Antonio Guterres - foto Ansa

L'editoriale del direttore

L'Onu continua a restare immobile di fronte al terrorismo

Claudio Cerasa

Israele, Kyiv, la difesa delle nostre libertà, che è ben diversa dalla "pericolosa escalation" di cui parla António Guterres. Un disegnino per far capire al segretario delle Nazioni Unite le necessarie differenze

Vale quando si parla di Ucraina, e della guerra a difesa della sua democrazia, e vale quando si parla di Israele, e delle battaglie a difesa della sua libertà. Il punto, in fondo, è sempre lo stesso e chissà se serve un disegnino per capirlo, per non girarci intorno, per prendere la questione di petto. Il punto è facile: i nemici che combattono, da giorni, da anni, l’Ucraina e Israele non sognano semplicemente la distruzione di due paesi sovrani, ma sognano, attraverso l’aggressione a quei paesi, di indebolire tutto ciò che l’Ucraina e Israele rappresentano per il mondo libero. E così, di fronte a un’Ucraina che si difende dalle bombe del terrorismo modello Putin e di fronte a un Israele che si difende dagli attacchi del terrorismo modello Hezbollah, dagli attacchi del terrorismo modello houthi, dagli attacchi del terrorismo modello Hamas e dalle destabilizzazioni terroristiche modello Iran non ci vorrebbe molto a capire che le guerre che l’Ucraina e Israele combattono sono guerre cruciali per difendere anche la nostra libertà.
 

I nemici dell’Ucraina e di Israele, l’asse del male che parte da Mosca e arriva in Iran passando per Gaza, per il Libano, per lo Yemen, per la Siria, per il Venezuela, sono i professionisti del caos, sono i destabilizzatori del mondo libero, sono gli apostoli del terrore e ogni tentativo di indebolire questo asse del male dovrebbe essere salutato da chi vuole combattere il terrorismo nel mondo non come un atto finalizzato a prolungare una guerra ma come un atto finalizzato a far avvicinare la pace. Ieri, António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha detto di essere preoccupato per le azioni che hanno colpito Hezbollah in Libano e Hamas in Iran, azioni a cui va aggiunta un’altra operazione che è quella che ha portato all’eliminazione di un altro capo di Hamas, Mohammed Deif, e senza alcuna vergogna  ha detto di considerare l’eliminazione di alcuni fra i terroristi più pericolosi del mondo come il simbolo di una “pericolosa escalation”. Si capisce facilmente il perché.
 

Nella logica anti occidentalista dell’Onu, l’escalation di solito coincide con il tentativo delle democrazie di difendere se stesse dai terroristi. Quando una democrazia si difende, c’è un’escalation. Quando un gruppo di terroristi attacca, si chiede di non alzare la tensione. Chissà se serve un disegnino per spiegare a Guterres, e ai suoi follower, che la battaglia quotidiana combattuta da Israele e dall’Ucraina per difendere la loro esistenza è una battaglia combattuta per difendere anche la nostra libertà, compresa quella di Guterres, dall’unica vera escalation che andrebbe denunciata dall’Onu: quella che parte da Mosca e arriva fino a Teheran. Chissà se a Guterres serve un disegnino per capirlo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.