Kamala Haris (foto Ap, via LaPresse)

Verso le presidenziali

Kamala Harris in Pennsylvania, lo stato che non si può perdere (a che punto è la scelta del vice?)

Giulio Silvano

Nella corsa alla Casa Bianca è caccia agli stati chiave. Uno di questi è la Pennsylvania, rurale ma cruciale, andato ai repubblicani nel 2016 e a Biden nel 2020 e nel 2022. Shapiro o Withmer nel ticket presidenziale dem potrebbero risultare decisivi

Dopo il plot twist della scorsa settimana che ha cambiato la corsa per la Casa Bianca, la vicepresidente Kamala Harris è riuscita ad avere un momentum. “Welcome to Kamalot”, è la copertina del New York Magazine, con la noce di cocco e i dem festanti, tra cui George Clooney – e poi 200 milioni di dollari in donazioni in sette giorni e oltre 170 mila nuovi volontari che spargeranno il verbo di qui a novembre. Dall’altra parte, Trump è arrabbiato perché si parla meno di lui, e si affatica a cercare un nuovo nickname sgradevole per l’avversaria.

Il candidato vice J. D. Vance viene grigliato dai surrogati di Harris, mentre i giornali progressisti sventolano numeri dove si festeggia il testa a testa dopo mesi in cui Biden era dato per perso – ma si aspettano sondaggi più credibili, è ancora troppo presto. E come ci insegna la storia recente, non sarebbe sufficiente a Harris la maggioranza del voto popolare, serviranno gli stati chiave, i battleground state. Uno su tutti: la Pennsylvania, che i democratici non possono permettersi di perdere. Rurale ma con centri urbani importanti  e un suburbio da manuale, è dai festeggiamenti per la presidenza di Thomas Jefferson che la Pennsylvania viene tenuta in grande considerazione dai candidati. Qui Trump ha vinto nel 2016. Biden nel 2020. Alle midterm del 2022, quando i dem avevano bloccato l’ondata rossa, nello stato di Benjamin Franklin era stato eletto il senatore in felpa John Fetterman, fedelissimo di Biden, che aveva permesso di mantenere la maggioranza in Senato. E poi Josh Shapiro aveva battuto uno dei simboli della deriva alt-right trumpiana del Partito repubblicano, Doug Mastriano, per il posto da governatore. 

Ieri Shapiro ha organizzato un comizio fuori Philadelphia per consolidare la fase da luna di miele di Harris e celebrarla nel suo stato. Ha invitato anche Gretchen Whitmer, l’adorata governatrice del Michigan. Entrambi, Shapiro e Whitmer, due nuovi volti del partito, sono stati presi in considerazione come possibili candidati alla vicepresidenza nel ticket con Harris. Whitmer ha detto che passa, che vuole finire il suo mandato in Michigan ed è stata scelta come co-chair per organizzare la campagna presidenziale dopo il ritiro di Biden. Shapiro non ha detto niente, solo che si fida di Kamala, che quella è una scelta personale. 

Molto combattivo, Shapiro è in cima alla lista tra i possibili candidati alla vicepresidenza accanto a Kamala. 51 anni, ebreo – mangia kosher, va in sinagoga – ha difeso la risposta israeliana dopo il 7 ottobre, ricordando che si può essere contro Netanyahu ed essere in lutto per le vittime innocenti, ma non accettare l’antisemitismo da campus che ha rischiato di spaccare i democratici. Anche per questo lui potrebbe essere scelto nel ticket, perché attrarrebbe i moderati ancora indecisi bilanciando l’immagine di iperprogressismo che il Gop ha appiccicato a Harris. Ma Shapiro è abbastanza “Brat”? Si sono chiesti quelli di Daily Beast, tornando all’endorsement della cantante Charlie XCX che aveva commentato su X: “Kamala is Brat”. Di sicuro Shapiro quando deve, parla in modo diretto, come un vero Brat – di recente ha detto: “Trump deve smetterla di smerdare il buon nome dell’America”. 

Ma alcuni dell’establishment dem parlano della necessità di un candidato con più esperienza – uno dei motivi per cui Biden era stato scelto per affiancare il giovane Barack Obama alle prime armi. Shapiro, anche se ha sempre fatto politica in Pennsylvania, è governatore solo da gennaio dell’anno scorso. C’è chi dice che serva qualcuno che conosca l’America rurale, chi qualcuno che possa convincere i moderati indipendenti, chi invece qualcuno ben radicato al sud, chi qualcuno  che riesca invece a ribaltare uno swing state. Si continuano a fare nomi di altri governatori, come Roy Cooper della Carolina del nord, Andy Beshear del Kentucky, il miliardario J. B. Pritzker dell’Illinois (c’è chi dice che sarebbe perfetto, perché potrebbe contrastare la narrazione del tycoon Trump businessman di successo). E poi, nel totonomi, ci sono anche l’ex astronauta senatore Mark Kelly e il giovane, ma navigato e bravissimo Pete Buttigieg, segretario dei Trasporti e pupillo di Biden. Harris, si sarebbe data come deadline il 7 agosto per scegliere il suo candidato alla vicepresidenza.

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