medio oriente
L'ultimo tentativo riuscito di uccidere Mohammed Deif, “l'uomo ombra” di Hamas
I qassam, i tunnel, la trasformazione delle Brigate nell’esercito dei terroristi. Il leader militare non trascorreva mai più di due notti nello stesso posto
Mohammed Deif era abituato da più di vent’anni ad agire nell’ombra dalla Striscia di Gaza, era chiamato “l’uomo ombra” persino da Hamas, perché di lui si sapeva pochissimo, nelle foto era ormai diventato una silhouette impossibile da riconoscere dagli stessi cittadini di Gaza. Fu soprannominato un “gatto dalle nove vite” per essere sopravvissuto a numerosi tentativi di uccisione da parte di Israele, che lo ha sempre considerato uno dei leader chiave nella strategia militare di Hamas, fino a quando ieri, meno di ventiquattr’ore dopo aver annunciato l’uccisione del leader politico del gruppo, Ismail Haniyeh, ha confermato la morte anche di Mohammed Deif, ucciso da un bombardamento israeliano il 13 luglio nella zona di al Mawasi, nella Striscia di Gaza. Il 58enne Deif nacque nella Striscia, a Khan Younis, e nel 1991 divenne uno dei membri fondatori dell’ala militare di Hamas, le Brigate Qassam. Nel 2002 divenne il leader del gruppo, e nel 2015 il dipartimento di stato americano lo designò terrorista definendolo la “mente della strategia offensiva di Hamas” durante il conflitto del 2014 tra Israele e Hamas. Già al tempo era noto per aver schierato attentatori suicidi e aver diretto il rapimento di soldati israeliani, poi è stato una delle menti dell’attacco del 7 ottobre, insieme a Yahya Sinwar. La sua funzione è sempre stata operativa e non soltanto simbolica.
Il 7 ottobre il canale televisivo di Hamas pubblicò un’immagine della sua ombra assieme a una registrazione audio, in cui con voce calma annunciava l’inizio di una nuova ondata di violenza contro Israele: quando ha iniziato a circolare la notizia di un annuncio da parte di Deif, “l’uomo ombra”, i palestinesi di Gaza hanno capito subito che stava per succedere qualcosa di importante. Con un video rilasciato nello stesso momento in cui i terroristi palestinesi attraversavano il confine, l’architetto dell’operazione “Diluvio di al Aqsa” – è il nome che i terroristi hanno dato all’attacco contro Israele – Deif dava inizio al giorno per cui si era preparato da anni: “Oggi la rabbia di al Aqsa, la rabbia del nostro popolo e della nostra nazione sta esplodendo. Nostri mujaheddin, oggi è il vostro giorno per far capire a questo criminale che il suo tempo è finito”. Nei mesi successivi al 7 ottobre Deif ha continuato a dirigere le operazioni militari di Hamas dalla vasta rete di tunnel di cui lui stesso ha ordinato la costruzione per consentire ai suoi militanti di infiltrarsi in Israele. E per garantire la sua sopravvivenza fino al 13 luglio scorso: in uno dei tanti tentativi di Israele di ucciderlo avrebbe perso un occhio e una gamba, per questo si dice che si spostasse in sedia a rotelle.
Il nome di battaglia di Deif è in realtà uno dei tanti soprannomi che negli anni erano stati dati al leader, il cui vero nome era Mohammed Diab Ibrahim al Masri: Deif in arabo significa “ospite” in riferimento al suo nomadismo, l’abitudine di cambiare continuamente posizione per evitare di essere ucciso da Israele. Per evitare di essere assassinato, non trascorreva mai più di un paio di notti in uno stesso luogo, era ospite anche nelle villa ad al Mawasi dove è stato ucciso. All’università, aveva una passione per il teatro – era diventato attore teatrale e aveva fondato una compagnia teatrale – ed era noto per essere un maestro del travestimento. Evitava le apparizioni pubbliche, rilasciava raramente dichiarazioni o discorsi, manteneva un basso profilo spostandosi con passaporti e identità diverse e di lui esistono soltanto tre o quattro foto: anche per questo motivo la sua personalità era avvolta nel mistero nella stessa Striscia di Gaza. Un membro della sicurezza di Hamas definì al Washington Post Deif “una leggenda”, l’alone di mistero attorno a lui e la sua “capacità di sopravvivenza” lo resero un eroe popolare tra i palestinesi. “E’ una figura leggendaria in Hamas”, ha detto in un’intervista Ibrahim Madhoun, un analista vicino ad Hamas, paragonandolo ad Ahmed Yassin, il leader spirituale e fondatore di Hamas. “Le sue impronte digitali sono sulla trasformazione delle Brigate Qassam da un numero limitato di cellule armate a un esercito formale che ha decine di migliaia di combattenti”.
Salendo di grado nei ranghi di Hamas per oltre 30 anni, Deif si è contraddistinto per essere lo stratega della rete di tunnel del gruppo e per la sua competenza nella fabbricazione di bombe: gli è stato attribuito il merito di aver progettato l’arma distintiva di Hamas, il razzo Qassam. Già in giovane età si avvicinò ad alcuni dei comandanti operativi di Hamas, come Yahya Ayyash, che i palestinesi chiamavano “l’ingegnere”: Ayyash fu accusato di una serie di attentati mortali su autobus in Israele nei primi anni Novanta, e venne ucciso anche lui con un omicidio mirato nel 1996. Dopo il suo assassinio, durante la Seconda Intifada tra il 2000 e il 2005 seguirono altri attentati su autobus e in luoghi pubblici a Tel Aviv e Gerusalemme: questa volta il responsabile era Deif, che continuò la linea dura del suo mentore “ingegnere”. Fu in quegli anni che sopravvisse a quattro tentativi di assassinio da parte di Israele, un quinto avvenne durante l’operazione militare israeliana del 2014 a Gaza, quando vennero uccisi sua moglie, suo figlio e sua figlia. Per anni è stato uno dei leader più ricercati da Israele, gli analisti israeliani riconoscono che Deif abbia trasformato il braccio militare di Hamas in una forza combattente più potente e organizzata, definendolo “il cuore pulsante dell’ala militare di Hamas”. A gennaio l’esercito israeliano aveva pubblicato l’immagine del leader mentre riposava sotto un albero con una mazzetta di soldi in mano, per mostrare come fosse ancora in vita e in grado di controllare ancora il gruppo terroristico, poi ieri è arrivato l’annuncio ufficiale delle Forze di difesa israeliane: “Ora possiamo confermarlo: Mohammed Deif è stato eliminato”.