(foto Ap)

L'editoriale dell'elefantino

Tim Walz, l'uomo che infilzò Trump lo strano

Giuliano Ferrara

La nomina del governatore del Minnesota come vice di Kamala Harris. Il tycoon può battere il wokism, ma una sana ironia americana può trasformare un dittatore in un tipo strano

Weird in inglese, attribuito colloquialmente al carattere di una persona, vuol dire strano, eccentrico, forse anche un po’ tocco. Creepy vuol dire qualcosa tra inquietante e un po’ bieco. Sono due aggettivi che potrebbero fare la differenza, raccontano James Politi e Eric Platt del Financial Times, nella campagna presidenziale americana. Il primo a usare weird per dire di Trump e del suo “side kick”, del suo Sancho Panza, è stato il governatore del Minnesota, Tim Walz, appena scelto come candidato vice da Kamala Harris. Kamala ha approvato. Trump se ne è risentito. “Tutto sono tranne che strano”, ha replicato a stretto giro di posta, mentre uno dei suoi protestava che qui si tratta di cose serie, l’elezione di un presidentissimo, non di una gara tra liceali. A quell’uomo che è buffo non meno che minaccioso non va a genio, rispetto a mostro, aspirante dittatore, nemico della democrazia americana, le formule note e molto usate fin qui, che lo si definisca in modo tanto diminutivo e beffardo. 

 

Politi e Platt spiegano che tutto è cominciato quasi per caso, istintivamente, ma che si sono subito accorti, nella campagna di Kamala, integrata rispetto allo staff di Biden da David Plouffe del giro di Obama, che funzionava. Come fascista autoritario, Trump regge il confronto con chiunque, e figura da agitatore possente, con tanto di coraggio personale, pugno alzato a sfidare il destino. Sottolineare un certo suo spirito fumettaro, così evidente nell’insurrezione cornuta del 6 gennaio per tenersi la presidenza come un bambino si tiene il pallone, gli dà un gran fastidio. Certo che la campagna di Kamala deve pelare gatte grosse così, come l’inflazione, l’insicurezza e l’immigrazione illegale, certo che non può rinunciare a opporsi a un disegno di svuotamento costituzionale del sistema inventato dai Padri fondatori e al primo caso di candidato presidente pregiudicato che la storia americana ricordi (credo, è una storia così complessa e variopinta). Ma sembra proprio di capire che un punto debole è stato toccato, che questo è un colpo di spillone inferto a un omone, un colpo alla P. G. Wodehouse, da una signora che ce la può fare.

 

Weird piace agli elettori giovani e figura come un’accusa che va forte e colpisce duro per chi ha integrato nella sua scala di valori il modo di vita libero e individualista, e anche entro certi limiti familiare, della società americana. Questo è il punto. Il wokismo è battibile e Trump lo ha dimostrato. Si può nominare una maggioranza di giudici che alla Corte suprema costruirà le condizioni di una sentenza contro l’aborto come diritto, giusta o sbagliata che sia. Si possono sfottere gli handicappati, si può infierire sullo scudo di rispettabilità di questa o quella minoranza identitaria della coalizione democratica in nome del popolo dei Maga, si può giocare allegramente e clownescamente sull’identità indiana o nera della sfidante. E’ tutto nelle corde di una retorica pro life che ha forza traente negli Stati Uniti da decenni ed è tutto nella forza di reazione all’indignazione ideologica un poco irritante dei benpensanti, che non sono sempre così popolari nell’opinione. Più dura è se ti dicono che tu vuoi “un sempre maggiore coinvolgimento del potere pubblico nella vita sessuale dei cittadini”. Più dura è se i tuoi attacchi alle donne, alle identità non mainstream, a comportamenti diffusi perfino nel popolo dei falsi hillbilly radunati da Vance e compagnia, cominciano a suonare, per il modo non troppo ideologicamente barricadero con il quale vengono rintuzzati dai democratici, esempi di dissociazione mentale rispetto al modo di vita ordinario scelto dalla grande maggioranza degli elettori, elementi di stranezza, appunto. Una interpretazione soft, moderata e irridente, del wokismo e dell’assetto valoriale di generazioni di americani abituati a un certo trend di esistenza può essere incisiva, una cosa che ferisce e ridimensiona la buffa grandeur di un aspirante dittatore che risulta alla fine un tipo strano.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.