La lista completa

È in corso il più grande scambio di prigionieri tra Russia e Occidente dai tempi della Guerra Fredda

Giovanni Boggero

Dagli oppositori come Ilya Yashin e Vladimir Kara-Murza, ai giornalisti come Evan Gershkovich. Sono 24 i prigionieri, 16 dei quali reclusi in Russia e 8 tra Europa e Stati Uniti, che torneranno nei loro rispettivi paesi. Ecco tutti i nomi

Mosca. Uno dei più grandi scambi di prigionieri tra Russia e Occidente dai tempi della Guerra Fredda è ormai in corso di esecuzione. Nelle ultime ore si sono moltiplicate le segnalazioni, poi confermate dall’agenzia Ria Novosti, di movimenti di aerei dell’amministrazione presidenziale russa e di velivoli da trasporto militare americano in volo dalla Germania e da Mosca verso Ankara, dove lo scambio di alcuni detenuti sta avvenendo per effetto della mediazione turca. Fox News, nella notte, aveva rivelato che il corrispondente del WSJ, Evan Gershkovich, condannato a 16 anni di reclusione per spionaggio il mese scorso, sarebbe già stato in volo verso gli Stati Uniti, notizia poi confermata poco fa da Bloomberg che ha annoverato tra i liberati anche Paul Whelan, il cittadino americano detenuto dal 2018 a Mosca, anche lui con accuse di spionaggio. Contemporaneamente, il canale filo-governativo russo Mash ha fatto sapere che due russi, Artëm Dultsev e Anna Dultseva, appena condannati per spionaggio in Slovenia, sarebbero stati condotti nell’enclave di Kaliningrad.

 

L’altro ieri sera il Moscow Times, nel riportare un’analisi di Pyotr Kozlov, ipotizzava che fossero pronti a essere scarcerati tra i 20 e i 30 detenuti da entrambe le parti. Il numero definitivo è, come anticipato oggi pomeriggio dall’emittente CBS, di 24 prigionieri, 16 dei quali reclusi in Russia e 8 tra Europa e Stati Uniti. Fino all’ultimo, Casa Bianca e Cremlino si sono rifiutati di commentare l’indiscrezione.

  

La lista completa l’ha, infine, messa a disposizione la testata The Insider: vengono liberati dalle carceri russe Ilya Yashin, Vladimir Kara-Murza, Alsou Kurmasheva, Andrey Pivovarov, Oleg Orlov, Alexandra Skochilenko, Liliya Chanysheva, Ksenia Fadeeva, Evan Gershkovich, Rico Krieger, Kevin Lik, Demuri Voronin, Vadim Ostanin, Patrick Schöbel, Paul Whelan e Herman Moizhes. A loro volta, in Russia torneranno Vadim Krasikov, Artem Dultsev, Anna Dultseva, Mikhail Mikushin, Pavel Rubtsov, Roman Seleznev, Vladislav Klyushin, Vadim Konoshchenko.

    

Le speculazioni avevano iniziato a diffondersi a macchia d’olio sui canali Telegram tra il 29 e il 31 luglio non appena diversi detenuti nelle carceri russe, tutti condannati per reati di opinione di varia natura, sono improvvisamente scomparsi dai loro luoghi di reclusione. Quella di trasferire un detenuto da un luogo di custodia all’altro senza informare avvocati e congiunti anche per diversi giorni è una pratica diffusa in Russia, ma il profilo dei detenuti in questione ha subito fatto pensare che dietro vi fosse dell’altro. Da mesi, del resto, si rincorrono voci su un possibile scambio tra Russia e Paesi occidentali.

 

Prima della sua morte, giunta in circostanze ancora non chiarite, Alexei Navalny pareva prossimo a essere scambiato con Vadim Krasikov, un colonnello di 58 anni dell’FSB, condannato in Germania per aver freddato davanti all’Ambasciata georgiana di Berlino Zelimkhan Khangoshvili, un dissidente di origine cecena. Krasikov, fortemente voluto da Putin, era stato persino menzionato dal presidente nell’intervista rilasciata a febbraio a Tucker Carlson. Dopodiché, la trattativa pareva essersi definitivamente arenata per il rifiuto tedesco di scambiare Krasikov con qualsiasi altro detenuto nelle carceri russe. Il quadro è improvvisamente cambiato l’altro giorno, dopo che il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha graziato Rico Krieger, il 30enne paramedico tedesco, condannato a morte qualche giorno prima.

   

Dalle colonie penali russe in cui erano recluse sono prima scomparse due ex coordinatrici locali della FBK, la Fondazione anti-corruzione di Alexei Navalny, cui si è aggiunto nelle ultime ore anche Vadim Ostanin, responsabile della fondazione a Barnaul, tutti condannati a nove anni per aver partecipato a quella che è stata bollata come un’organizzazione estremista. Poi è stata la volta di Paul Whelan, americano condannato, proprio come Gershkovich, per spionaggio, e di altri detenuti, in galera per reati di opinione, dall’artista Sasha Skochilenko, allo studente con passaporto tedesco Kevin Lik, a Oleg Orlov, co-fondatore di Memorial, l’associazione per i diritti umani premio Nobel per la pace e liquidata lo scorso anno, fino ai politici di opposizione Ilya Yashin e Vladimir Kara-Murza, in precedenza etichettati come “agenti stranieri” e poi variamente colpiti dal regime per avere espresso contrarietà all’invasione russa dell’Ucraina.