dallo studio ovale
Biden spiega il passo indietro: "È in gioco la democrazia"
Harris e Trump sono rimasti sullo sfondo di un discorso nel quale il presidente degli Stati Uniti si è rivolto direttamente agli americani per sottolineare l’importanza del voto del 5 novembre
Il respiro della storia, l’allarme per la democrazia in pericolo, l’orgoglio per il lavoro fatto, il senso di responsabilità nel “passare la torcia a una nuova generazione”, la gratitudine per aver potuto servire l’America così a lungo: sono i molti temi che il presidente Joe Biden ha affrontato nella notte in un discorso alla Nazione dallo Studio Ovale, per spiegare per la prima volta agli americani il senso della sua storica decisione di rinunciare a correre per un secondo mandato presidenziale.
Un discorso di undici minuti, solenne, dai toni gravi, che rappresenta l’inizio del percorso di addio di Biden alla vita pubblica. Per altri sei mesi resterà presidente, fino al 20 gennaio 2025, e intende portare a termine una corposa agenda di politica interna e internazionale che ha descritto nel suo intervento, inclusi i tentativi di portare la pace in Ucraina e a Gaza (oggi riceverà alla Casa Bianca il premier israeliano Benjamin Netanyahu).
Ma a metà di quei sei mesi di cammino ci sarà l’appuntamento con il voto del 5 novembre e Biden ha insistito sull’importanza di ciò che c’è in ballo per l’America, collegando il tutto alla propria scelta di farsi da parte. “È in gioco la difesa della democrazia – ha detto il presidente – che è più importante di qualsiasi titolo. Non siamo una nazione di re o di dittatori, il potere qui lo avete voi. Niente può frapporsi alla necessità di salvare la nostra democrazia. Incluse le ambizioni personali”.
Per questo, ha aggiunto Biden, “è tempo di voci nuove, più fresche e, certo, più giovani”. È il caso della sua vice Kamala Harris, che ha definito “una leader con esperienza, dura, competente” e che ha promesso di aiutare nei prossimi mesi a vincere contro Donald Trump (mai citato nel discorso di stanotte).
Seduto dietro alla storica scrivania presidenziale “Resolute” – dono della regina Vittoria ai presidenti americani alla fine dell’Ottocento – e con alle spalle le foto di famiglia, Biden ha ripercorso i suoi tre anni e mezzo di presidenza, rivendicando una serie di traguardi economici e di successi internazionali, primo tra tutti quello di aver tenuto insieme e rafforzato la Nato. Ma il presidente si è spinto più indietro, utilizzando il discorso alla Nazione come momento per un primo bilancio sul suo oltre mezzo secolo di servizio alla vita pubblica. “Solo in un paese come il nostro – ha raccontato – un bambino balbuziente di Scranton, in Pennsylvania, poteva sognare di sedere un giorno qui nello Studio Ovale”. Fuori campo, ad ascoltarlo nell’ufficio mentre parlava, c’erano la moglie Jill e alcuni collaboratori storici del presidente, che lo hanno accompagnato per larga parte della sua lunga avventura politica.
“Io ho una venerazione per questo ufficio – ha ammesso Biden, ricordando predecessori come Washington, Jefferson e Roosevelt – ma amo ancora di più il mio paese”. Da qui la decisione di fare il passo indietro, che il presidente ha descritto in termini di senso di responsabilità, senza scendere nei dettagli della sua condizione fisica e mentale. Una scelta che serve anche a difendersi dagli attacchi che stanno arrivando, sempre più intensi, da Donald Trump e i repubblicani, secondo i quali Biden non è in grado di guidare il paese per altri sei mesi e deve dimettersi subito.
Harris e Trump sono però rimasti sullo sfondo di un discorso che è stato tutto incentrato a parlare direttamente agli americani e a sottolineare l’importanza del voto del 5 novembre, collegandola al sacrificio politico che Biden si è deciso a fare dopo la crisi aperta dal suo dibattito disastroso del 27 giugno scorso. “La storia è nelle vostre mani – ha detto Biden agli americani - Il potere è nelle vostre mani. L’idea stessa di America è nelle vostre mani. Dobbiamo mantenere la fede nel nostro paese e ricordarci sempre chi siamo”.
Tra le varie citazioni storiche che Biden ha scelto per dare solennità al proprio discorso, quella più importate è arrivata per ultima e riguarda Benjamin Franklin, il cui busto era vicino al presidente nello Studio Ovale mentre parlava. A chi gli chiedeva se preferisse una monarchia o una repubblica, ha detto Biden, “Franklin rispondeva sempre: una repubblica, se siete in grado di mantenerla”.