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Destra americana

Fuentes e gli altri che mollano Trump, perdente e poco estremista

Giulio Silvano

Rogan, Pool, Fuentes: personalità influenti fra i media dell'estrema destra statunitense, sempre più scettici sulle capacità del candidato repubblicano. Ecco cosa è cambiato tra gli esponenti Maga che lo stanno abbandonando

Lunedì inizia a Chicago la convention dei democratici. L’evento fino a poco tempo fa doveva essere una cerimonia mesta, di semplice riconoscimento di Joe Biden come candidato alla presidenza, tanto che si iniziavano a organizzare i voti dei delegati online. Ora che si è ritirato, la convention diventa l’occasione per la vicepresidente Kamala Harris di perpetuare l’entusiasmo democratico sulla sua candidatura. Entusiasmo generale, unito ai sondaggi che la vedono salire in testa in alcuni stati chiave, e che stanno facendo innervosire il candidato repubblicano Donald Trump. Se questo nervosismo si trasforma per la campagna trumpiana in una ricerca – per ora goffa – di una nuova strategia di attacco, per alcune figure che vorticano intorno al mondo Maga questo fastidio si trasforma in un abbandono della barca arancione. Figure dell’alt-right che con l’ascesa di Trump sono entrate nel dibattito politico mainstream, come Joe Rogan, Tim Pool e Nick Fuentes, iniziano a subodorare una sconfitta del candidato repubblicano, e quindi ad abbandonarlo. Rogan, il più influente podcaster della destra americana, ha dato il suo endorsement a Robert F. Kennedy Jr., il candidato indipendente no-vax cospirazionista nipote di JFK. Pool, condivisore seriale di fake news, ha detto che per quanto speri che Trump torni alla Casa Bianca è convinto che perderà. Fuentes, venticinquenne ex youtuber antisemita e suprematista bianco, ha twittato che se la campagna trumpiana continua così “andiamo verso una sconfitta catastrofica”


Queste voci della destra estremista, questi troll complottisti, hanno vissuto dal 2016 un’età dell’oro, inserendosi nel dibattito nazionale come voci legittimate dagli ammiccamenti del presidente. Così come anche gran parte dell’establishment del Gop ha accettato l’arrivo di Trump perché con lui si vincevano le elezioni e si occupava la Corte suprema – venendo poi fagocitati da un outsider che ha trasformato il partito in una corte di fedelissimi – allo stesso modo questi commentatori dell’alt-right hanno usato il trumpismo per avere visibilità nazionale e allargare la loro audience prima ridotta a una minoranza. Complice una generale polarizzazione, Trump ha permesso ai fan di Hitler di avere un palco allargato. Fuentes, noto per aver negato più volte l’Olocausto, venne anche invitato a cena dall’ex presidente nella sua reggia di Mar-A-Lago, insieme al rapper antisemita Kanye West.


Trump, prima della discesa in campo con le scale mobili della Trump Tower, ha donato soldi a politici dem, compresa la sua poi rivale Hillary Clinton. Ma, arrivato al potere, consigliato anche dal filorusso Steve Bannon, Trump ha capito che aveva bisogno di una base solida, di proseliti in grado di cercare di ribaltare l’esito elettorale del 6 gennaio, che speravano di vedere un po’ di politiche di estrema destra portate avanti dallo Studio ovale. Ma se Trump non vince più, se Trump non è più un veicolo per portare le teorie cospirazioniste a Capitol Hill? Parte della base abbandona Trump non solo perché potrebbe perdere, ma perché sembra essere meno radicale di quanto vorrebbero sui temi a loro cari – come le armi. Anche un ex fan sfegatato come Kyle Rittenhouse ha annunciato che non voterà per Trump, ma scriverà nella scheda il nome del senatore libertario Ron Paul. Rittenhouse era diventato un  simbolo per la comunità del Secondo emendamento – il diritto di possedere armi da fuoco – dopo che nel 2021 aveva sparato a due persone, uccidendole, durante una protesta anti razzista nel Wisconsin.  


Anche sul social di riferimento dei Maga, Truth, gli utenti iniziano a criticare i post del candidato alla presidenza per come sta gestendo la campagna: “Devi attaccare Kamala per le sue politiche, altrimenti non vinciamo”, gli scrivono. Rittenhouse, anche lui in passato invitato a Mar-A-Lago, ha detto che non voterà per un candidato che fa compromessi sul diritto a possedere armi, “abbiamo bisogno di difensori del secondo emendamento o i nostri diritti ci verranno tolti giorno dopo giorno”. Se dopo il tentato assassinio a Butler, Trump pensava di avere in mano la vittoria contro “Sleepy Joe”, con Harris e Walz tutto è cambiato, e i podcaster hitleriani rischiano di diventare canarini da miniera.