Kamalanomics

Harris deve convincere gli elettori che sì, l'economia americana è proprio in forma

Paola Peduzzi

I trumpiani pubblicano il primo spot elettorale contro la vicepresidente definendola "pericolosmanete liberal". L'eredità di Joe Biden sui dati economici è molto solida, ci sono alcune crepe da non ignorare e soprattutto va sfondato il muro di scetticismo nella percezione degli elettori

Dopo una settimana e più di adattamento alla nuova campagna elettorale stravolta dall’ingresso di Kamala Harris come candidata alla presidenza degli Stati Uniti al posto di Joe Biden, i trumpiani stanno trovando nuovi slogan – a parte gli insulti. Uno di questi è presente nel primo spot elettorale del Partito repubblicano dall’ingresso di Harris nella corsa, pubblicato negli stati in bilico: Harris è “pericolosamente liberal”. In questo spot si applica all’immigrazione, uno dei punti di attacco storici dei trumpiani contro i democratici e più efficace nei confronti della vicepresidente che si è occupata, su mandato di Biden, del dossier (e che potrebbe scegliere come compagno di ticket il senatore dell’Arizona Mark Kelly proprio per la questione migratoria). Ma “pericolosamente liberal” risuona forte anche sul fronte dell’economia, in cima alle preoccupazioni degli elettori americani.

Nella trumpsfera online, in cui sguazza anche il padrone di X Elon Musk, Harris è rappresentata molto più che “pericolosamente liberal”: un account pro Trump ha scritto che se  l’ex presidente non vince a novembre, gli Stati Uniti diventeranno come il Venezuela (c’è anche  un filone in cui i trumpiani paragonano i brogli del presidente venezuelano Maduro a quelli che, secondo loro, hanno fatto i democratici nel 2020), mentre altri sostengono che Harris è più socialista del senatore Bernie Sanders e che l’America chiuderà per debiti.

Agli insulti di Trump i democratici rispondono: weird, strambo,  ma nei comizi che ha tenuto finora, Harris ha parlato di futuro – il grande assente finora, a causa dell’età dei candidati e della replica dello scontro elettorale del 2020 – e della middle class, che è l’elettorato da conquistare negli stati in cui si decidono le presidenziali. Delineando la “Kamalanomics”, il Financial Times ha scritto: “Si concentrerà molto, e possibilmente con più forza rispetto a quanto è stato fatto finora, sulla cosiddetta care economy: aumentare l’accesso alle politiche per i figli, ai congedi familiari, ai fondi per l’istruzione, tutti piani che l’Amministrazione Biden non è riuscita a portare avanti al Congresso”. Harris non parla dell’inflazione, grande ossessione di questi anni, ma ha introduce alcuni elementi ) sulle sue priorità, come dice anche nel suo spot pubblicato ieri, dal titolo “Senza paura”: “Nella nostra visione del futuro, ogni persona ha l’opportunità non soltanto di cavarsela, ma di farsi strada, un futuro in cui nessun bambino deve crescere nella povertà, in cui ogni anziano può andare in pensione in modo dignitoso e in cui ogni lavoratore ha la libertà di entrare in un sindacato”. In sostanza, Harris propone di portare a compimento l’idea bideniana originaria presente nel pacchetto Build Back Better da 3,5 trilioni di dollari che fu poi rivisto durante i negoziati al Congresso.

Ma molti economisti sostengono che l’eredità più solida che le lascia Biden sia proprio quella economica, visto che l’inflazione è stata contenuta (anche se i prezzi al consumo dei beni primari sono in alcuni casi anche del 20 per cento più alti rispetto a quando Biden è arrivato alla Casa Bianca, nel 2021) e che la crescita del pil al 2,8 per cento ha portato alcuni analisti a dire: il 2025 sarà un anno fantastico per essere il presidente degli Stati Uniti. Ci sono alcuni segnali da non ignorare, come il fatto che il mercato del lavoro che è stato un traino impressionante per la ripartenza americana in questi anni – il tasso di disoccupazione è rimasto sotto il 4 per cento per due anni, il mercato era flessibilissimo, permetteva di lasciare e trovare un lavoro in tempi record senza perdere denaro e potendo imporre delle condizioni, tipo il lavoro da remoto, senza dover nemmeno negoziare – ora si sta irrigidendo di nuovo. Ma Harris deve prima di tutto sfondare il muro di scetticismo che ha accompagnato l’Amministrazione Biden, che pure ha registrato successi economici invidiabili, ma la percezione degli elettori è rimasta quella dei tempi di crisi. In questo momento di euforia, sembra che Harris possa fare di tutto, trasformare ogni zucca in carrozza, ma negli stati in cui si decide ogni cosa  i democratici hanno già sperimentato i limiti dei tocchi magici che non lo erano, e della pervasività delle promesse trumpiane.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi