L'Iran studia vendetta dopo l'assassinio in casa di Ismail Haniyeh
Israele ha il cuore politico del paese a portata di bomba, lo dimostra l'esplosione che ha ucciso il leader di Hamas. Cosa dice oggi la bandiera rossa di Teheran: le minacce hanno un significato nuovo da quando la Repubblica islamica ha lanciato il primo attacco diretto contro lo Stato ebraico della storia
Con l’uccisione di Ismail Haniyeh Israele ha dimostrato di avere il cuore politico della capitale iraniana a portata di bomba. In tempi normali, per la Repubblica islamica l’assassinio di un leader di Hamas sarebbe stato meno rilevante di tanti omicidi mirati di scienziati e militari iraniani, ma le circostanze della morte di Haniyeh sono eccezionali. Alle due della mattina di ieri un’esplosione ha ucciso il capo politico del gruppo palestinese nel nord di Teheran, nel quartiere dove vanno a dormire ogni sera gli uomini che governano la Repubblica islamica.
L’esplosione – secondo Hamas causata “da un razzo entrato da una finestra”, ma una versione certa ancora non c’è – è avvenuta in una vecchia residenza dello scià che oggi accoglie una sede presidenziale e ha un’ala dedicata agli ospiti importanti, dice al Foglio una fonte da Teheran che vuole restare anonima. E’ successo nel giorno della cerimonia per festeggiare l’insediamento del nuovo presidente e poche ore dopo l’incontro del leader palestinese con Ali Khamenei. La sicurezza di Haniyeh, di sicuro rafforzata date le circostanze e i precedenti, era stata affidata al corpo dei Guardiani della rivoluzione, i pasdaran – lo stesso corpo che protegge le massime cariche del paese, Guida suprema inclusa. Ed è per le circostanze, più che per il profilo del morto, che in Iran ieri è stata issata la bandiera rossa – che significa vendetta, non lutto – e Khamenei ha promesso una risposta punitiva. Ieri mattina è stata la Guida in persona la prima ad addossare la responsabilità a Israele, non un’agenzia di stampa vicina al corpo dei Guardiani della rivoluzione come è successo in passato.
Le promesse di vendetta iraniane suonano più minacciose da quando, quattro mesi fa, l’Iran ha messo nel cassetto la dottrina della “pazienza strategica” che, in quarantacinque anni dalla fondazione della Repubblica islamica, aveva fatto sì che Teheran non colpisse mai lo stato ebraico con un’azione diretta.
Il capo dell’aviazione dei pasdaran, l’unico comandante iraniano della storia ad aver lanciato un attacco contro Israele, un mese fa disse che i suoi uomini non vedevano l’ora di cominciare un’operazione “Vera promessa numero due” ancora più massiccia. “Vera promessa” è il nome del bombardamento con i droni esplosivi e con centoventi missili balistici (che a differenza dei droni impiegano soltanto dieci minuti a piombare sul bersaglio) che nella notte fra il 13 e il 14 aprile era partito dal territorio iraniano mirando su quello israeliano. Israele aveva chiesto aiuto agli Stati Uniti e al Regno Unito per riuscire a intercettare tutte le bombe e difendersi era costato un miliardo e trecento milioni di dollari in una notte.
Il comandante iraniano in questione è il generale Amir Ali Hajizadeh, il capo della divisione aerospaziale dei pasdaran, che aveva insistito per ottenere l’autorizzazione a quell’attacco di aprile e che oggi ne vorrebbe un altro simile. Per audacia e belligeranza Hajizadeh è considerato l’unico possibile erede del generale Qassem Suleimani, l’uomo che aveva architettato la presenza iraniana in Libano, in Iraq, in Siria, nello Yemen e nella Striscia di Gaza per come la conosciamo oggi.
Ieri mattina alle due l’establishment della Repubblica islamica ha capito che la deterrenza che pensava di aver ristabilito con il bombardamento di quattro mesi fa non esiste. La morte di Haniyeh, nel giorno in cui la sicurezza della capitale è rafforzata e il capo politico di Hamas si sposta da un incontro al vertice all’altro, ha fatto sorgere dubbi sulla capacità del corpo dei Guardiani della rivoluzione di proteggere i leader del loro paese. Tutti i commenti ufficiali pronunciati fin qui dai pasdaran e da Khamenei dicono che l’Iran si vendicherà per l’assassinio in casa di Ismail Haniyeh.
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