il colloquio
Cittadini italiani spariti in Venezuela: "È in corso un grande rastrellamento", dice Di Giuseppe (FdI)
La denuncia del deputato meloniano dopo la scomparsa di una terza persona con cittadinanza italiana. "Ricevo una decina di segnalazioni al giorno. C'è gente che cambia casa ogni sera perché ha paura di essere arrestata", racconta al Foglio
"In Venezuela è in corso un grande rastrellamento. La comunità italiana è una comunità estremamente numerosa che non è mai stata troppo allineata con il regime, perciò sono in molti gli italo-venezuelani che ne stanno pagando le conseguenze". A denunciare come il regime di Nicolas Maduro stia gestendo il post elezioni nel paese è Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d'Italia eletto in America settentrionale e centrale. L'ultimo cittadino italiano che si è aggiunto alla lunga lista di persone scomparse in Venezuela è Antonio Calvino, 46enne di origini siracusane di cui non si hanno notizie da venerdì. “Stava andando a una riunione di un gruppo di italiani a Caracas – dice al Foglio Di Giuseppe – uscito da casa non è mai arrivato alla riunione. Ci ha avvertito il rappresentante del Comites di Caracas. Abbiamo provato a contattarlo, nessuno degli amici lo aveva sentito. Al telefono non risponde. Ho chiamato il console, che sta andando ora a controllare a casa sua". Un'ipotesi è che Calvino si sia nascosto, dice il deputato meloniano, finito al centro delle cronache qualche mese fa per essere andato a trovare in carcere a Verona Chico Forti e aver pubblicato una foto della visita che li ritrae insieme.
Il clima nel paese è teso. Giovedì è stato arrestato senza mandato Williams Dávila: deputato all'Assemblea nazionale di Caracas ed ex governatore, anche con cittadinanza italiana e portoghese, che il Foglio in passato aveva intervistato. Solo qualche ora prima Dávila aveva rilasciato un'intervista all'AdnKronos lanciando un appello affinché l'Italia supportasse il "processo che stiamo portando avanti affinché la sovranità sia rispettata e il Venezuela possa, finalmente, essere in pace". Venerdì la figlia ha segnalato che era scomparso da 24 ore Américo De Grazia: anche lui ex deputato all'Assemblea nazionale e con cittadinanza italiana, anche lui in passato intervistato dal Foglio. Sabato Palazzo Chigi ha rotto il silenzio con una nota. “Il Governo italiano continua a seguire con forte preoccupazione la situazione in Venezuela, in stretto raccordo con i partner internazionali. L’Italia chiede alle Autorità venezuelane di rispettare i diritti di tutti i cittadini e di procedere alla liberazione di tutti gli oppositori politici, condannando fermamente qualsiasi minaccia o privazione delle libertà civili”.
“De Grazia è stato trovato nella sede del Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional, Sebin a El Helicoide", racconta ancora Di Giuseppe. "Ho chiamato il nostro ambasciatore perché andasse a verificare le sue condizioni di salute”. El Helicoide è un famigerato centro di torture, a volte celate buttando cadaveri dalla finestra per simulare un suicidio. Tutti gli arresti sono stati condotti senza mandato. “Quale mandato?”, commenta il deputato di FdI. “Stanno mettendo dentro tutti quanti. Non solo gli oppositori che fanno più scalpore tipo deputati o ex deputati, ma anche le semplici persone. Fermano per strada ai posti di blocco, e invece di controllare la patente controllano il telefono. Se hai fatto post non conformi, se hai fatto telefonate all'estero, intanto ti prendono e ti mettono dentro”.
Tamara Suju, attivista dei diritti umani direttrice dell'Istituto Casla, segnala che stanno segnando con una x le case degli oppositori al 23 de Enero, il quartiere popolare da cui è partita la protesta. Lo ha anche denunciato alla Corte penale internazionale.
“Sì, è in corso un grande rastrellamento. Ma siccome la comunità italiana è una comunità estremamente numerosa e che non è mai stata troppo allineata con il regime, sono in molti gli italo-venezuelani che ne stanno pagando le conseguenze. Sono moltissimi i casi di cui veniamo a sapere, c'è gente che cambia casa ogni sera perché ha paura di essere arrestata. Io sto mandando le nostre unità diplomatiche sul luogo in modo che ci sia quantomeno un po' di sicurezza in più, però la situazione è veramente critica”, racconta Di Giuseppe.
Quanti casi ha seguito? “Ormai mi chiamano per interposta persone, perché poi devono cambiare il cellulare. Ma sono almeno una decina al giorno”. Quindi almeno un centinaio da quando c'è stato il voto e sono iniziate le proteste. “Sì. È un continuo. Altri colleghi mi chiedono che cosa si può fare, ma oggi il tempo di pensare a che cosa fare per normalizzare la situazione sinceramente non ce l'ho. Ho solo il tempo per provare a mettere in sicurezza quante più persone italiane che me lo chiedono. Stanno arrestando gente che semplicemente durante la campagna elettorale ha fatto un post contro il regime o a favore dell'opposizione”.