Ursula von der Leyen - foto via Getty Images

Qui Bruxelles

Ursula e le donne. Von der Leyen chiede ai governi commissari donne. Un rompicapo. E l'Italia?

Pietro Guastamacchia

Su 27 Paesi membri, 14 hanno già ufficializzato la scelta del loro commissario Ue e solo 4 di questi sono donne. La presidente della Commissione impone un ticket con due nomi, ma gli stati non hanno obblighi

La Commissione von der Leyen non è ancora nata e già ha un problema di parità di genere. Una battaglia su cui, però, la presidente della Commissione Ue non intende mollare. E infatti, da Bruxelles è arrivata la richiesta a tutti gli Stati membri, Italia inclusa, di trovare nomi di donne per il nuovo esecutivo comunitario. Tuttavia Fitto e compagni possono stare tranquilli perché, come spesso accade in Europa, i governi non sono tenuti a obbedire. Su 27 Paesi membri, 26 se si esclude la Germania che ha già ottenuto la presidenza della Commissione Ue, 14 hanno già ufficializzato la scelta del loro commissario Ue e solo 4 di questi sono donne: l'Alto Rappresentante Ue Kaja Kallas, la finlandese Henna Virkkunen, la spagnola Teresa Ribera e la svedese Jessika Roswall. Mancano dunque ancora 12 nomi, tra cui quello del commissario italiano, e per raggiungere una sostanziale parità di genere tra i commissari, sarebbe necessario che 8 su 12 fossero donne. Ma dalle indiscrezioni non sembra che gli Stati mancanti intendano colmare la lacuna lasciata da chi ha già scelto.

Per von der Leyen questo è un problema. La presidente della Commissione Ue si è impegnata pubblicamente a portare nel suo esecutivo, se non la parità assoluta, almeno un 45% di donne, ma, stando alle regole Ue, non può imporlo. La scelta dei commissari spetta infatti agli Stati membri, ma chi ha l'ultima parola sulla conferma dei singoli commissari e di tutto il collegio nel suo insieme è il Parlamento europeo. Se von der Leyen non vuole rischiare una bocciatura all'Eurocamera, dunque, deve trovare un modo per mantenere la promessa fatta, ma le sue richieste per ora sono state respinte al mittente. Se la nomina diretta di una donna risulta troppo complessa, la presidente della Commissione Ue offre, come fece cinque anni fa, la possibilità di nominare un ticket con due nomi, un uomo e una donna, tra cui la Commissione può scegliere a seconda dell’equilibrio complessivo del collegio. Ma questo vorrebbe dire rimettere in discussione anche i dieci nomi già inviati a Bruxelles, con Paesi come l'Irlanda, che hanno fatto sapere di non intendere ritornare sui loro passi e cambiare persona.

Un piccolo aiuto inaspettato potrebbe arrivare da Budapest. Il premier ungherese Viktor Orban ha annunciato che intende candidare il commissario Oliver Várhelyi, ma in molti credono che sia solo una provocazione. I rapporti tra il Parlamento europeo e Várhelyi sono burrascosi, uno scontro culminato quando il commissario ungherese diede dei "deficienti" agli eurodeputati senza accorgersi di avere ancora il microfono aperto. Difficile dunque pensare che Várhelyi possa superare l’esame dell’aula e Orban avrebbe, stando alle indiscrezioni, pronta una seconda scelta, l’ex ambasciatrice ungherese a Roma, oggi eurodeputata di Fidesz, Enikő Győri.

Sul versante italiano, invece, tutto è fermo sul nome di Raffaele Fitto. Il politico di Maglie è il nome che Meloni intende portare a Bruxelles e per ora questa rimane l’ipotesi più accreditata, ma sulla trattativa pesa sempre l’ombra di uno strappo. Il ministro traslocherebbe infatti a Bruxelles per un portfolio di peso, di stampo economico, e possibilmente per una vicepresidenza della Commissione europea. Tuttavia, se Meloni dovesse proseguire sulla linea dello scontro con Bruxelles di questi giorni, sarà difficile per von der Leyen convincere i suoi alleati a concedere a Roma un posto di prima categoria, decretando così anche il tramonto dell’opzione Fitto che certo non andrebbe a Bruxelles per pura rappresentanza. Si riaprirebbe così la partita per il commissario italiano, ma questa volta con un identikit diverso, calzato su un ruolo più defilato e fatto per un uomo, o meglio una donna, di Forza Italia, unico partito di governo ad aver sostenuto Ursula von der Leyen. Un identikit che calza diverse persone, ma una di loro potenzialmente è già a Bruxelles: Letizia Moratti. Ma dal team della super eurodeputata si chiudono nel riserbo, “è un momento delicato”, spiegano da Milano.