è però la geografia. In un’elezione che probabilmente verrà decisa negli stati del quadrante nord-est (Michigan, Wisconsin, Pennsylvania), presentarsi con una candidata della California e uno dell’Arizona, cioè due stati del sud-ovest, non è forse una buona idea. Anche se riconquistare l’Arizona, che al momento sembra spostarsi verso Trump, sarebbe un colpo importante per Harris.
I due governatori che venivano indicati come possibili sostituti di Biden, Gavin Newsom della California e Gretchen Whitmer del Michigan, sembrano opzioni da scartare: un ticket californiano o tutto al femminile non sono considerate buone idee politiche. Newsom è stato tra i primi a dare il proprio endorsement alla vicepresidente e la Whitmer ha già detto da tempo che non la sfiderà, ma non hanno molte possibilità di diventare vice.
Molto più solida appare l’opzione di Josh Shapiro, governatore della Pennsylvania, forse lo stato più importante da conquistare per Harris. Shapiro, 51 anni, ha battuto nel 2022 un forte avversario repubblicano e gode di ampia popolarità. Ebreo, ha come possibile punto debole il suo forte sostegno a Israele in un momento in cui una larga fetta del Partito democratico chiede un riposizionamento su Gaza.
Buone chance anche per Andy Beshear, 46 anni, governatore del Kentucky. Non porterebbe in dote uno stato conquistabile per i democratici, ma il suo punto di forza è aver vinto due volte in una parte d’America fortemente repubblicana. È considerato un moderato di “buon senso” e uno che parla molto della sua fede cristiana: un ottimo sfidante da contrapporre a Vance.
J. B. Pritzker, ruvido e aggressivo governatore dell’Illinois, ricchissimo erede della dinastia degli hotel Hyatt, sembra più un possibile avversario che un compagno di strada per Harris, mentre qualche riflessione sicuramente il team della vicepresidente la farà su Wes Moore, governatore del Maryland, Roy Cooper della North Carolina e Tim Walz del Minnesota.
I conservatori inglesi