"Israele ha diritto a difendersi ma è importante come lo fa". Il discorso di Harris sul cessate il fuoco

Enrico Cicchetti

"Non resterò in silenzio" di fronte alla situazione umanitaria a Gaza, dice la candidata dem. Dopo il discorso al Congresso, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato Biden e la sua vice. Come funzionerebbe l'accordo tra Israele e Hamas negoziato dagli Stati Uniti, oggi "più vicino che mai"

Israele ha il "diritto di difendersi" ma “conta il modo in cui lo fa”. Non si possono girare le spalle di fronte alla "terribile" situazione umanitaria a Gaza, sulla quale non si può diventare "insensibili. Io non resterò in silenzio". Kamala Harris, la vicepresidente degli Stati Uniti e principale candidata dem alle elezioni di novembre, ha chiesto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di accettare un accordo di cessate il fuoco a Gaza che ponga fine, almeno temporaneamente, a più di nove mesi di conflitto. "Riportiamo a casa gli ostaggi e forniamo un soccorso tanto necessario al popolo palestinese", ha detto Harris ai giornalisti dopo il suo bilaterale con Netanyahu alla Casa Bianca. Nel suo discorso, la vice di Biden ha ribadito di continuare a sostenere fermamente Israele, esprimendo però preoccupazione per alcuni comportamenti dello stato ebraico nella sua campagna militare. 

  

  

Giovedì mattina, Harris ha condannato le proteste davanti al Campidoglio degli Stati Uniti, dove Netanyahu stava tenendo un discorso al Congresso, denunciando “atti spregevoli da parte di manifestanti antipatriottici e una pericolosa retorica alimentata dall’odio”. "Condanno - ha detto - qualsiasi individuo che si associ alla brutale organizzazione terroristica Hamas, che ha giurato di annientare lo stato di Israele e uccidere gli ebrei. I graffiti e la retorica pro-Hamas sono abominevoli e non dobbiamo tollerarli nella nostra nazione".

    

L'accordo per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas

La prima fase dell'accordo negoziato dagli Stati Uniti, oltre a nuovi aiuti umanitari, includerebbe una pausa di sei settimane nei combattimenti e il rilascio di alcuni ostaggi. Nella seconda fase si arriverebbe alla completa cessazione delle ostilità mentre Israele e Hamas dovrebbero negoziare un cessate il fuoco permanente, con il ritiro delle forze israeliane da Gaza. L'appoggio di Harris a un accordo di questo genere, che i funzionari americani dicono essere in vista (John Kirby, portavoce della Casa Bianca, ha detto ieri che le parti coinvolte nei negoziati sono più vicine "di quanto non lo siano mai state prima"), è una maniera per aumentare la pressione su Israele e su Hamas, affinché trovino un punto di contatto sui punti ancora aperti. Scrive il Washington Post che il fatto che sia stato il vicepresidente e non Joe Biden a rilasciare questa dichiarazione (entrambi hanno avuto incontri bilaterali con il leader israeliano) riflette quanto il clima sia cambiato a Washington negli ultimi giorni. Di fatto questo è il primo intervento in politica estera da candidata alla Casa Bianca di Harris, benché non si sia discostata più di tanto da quanto già sostenuto da Biden. Domenica scorsa infatti il presidente ha annunciato che avrebbe abbandonato la corsa alla presidenza e martedì Harris ha ricevuto il suo endorsement come candidata democratica nelle elezioni di novembre.

   

Dopo aver annunciato la sua decisione di non ricandidarsi, Biden ha dichiarato che porre fine alla guerra resta una delle massime priorità nei suoi ultimi mesi di mandato. "Continuerò a lavorare per porre fine alla guerra a Gaza, riportare a casa tutti gli ostaggi e portare pace e sicurezza in Medio Oriente e porre fine a questa guerra", ha detto mercoledì dallo Studio Ovale.

  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti