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Presidenziali americane

Chi è Tony West, l'onnipresente cognato di Harris, candidato a ruoli di governo e a nasi storti

Marco Bardazzi

Da sempre al fianco della cognata, l'ex membro dell'amministrazione Obama è un personaggio chiave nella campagna elettorale di Harris e Walz. Curriculum importante e pronto a incarichi di spicco, col rischio di esporre la candidata dem ad accuse di familismo

Anche Kamala Harris ha il suo “Lollo”, un cognato che potrebbe diventare ministro e crearle qualche guaio. L’ambiente di famiglia che circonda la candidata presidente ricorda per certi aspetti quello di Giorgia Meloni e tra protagonisti e comparse non manca un equivalente americano di Francesco Lollobrigida. È Tony West, avvocato di grido, ex membro dell’Amministrazione Obama, uomo ben inserito nel mondo corporate americano e marito di Maya, la sorella di Kamala. Il peso di West sta crescendo nel team che gestisce la campagna elettorale della vicepresidente. C’era lui al fianco di Kamala Harris quando Joe Biden le ha annunciato che rinunciava alla candidatura. C’era sempre West a guidare le riunioni nelle quali è stato scelto il vice di Kamala, Tim Walz. C’è West in questi giorni alla convention di Chicago, sul palco d’onore insieme alla famiglia, ma anche nella stanza dei bottoni dove si decidono le strategie. Ed è probabile che ci sia West in un ruolo di governo se la Harris vincerà le elezioni. Va detto che non è solo una faccenda di legami famigliari e di fiducia tra cognati. 

 

Tony West a 59 anni è un afroamericano che ce l’ha fatta, uno che, come le sorelle Harris, è partito dalla Baia di San Francisco e si è fatto spazio ai livelli più alti del mondo politico ed economico, ha preso lauree a Harvard e Stanford e oggi ha un curriculum stellare. Tra le altre cose, è stato sottosegretario alla Giustizia nell’Amministrazione Obama, capo dell’ufficio legale del gruppo Pepsi e oggi guida l’apparato legale di Uber, di cui è uno dei top executive (ha preso un’aspettativa per seguire la campagna elettorale).  Per la vicepresidente, il cognato Tony è da tempo un consigliere fidato. Kamala e Maya sono cresciute con una madre single e senza figure maschili in famiglia. L’ingresso nel clan del marito di Kamala, Doug Emhoff, è relativamente recente, si sono sposati nel 2014. Tony e Maya invece si sono conosciuti mentre studiavano Legge a Stanford e sono sposati dal 1998. West ha seguìto tutta la carriera da procuratrice di Kamala e quella da avvocato e attivista di Maya, che è stata nel 2016 una delle responsabili della campagna elettorale di Hillary Clinton contro Donald Trump.  La vicepresidente sta adesso cercando di non ripetere gli errori della propria corsa alla Casa Bianca del 2019, quando si appoggiò troppo sul clan, affidò il comando dello staff a Maya e un ruolo di consigliere di peso a Tony e provocò un disastro, con la gente che scappava dal team ritenendolo troppo a conduzione famigliare. La sorella per ora è rimasta in disparte, mentre la squadra costruita in fretta dopo il ritiro di Biden è fatta di fedelissimi del presidente, integrati con alcuni reduci delle campagne di Obama come David Plouffe. Ma West ha mantenuto un ruolo importante, che è emerso con chiarezza durante l’iter per la scelta del vice.

 

È stato lui a consigliare alla Harris di affidare la procedura di selezione dei candidati a Eric Holder, l’ex ministro della Giustizia di Obama. Ed è stato sempre West, secondo il New York Times, a convincere la candidata che c’era bisogno di cambiare i responsabili dei sondaggi, perché quelli di Biden non erano affidabili. Per questo è stato portato in squadra David Binder, un sondaggista di San Francisco che ha lavorato per due decenni con Harris, sotto la supervisione di West, quando era in corsa per le varie cariche elettorali in California. Adesso West viene visto come un ambasciatore della campagna Harris nella Silicon Valley e per il mondo corporate. È un ruolo delicato, che può creare non pochi problemi alla candidata democratica. Perché i sindacati e l’ala progressista del partito storcono il naso di fronte all’idea che un avvocato delle Big Tech abbia così tanto peso nelle scelte politiche di una possibile Amministrazione Harris.  Sono malumori destinati a crescere se a West, in caso di vittoria, venisse affidato un ministero, trasformandolo così davvero nel “Lollo americano”. C’è chi ipotizza che Tony possa diventare il ministro della Giustizia, creando così una situazione che ricorderebbe gli anni in cui in quel ruolo c’era Robert F. Kennedy quando il fratello John era presidente. Di sicuro è più semplice nominarlo ministro che non consigliere alla Casa Bianca, dove è in vigore una legge anti-nepotismo che in teoria dovrebbe impedire al presidente di assumere parenti. Solo in teoria però, visto che Donald Trump l’ha già sfidata anni fa prendendosi come consigliere il genero Jared Kushner