Tutto inizia e finisce in Giappone, dove il crollo della Borsa è un giorno della marmotta
Lunedì la crisi. Poi, in 24 ore tutto è tornato alla normalità, anche se gli analisti si aspettano ancora molta volatilità. La stessa della politica giapponese
In Giappone, l’economia è politica, e la finanza è società. Non c’è un posto nel mondo dove l’andamento dei mercati rispecchia più concretamente l’incertezza (o la stabilità) politica, sociale ed economica del paese. Ieri i titoli giapponesi hanno recuperato dopo quello che è stato definito sui media nipponici il “bagno di sangue di lunedì”: dal meno 12 per cento dell’indice Nikkei dell’altro ieri, i titoli sono saliti del 10,23 per cento, e le contrattazioni sono tornate a essere “più ordinate”. Ma lunedì sera, il lunedì nero, tutti hanno pensato a una persona: Kazuo Ueda, attuale governatore della Banca del Giappone. Se c’è un uomo più popolare della figura del primo ministro di turno, nell’arcipelago asiatico, quello è il governatore della Banca centrale. È stato così anche grazie alla mitologica figura di Haruhiko Kuroda, in carica per dieci anni dal 2013 al 2023, un supereroe per i giapponesi, l’uomo che in qualche modo è riuscito a sbloccare il paese paralizzato dalla grande depressione economica che è la deflazione, la “morte lenta”.
Kuroda, che è finito spesso pure sui manga d’attualità vestito da superman, ha perfino pubblicato la sua autobiografia a puntate sul Nikkei. Ueda è meno popolare, meno sicuro: la scorsa settimana, quando ha alzato a sorpresa i tassi d’interesse allo 0,25 per cento, il secondo aumento dal 2007, il sito della Boj era irraggiungibile: “La banca è riuscita a ripristinare i suoi server appena in tempo per la pubblicazione della notizia. Ma è stato solo uno dei modi in cui il governatore Kazuo Ueda ha lottato per far passare il suo messaggio”, ha scritto Gearoid Reidy su Bloomberg. Poi, in conferenza stampa, Ueda non è riuscito a spiegare la sua decisione. Il crollo della Borsa giapponese e poi di quella americana lunedì ha a che fare con l’aumento a sorpresa dei tassi della Boj e l’altrettanto improvviso e consequenziale rafforzamento dello yen, dopo che aveva raggiunto il minimo da 38 anni sul dollaro.
In 24 ore tutto è tornato alla normalità, anche se gli analisti si aspettano ancora molta volatilità che è la stessa della politica giapponese. Del resto Kazuo Ueda non ha la popolarità di Kuroda, né il suo piglio comunicativo, e se Kuroda era stato l’azzardo dell’ex primo ministro Shinzo Abe, il nome di Ueda è legato inesorabilmente alla fase più recente del Partito liberal democratico giapponese, e al suo leader attuale, il primo ministro Fumio Kishida. Ieri parlando a una conferenza stampa a Hiroshima, la sua città natale e dove si celebrava il 79° anniversario dalla Bomba, Kishida non ha voluto dire se si candiderà alla rielezione della leadership a settembre, quando ci sarà la votazione interna del Partito liberal democratico – in Giappone chi guida il Partito liberal democratico guida il governo. Quel voto è cruciale, ha detto Kishida, ma ha detto anche di essere per ora troppo impegnato nelle questioni “economiche e di diplomazia”. Lo yen debole ha fatto diventare il Giappone un parco giochi per turisti, che portano ricchezza certo, ma il paese è anche il fronte di eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici, e il caldo anomalo dell’anno scorso è tra le principali cause della scarsità e quindi dell’aumento dei prezzi del riso, alimento base della dieta nipponica.
La cosiddetta “generazione perduta”, quella di chi cercava lavoro dopo lo scoppio della bolla della fine degli anni Novanta in Giappone, è ancora la più sfortunata, ha scritto sabato il Nikkei: è vero che i salari giapponesi stanno davvero aumentando da almeno due anni e mezzo, ma non per i 40-50enni di oggi, considerati meno inclini a cambiare lavoro: “Di fronte alla carenza di manodopera, le aziende giapponesi si sono affrettate a migliorare le condizioni di lavoro per attrarre nuovi talenti e trattenere i dipendenti attuali. Tuttavia, questo sforzo sembra aver trascurato molti lavoratori della generazione perduta”. Sono quelli che guardano alla politica e alla finanza come a un mondo lontano, e che hanno vissuto il lunedì nero della Borsa di Tokyo, il peggiore per il Giappone dal 1987, come un frustrante giorno della marmotta. La sfida della corsa alla nuova leadership del Partito liberal democratico, come aveva capito Shinzo Abe, sarà tutta su questi temi.