l'evento
I talebani celebrano il collasso afghano con una parata. Cinesi e iraniani tra gli ospiti d'onore
Ieri il gruppo ha festeggiato i tre anni dalla presa di Kabul sfoggiando elicotteri, carri armati e artiglieria dell’èra sovietica o sequestrati dalle truppe americane in un'ex base statunitense a Bagram, ben accorti a non fare alcuna menzione della crisi umanitaria in cui sprofonda il paese
Ieri i talebani hanno celebrato i tre anni del loro ritorno al potere in Afghanistan dalla presa di Kabul, il 15 agosto 2021, con una parata militare in un’ex base statunitense a nord di Kabul, a Bagram, che per decenni è stata la base logistica delle operazioni americane contro il gruppo – la scelta del luogo non è casuale e il messaggio dei festeggiamenti era rivolto soprattutto alla comunità internazionale. Con una dichiarazione letta dal suo capo maggiore, il primo ministro Mohammad Hassan Akhund ha elogiato la vittoria delle autorità talebane sugli “occupanti occidentali”, vittoria è anche nel nome che è stato dato all’anniversario che sul calendario afghano è segnato il giorno precedente a quella che i talebani chiamano “liberazione” ed è diventato festa nazionale.
La parata è stata la più imponente di questi tre anni, la partecipazione è stata altissima, le uniche escluse erano le donne (ormai private di qualsiasi diritto), circa diecimila persone tra cui alti funzionari come il ministro della Difesa e degli Interni, e nel pubblico erano presenti anche diplomatici cinesi e iraniani. L’esercito ha sfoggiato i suoi carri armati e artiglieria dell’èra sovietica, elicotteri e Humvee sequestrati alle truppe americane, seguiti dalla promessa di “mantenere in piedi la legge islamica”: “L’Emirato islamico ha eliminato le differenze interne e ampliato la portata dell’unità e della cooperazione nel paese”, ha detto il vice primo ministro Maulvi Abdul Kabir a Bagram.
I talebani hanno parlato di sicurezza e stabilità, ben accorti a non fare alcuna menzione delle difficoltà della popolazione afghana e la crisi umanitaria in cui sprofonda sempre di più il paese. Nel 2023 gli aiuti esteri rappresentavano ancora circa il 30 per cento del pil dell’Afghanistan; negli ultimi tre anni l’Onu ha fatto arrivare almeno 3,8 miliardi di dollari per finanziare le organizzazioni umanitarie internazionali; le donne sono state estromesse dalla vita pubblica, con decreti sempre più rigidi sull’abbigliamento, sul lavoro e sui viaggi e l’imposizione di un tutore maschio al fianco di ogni afghana; Kabul è tutt’altro che sicura, con alcuni quartieri presi di mira da ripetuti attacchi terroristici dello Stato islamico. Nonostante gli innumerevoli posti di blocco, i veicoli blindati e centinaia di migliaia di combattenti a controllare le strade – ieri il livello di allerta durante la parata era massimo, decine di elicotteri e aerei da combattimento sorvolavano la base di Bagram – l’Afghanistan con la sua popolazione sotto i talebani non è sicuro né tantomeno stabile.