in venezuela
Lula chiede nuove elezioni, l'Onu più trasparenza: Maduro risponde con la repressione
Regime e opposizioni respingono la richiesta di andare di nuovo alle urne ed entrambi indicono una manifestazione per domani. Il paese è spaccato mentre gli oppositori vengono rapiti e i diritti umani violati
C'è un paradossale primo accordo tra il governo e l'opposizione in Venezuela. Entrambi hanno infatti seccamente rifiutato la proposta di nuove elezioni formulata da Lula, su idea del suo consigliere Celso Amorim. “Ci sono diverse vie d'uscita”, ha detto il presidente brasiliano in una intervista radiofonica. “O creare un governo di coalizione, o chiamare l'opposizione. Maduro ha ancora sei mesi in carica, il suo mandato scade solo a gennaio del prossimo anno, quindi è presidente della Repubblica indipendentemente dall'aver vinto le elezioni. Se avesse buon senso, potrebbe lanciare un appello al popolo venezuelano, potrebbe addirittura indire nuove elezioni con l’appello di tutti i candidati, creando un comitato elettorale con membri della Repubblica, opposizione e osservatori da tutto il mondo”.
Sull'idea è poi convenuto il presidente colombiano Gustavo Petro, e a sorpresa sembrava che avesse aderito anche Biden. Ma poi ha fatto sapere di avere capito male la domanda. “È più che chiaro che Edmundo González Urrutia ha vinto la maggioranza dei voti. Chiediamo che la volontà del popolo sia rispettata e che si inizi a discutere di una transizione verso le norme democratiche”, ha corretto il portavoce Sean Savett su X.
María Corina Machado ha però spiegato in conferenza stampa come ciò che accade nel suo paese non può essere paragonato a quello di altre nazioni in cui le organizzazioni che detengono il potere non sono coinvolte in questioni criminali: “Questo non è il caso del Venezuela”. "Le elezioni si sono svolte e la società venezuelana si è espressa in condizioni molto avverse, dove ci sono state frodi e siamo comunque riusciti a vincere (...) Dobbiamo rispettare la voce del popolo, dobbiamo rispettare la sovranità (...) Accettereste che si indichino altre elezioni nei vostri rispettivi paesi?” Edmundo González Urrutia a sua volta ha esortato Maduro a “non ritardare più la transizione pacifica” che, secondo le sue parole, il popolo venezuelano ha eletto durante le elezioni presidenziali del 28 luglio. “Qui non si ripeteranno elezioni perché qui ha vinto Nicolás Maduro”, ha detto a sua volta Diosdado Cabello, capo politico del partito di governo e numero due del regime.
Altro paradossale punto di accordo: domani sia il governo che l'opposizione chiamano i loro simpatizzanti a manifestare. María Corina Machado ha detto che più di 300 città si uniranno alla protesta globale contro i brogli di Maduro: “Sarà un grande giorno”. Il leader dell’opposizione venezuelana ha sottolineato che si sta sviluppando una fase che consiste nel “far rispettare la sovranità popolare e la verità espressa” il 28 luglio. Promuovere un negoziato che stabilisca le condizioni per una “transizione democratica”. Ma anche il chavismo ripete una sua vecchia strategia, e per “celebrare la vittoria” prima della marcia dell'opposizione lo stesso Cabello ha annunciato che una mobilitazione avrà luogo “in tutto il Venezuela”.
La risposta principale del regime continua a essere la repressione. L'oppositore Williams Dávila, rapito dal regime di Nicolás Maduro, è stato ricoverato in ospedale. Suo figlio ha dichiarato di essere “sconcertato e profondamente preoccupato” per la salute di suo padre. “Chiedo risposte immediate e ritengo il governo responsabile di questa violazione dei diritti umani”, ha affermato. La Commissione Interamericana dei Diritti Umani ha condannato “le pratiche di terrorismo di stato” del chavismo in Venezuela: “Generano un clima di paura e intimidazione”. E, come in Nicaragua, il parlamento chavista ha approvato all'unanimità una legge per regolamentare le ong. Il testo è stato oggetto delle critiche degli attivisti, che sostengono limiterebbe i diritti civili.
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha ribadito giovedì il suo appello alla trasparenza in Venezuela e alla presentazione dei dati elettorali da parte del Consiglio Elettorale Nazionale, dopo che martedì il gruppo di esperti si è recato nel paese per osservare l'evento ha presentato la sua relazione intermedia. Il regime di Maduro ha peraltro ammesso di aver spiato illegalmente gli esperti delle Nazioni Unite durante la loro permanenza in Venezuela, in un comunicato in cui per screditarlo ha accusato il panel di osservatori per aver mantenuto presunti contatti telefonici con funzionari degli Stati Uniti, indicando così che monitoravano le loro conversazioni.