Amici, ma non troppo
Il gancio destro dell'Algeria alla propaganda russa su Imane Khelif
La querelle olimpica, nata dalle iniziative dell'IBA, è diventata un caso internazionale che scuote la diplomazia tra due paesi in affari su molti fronti
I pugni della pugile algerina Imane Khelif hanno innescato un cortocircuito diplomatico che ha coinvolto persino il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Mercoledì, riuniti per discutere di donne e diritti, due paesi tradizionalmente amici e con un interscambio economico da oltre 3 miliardi di dollari, Russia e Algeria, si sono affrontati con parole assai meno amichevoli. Da una parte del “ring” c’era Dmitri Polyanski, viceambasciatore russo, che ha definito il caso della pugile algerina la dimostrazione del “danno ai diritti e alla dignità delle donne causato dall’agenda lgbt che l’occidente impone con tanta aggressività al resto del mondo”. “Ai Giochi di Parigi le pugili sono soggette pubblicamente alla violenza di atleti che precedentemente hanno fallito i test ormonali”, ha aggiunto. Dall’altra parte del tavolo è arrivato immediato il contrattacco di Toufik Koudri, coordinatore politico della delegazione algerina al Consiglio. “Scusate, ma noi non vogliamo che sport e politica si confondano, soprattutto alle Olimpiadi. Miss Imane Khelif è nata donna e come tale ha trascorso gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Ha praticato sport come donna in ogni senso della parola. Non c’è ombra di dubbio su questo, eccetto per chi ha agende politiche con finalità sconosciute”.
Una risposta piccata che fa notizia perché arriva da un paese che è anche partner di Mosca in tanti settori, dall’economia alla Difesa. E dire che solo fino a un anno fa il presidente algerino, Abdulmajid Tebboune, aveva elogiato Putin definendolo “amico dell’intera umanità”. Ma la campagna diffamatoria russa contro Khelif, reiterata dai social fino agli scranni delle Nazioni Unite, è vista ad Algeri come un insulto e ha un effetto avverso per il Cremlino, perché incrina i suoi rapporti con quei paesi emergenti che tenta di presentare al mondo come propri alleati. A New York invece l’Algeria ha ricordato a Mosca che le relazioni “speciali” con Putin sono più una carta politica da giocare con l’occidente, che una cieca alleanza.