La legge atomica

Sul nucleare Khamenei sta già sabotando il nuovo presidente riformista

Cecilia Sala

Pezeshkian si insedia domenica e in campagna elettorale ha promesso il dialogo con l’occidente per alleggerire le sanzioni. Un obiettivo che non è possibile raggiungere senza prima superare la legge atomica

Il nuovo presidente dell’Iran si insedia domenica e in campagna elettorale ha promesso il dialogo con l’occidente per alleggerire le sanzioni. Un obiettivo che non è possibile raggiungere senza prima superare la legge d’Azione strategica approvata dal Parlamento iraniano nel dicembre del 2020, che prevede di aumentare la purezza dell’uranio arricchito nelle centrali atomiche del paese molto oltre i limiti consentiti per gli scopi civili del nucleare. Masoud Pezeshkian, che questo fine settimana diventerà il primo riformista a capo del governo della Repubblica islamica degli ultimi vent’anni, non ha dalla sua parte i parlamentari, perché le ultime elezioni legislative (le meno partecipate di sempre) le hanno vinte i conservatori. 

 

Il cardiochirurgo che parla perfettamente inglese (ha studiato anche all’Università di Harvard) deve dialogare con gli americani se vuole trovare una soluzione – almeno parziale – alle sanzioni che colpiscono le esportazioni del suo paese. Se a vincere le elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti sarà Donald Trump, con ogni probabilità gli eventuali sforzi per limitare il programma nucleare iraniano e gettare le basi per ridurre le sanzioni saranno stati inutili. Ma anche se dovesse vincere Kamala Harris o un altro candidato democratico, i negoziati non potrebbero in ogni caso ripartire da dove erano stati lasciati se le istituzioni della Repubblica islamica non accettano di rivedere la legge d’Azione strategica. L’accordo sul nucleare iraniano siglato nel 2015 dal governo moderato (che è il nome di una fazione politica e non una valutazione di merito) di Hassan Rohani e da Barack Obama è sostanzialmente morto quando l’Amministrazione Trump – nel 2018 – si è ritirata unilateralmente dal patto e ha imposto le sanzioni più dure della storia.

 

Joe Biden, ancora prima di insediarsi come nuovo presidente degli Stati Uniti, aveva detto all’editorialista (e  amico) Thomas Friedman che l’intenzione di tornare al tavolo dei negoziati per provare a resuscitare l’accordo sul nucleare  c’era. I colloqui erano cominciati nel 2021 ma non avevano portato a nulla. L’ostacolo più evidente era la legge d’Azione strategica del Majlis, il nome del Parlamento iraniano. Nel dicembre del 2020, pochi giorni dopo l’assassinio dello scienziato-pasdaran Mohsen Fakhrizadeh organizzato dai servizi segreti israeliani in Iran il 27 novembre, il Parlamento di Teheran aveva approvato una legge che cancellava i limiti e imponeva l’arricchimento dell’uranio. La legge era dedicata a Fakhrizadeh, il padre del programma nucleare della Repubblica islamica.

 

Le centrifughe atomiche erano passate da un arricchimento attorno al quattro per cento al venti per cento e poi al sessanta. Più di recente nei siti nucleari iraniani sono state trovate tracce di uranio arricchito all’ottantaquattro per cento. Per la bomba serve uranio arricchito al novanta per cento. Secondo l’Agenzia atomica internazionale ci sono lavori in corso dentro all’impianto nucleare più protetto dell’Iran, a Fordo, e presto lì potrebbe triplicare la produzione di uranio  – un’operazione che darebbe a Teheran nuove opzioni per assemblare un arsenale nucleare se lo volesse. 

I moderati e i riformisti iraniani come Pezeshkian – e come il suo consigliere per la politica estera Javad Zarif, che era ministro degli Esteri quando fu firmato l’accordo con Obama – criticano la legge d’Azione strategica dicendo: finché ci sono queste regole vanno rispettate, ma finché non ci liberiamo di queste regole non possiamo sperare in un alleggerimento delle sanzioni – che si porterebbe dietro un’inflazione più bassa e magari addirittura un po’ di crescita del pil.  

Dal ballottaggio del 5 luglio, la Guida suprema Ali Khamenei ripete  che i conservatori in Parlamento devono collaborare con i riformisti al governo. Ma il 21 luglio, in un incontro con i deputati,  Khamenei ha fatto i complimenti al Majlis per come aveva redatto la legge che quattro anni fa costrinse il governo di Rohani e di Zarif a intensificare le attività atomiche con il risultato di rendere praticamente impossibili i colloqui sul nucleare con l’Amministrazione Biden. Pezeshkian non ha ancora vissuto il suo primo giorno da presidente, ma il suo programma di governo già viene sabotato.