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La controffensiva

Il primo obiettivo di Kyiv a Kursk è psicologico ed è stato raggiunto

Kristina Berdynskykh

La città russa ora è ucraina per mille chilometri. L'irruzione ha messo allo scoperto tutte le fragilità del sistema difensivo di Putin, che affida l’offensiva all’Fsb

Kyiv. A una settimana dall’inizio dell’operazione nella regione russa di Kursk, l’esercito ucraino è riuscito a catturare 28 insediamenti russi, a penetrare per 12 chilometri in profondità e a estendere il fronte fino a una larghezza di 40 chilometri. Questi dati sono stati annunciati il ​​12 agosto da Alexei Smirnov, governatore ad interim della regione di Kursk, mentre faceva rapporto al presidente russo Vladimir Putin. Oggi per la prima volta, il capo dell’esercito ucraino, Oleksandr Syrskyi, ha parlato pubblicamente dell’offensiva, e ha dichiarato  che i suoi soldati controllano un’area di circa mille chilometri quadrati.  Nei primi sette giorni Kyiv è riuscita a ottenere molti effetti politici e psicologici, sia all’interno del paese che all’esterno, osserva il politologo Vladimir Fesenko. Il risultato più grande, a suo avviso, è che i partner occidentali hanno riconosciuto che l’Ucraina ha il diritto di difendere il proprio territorio anche in questo modo e hanno superato le “linee rosse” informali che esistevano finora.
 

“In precedenza, l’occidente pensava che se l’Ucraina avesse iniziato a fare qualcosa sul territorio russo, ciò avrebbe portato ad un’escalation e Putin avrebbe potuto persino usare armi nucleari. Ciò non è avvenuto”, dice l’esperto ucraino al Foglio. Inoltre, dopo una breve pausa, gli alleati hanno annunciato nuovi pacchetti di aiuti militari. Tre giorni dopo l’ingresso delle truppe ucraine nella regione di Kursk, gli Stati Uniti hanno promesso nuovo sostegno militare all’Ucraina per un importo di 125 milioni di dollari. Il pacchetto comprende, tra le altre cose, missili Stinger e munizioni per i lanciarazzi Himars. Le azioni asimmetriche dell’Ucraina hanno colto di sorpresa la Russia, e Putin, secondo Fesenko, ha reagito alla situazione con  moderazione e persino confusione. “Ha ancora paura di alzare la posta in gioco e di entrare in un confronto aperto con l’occidente”, dice l’esperto.

 

La società ucraina, nel frattempo, ha finalmente ricevuto le tanto attese notizie positive sulla guerra. La serie nera di delusioni, stanchezza e fallimenti militari non è ancora finita, l’esercito russo continua ad avanzare nel Donbas, ma in Ucraina c’è ancora la speranza che prima o poi le forze armate ucraine attacchino e sconfiggano il nemico. “Per migliorare il sentimento generale nella società, questo è molto importante”, sottolinea Fesenko. Kursk è un colpo psicologico anche per il nemico e rappresenta un’umiliazione pubblica per Vladimir Putin


Le azioni militari in territorio russo hanno dimostrato la debolezza del governo e del sistema militare di Mosca, hanno portato caos sul terreno, confusione nelle evacuazioni, mancanza di informazioni  su ciò che stava accadendo: tutto ciò ha scioccato la popolazione della regione di Kursk e ha aumentato l’ansia in tutto il paese, soprattutto ora che l’incursione si sta estendendo nella regione di Belgorod. “In parte la Russia è stata  riportata al 2022, quando era afflitta per i fallimenti al fronte. Anche questo è un effetto importante dell’operazione”, dice il politologo. L’analista militare Denis Popovich fa notare che il panico tra la popolazione russa non è certo diffuso dagli ucraini, che parlano poco, ma dai canali telegram russi e dai corrispondenti militari: sono indignati per come Kyiv sia riuscita a imprimere una svolta per la quale la Russia era completamente impreparata, criticano anche la leadership militare russa e credono che gli ucraini dovrebbero essere severamente puniti. Per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale un esercito straniero è entrato nel territorio russo, Putin però non ha ancora dichiarato guerra all’Ucraina, la sua invasione continua a essere definita “operazione militare speciale” e adesso  ha annunciato una “operazione antiterrorismo” in tre regioni di confine: secondo l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), il capo del Cremlino ha preferito affidare la guida dell’operazione a Alexander Bortnikov, capo dell’Fsb, piuttosto che metterla nelle mani del capo del Forze armate russe, Valeri Gerasimov. Il 7 agosto, il giorno dopo l’inizio dell’incursione, Gerasimov ha mentito a  Putin dicendogli che tutto era sotto controllo e fornendogli dati falsi. “Mettere la guerra sotto il controllo dei servizi speciali è assurdo. Solo l’esercito mette fuori combattimento un altro esercito”, dice al Foglio Popovich.

Se si valuta l’operazione da un punto di vista militare, Popovich è fiducioso che andrà avanti e molto probabilmente continuerà con successo non solo nella regione di Kursk, ma anche altre aree di confine, come Belgorod. L’Ucraina ha occupato troppo pochi insediamenti russi per raggiungere un possibile obiettivo strategico come l’avvio dei negoziati sullo scambio di territori. Il controllo di diverse decine di villaggi nella regione di Kursk e della stazione di misurazione del gas a Sudzha, attraverso la quale il gas fluisce verso l’Europa, non è sufficiente perché la Russia accetti di cedere all’Ucraina le parti occupate delle regioni di Kherson e Zaporozhzhia, per non parlare del Donbas e della Crimea. Ma si tratta in ogni caso di un rafforzamento della futura posizione negoziale. Putin non potrà più negoziare, se mai accetterà di farlo, solo alle sue condizioni.


Una settimana dopo, il vantaggio nelle operazioni sul territorio russo è ancora dalla parte dell’Ucraina. La Russia sta ancora raccogliendo riserve. I soldati di Mosca agiscono ancora in modo scoordinato, alcuni di loro vengono colpiti dai droni e dall’artiglieria ucraini mentre si avvicinano alla zona di combattimento. Ma l’effetto dei primi successi non dovrebbe accecare nemmeno l’Ucraina. L’esercito russo rallenterà presto il ritmo dell’avanzata ucraina sul suo territorio. “Ora non dovremmo trattenerci dal gridare che prenderemo tutta Kursk e andremo a Mosca. Questo non accadrà”, ne è sicuro Popovich. Il fatto che l’Ucraina sia riuscita a creare una testa di ponte sul territorio nemico è già positivo, ora occorre mantenerlo e ampliarlo senza incorrere in ingenti perdite. Ma la conclusione principale che trae l’esperto nel valutare la prima settimana dell’operazione è che questo è solo l’inizio e durerà a lungo.