La versione di Putin sull'avanzata ucraina in Russia

Micol Flammini

I soldati di Kyiv vanno avanti e il Cremlino istruisce la propaganda: non parlare di "nuovo fronte", non accennare alla centrale nucleare di Kurchatov, paragonare l'incursione alla "battaglia di Kursk". Il paragone storico in realtà funziona al contrario

Sul tavolo dei giornalisti di regime, in Russia, le linee guida su come raccontare l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk sono arrivate con due giorni di ritardo, con l’effetto che i salotti propagandistici della televisione fino a quel momento avevano evitato l’argomento e i giornali invece caricavano  l’effetto drammatico di un’intera regione costretta all’evacuazione. La sorpresa militare di Kyiv ha funzionato, e il ritardo nel formulare il racconto da somministrare ai russi lo dimostra.

 

La testata online Meduza ha messo mano al libretto di crisi del Cremlino e ha sintetizzato il messaggio delle autorità russe come un invito a mostrare che tutto va secondo i piani: è tutto sotto controllo e in via di risoluzione. “Vse idet po planu”, tutto va secondo i piani, è la frase con cui Putin sintetizza la guerra, cercando di convincere che aveva previsto ogni cosa, nulla lo sorprende. Invece, non soltanto l’invasione dell’Ucraina si sta protraendo per il terzo anno e Mosca si è già dovuta ritirare più volte, ma adesso i soldati di Kyiv hanno messo in atto una strategia agile, hanno cambiato tutto nel giro di quattro giorni.

 

Secondo le linee guida, presentate come “raccomandazioni urgenti”, i giornalisti devono evitare parole come “nuovo fronte” e non devono menzionare la città di Kurchatov. A Kurchatov si trova la centrale nucleare della regione di Kursk e gli ucraini, che finora hanno sconfitto le colonne russe inviate per fermarli, si stanno muovendo in quella direzione. Hanno già preso la zona di Sudzha, con una stazione di trasferimento del gas, e la centrale nucleare servirebbe anche a creare un rimando diretto all’altra centrale che i russi stanno occupando: Enerhodar, nella regione ucraina di Zaporizhzhia.

  
I russi vanno tenuti all’oscuro, ma per informarsi usano molto i canali telegram dove i blogger militari stanno raccontando l’incursione ucraina come una gran disfatta dell’esercito russo mal gestito, mostrano i mezzi ucraini che avanzano, rilanciano le notizie di Kyiv, le immagini dei prigionieri di guerra e dei droni contro l’aeroporto militare di Lipeck. Come spesso accade in questa guerra, Putin cerca il senso delle sue azioni nella storia e nelle raccomandazioni per  i giornalisti,  gli uomini del presidente suggeriscono di paragonare l’incursione ucraina alla battaglia di Kursk del 1943: fu la più grande battaglia di mezzi corazzati della storia, capovolse i successi nazisti e diede all’Armata rossa la possibilità di contrattaccare. Il paragone ha senso, soprattutto se visto al contrario. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)