in medio oriente

Israele risponde a Hezbollah con un attacco a Beirut

Micol Flammini

Lo stato ebraico punta a un capo delle milizie, consigliere di Nasrallah ricercato dagli Stati Uniti. Vittime e sopravvissuti

La risposta di Israele contro Hezbollah è arrivata, dura ma circoscritta, come i funzionari dell’intelligence avevano raccontato ai media israeliani. Tsahal ha colpito Beirut, in Libano, nel quartier generale di Hezbollah, dove vengono prese le decisioni importanti del gruppo per attaccare Israele, dove è stato ordinato anche il lancio del razzo che sabato ha ucciso dodici ragazzini a Majdal Shams, sulle alture del Golan. L’obiettivo del drone israeliano era Fuad Shukr, consigliere militare del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, e responsabile di tutti gli attacchi: fonti del gruppo hanno detto a Reuters che è sopravvissuto. E’ un bersaglio ambizioso non soltanto per Israele, che è consapevole dell’importanza di Shukr per Hezbollah, ma anche per gli Stati Uniti, per i quali è ricercato da quando nel 1983 ebbe un ruolo fondamentale nell’attentato alla caserma dei marine a Beirut, in cui morirono 241 soldati. Sulla sua testa Washington ha messo una taglia da 5 milioni di dollari, sapendo che il ruolo di Shukr andava ben oltre il Libano, arrivava fino in Siria dove il comandante si è occupato di fornire assistenza alle milizie vicine al dittatore Bashar el Assad e agli uomini di Hezbollah presenti nel territorio siriano. Israele ha risposto a un attacco sui civili prendendo di mira la mente degli attacchi, la spalla di Nasrallah, un uomo potente e prezioso   per l’Iran. Ieri, prima che lo stato ebraico colpisse Beirut, Hezbollah aveva già lanciato un attacco contro il nord della Galilea, uccidendo un civile, e aveva proseguito con una scarica di lanci contro il nord di Israele. L’aumento della tensione con il Libano, la possibilità di una guerra aperta a questo punto dipenderanno dalle scelte di Hezbollah che risponderà o colpendo infrastrutture militari o civili. La seconda opzione è una dichiarazione di guerra.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)