La trattativa

L'assenza di Hamas non è un ostacolo ai passi avanti di Doha

Micol Flammini

La prossima settimana le delegazioni si incontreranno al Cairo e i più ottimisti dicono che sarà il momento di chiudere l'accordo per liberare gli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza. Le intenzioni di Stati Uniti e Israele sono molto serie. I segnali e l'arrivo di Blinken

 L’incontro di Doha per arrivare a un cessate il fuoco a Gaza e per liberare gli ostaggi è finito. Gli israeliani sono tornati in Israele, gli americani hanno riferito al presidente Joe Biden, che ha ammantato la conclusione dei colloqui di un ottimismo più che cauto: ha detto che in due giorni sono stati compiuti più passi in avanti che in sei mesi. I qatarini hanno parlato con i funzionari di Hamas, che sono stati gli unici a ribaltare l’ottimismo e a dire che quello che è uscito dai colloqui “non corrisponde a ciò che era stato concordato il 2 luglio”. E’ vero, non corrisponde, sul tavolo c’è una proposta formulata dagli americani, ed è nuova, pronta per venire incontro alle richieste di Israele e del gruppo di terroristi che il 7 ottobre ha attaccato lo stato ebraico, ucciso più di mille persone e ne ha rapite oltre duecento: ora nella Striscia ne rimangono centoquindici, circa quaranta sono morte. La posizione di Hamas preoccupa meno i mediatori rispetto al passato, anche l’assenza dei suoi funzionari non è stata presa come un segnale negativo, quello che dice il gruppo è meno influente adesso che gli Stati Uniti hanno legato l’accordo a qualcosa di più grande di Gaza: alla possibilità di trattenere l’Iran dall’attaccare lo stato ebraico creando conseguenze imprevedibili. 


Agli incontri di Doha hanno partecipato i capi delle intelligence americana, israeliana ed egiziana: Bill Burns della Cia, David Barnea del Mossad e Abbas Kamel del Mukhabarat. Con loro si è riunito anche il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim al Thani. La presenza di figure di alto profilo indica che le intenzioni di questo incontro erano molto serie e il mandato negoziale delle delegazioni era consistente. Il prossimo incontro sarà al Cairo, la prossima settimana, e sarà allora che gli Stati Uniti presenteranno l’ultima bozza:  l’ultima opportunità. Il segretario di stato americano, Antony Blinken, sarà in medio oriente a partire da domenica e lunedì incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Una delle questioni aperte riguarda il ritiro di Israele dal corridoio di Filadelfi: è lungo il confine tra Egitto e Gaza che Hamas è stato in grado di rifornirsi. Israele, prima di cederlo, ha bisogno di forti rassicurazioni che quella zona cuscinetto non diventi di nuovo una via di scambi illegali per Hamas. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)