Foto LaPresse

Il colloquio

La pace di Kyiv passa per Kursk

Kristina Berdynskykh

La stanchezza  accomuna tutti in Ucraina, come la consapevolezza che acconsentire alle richieste di Mosca sarebbe soltanto una tregua prima di un’ occupazione più vasta. Parla la premio Nobel Matviychuk 

Kyiv. Non c'è niente di buono in guerra. Questa è una delle cose più terribili che possano accadere al un paese e alla sua gente, ammette Oleksandra Matviychuk, ormai celebre attivista ucraina per i diritti umani che dirige il Centro per le libertà civili. Questa organizzazione opera in Ucraina da quindici anni e dal 2014 documenta i crimini di guerra nei territori ucraini occupati dalla Russia. Nel database del Centro sono raccolti settantottomila episodi di violazione dei diritti umani, racconta Oleksandra in un'intervista al Foglio. Nel 2022, la sua organizzazione ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, assieme all’attivista bielorusso per i diritti umani Ales Bialiatski, che sta scontando una pena in una colonia bielorussa con l’accusa di “evasione fiscale”, e al centro russo per i diritti umani Memorial, che è in Russia è diventato illegale.

Secondo Matviychuk, molti in occidente non capiscono che gli ucraini vogliono la pace come nessun altro. Ma non vogliono l’occupazione: “La pace è l’opportunità per le persone di avere libertà, di vivere senza paura e violenza”, spiega. Ora che l’Ucraina sta conducendo l’operazione nella regione russa di Kursk, i funzionari ucraini sottolineano costantemente che l’obiettivo di un’incursione in territorio russo è la difesa dell’Ucraina e non la conquista di nuove terre. L’Ucraina non intende annettere questi territori e includerli nella sua costituzione. L’operazione dell’esercito riguarda la resistenza e la lotta per un mondo giusto.

Raggiungere un compromesso con la Russia e accettare concessioni territoriali, cosa che alcuni alleati a volte spingono privatamente l’Ucraina a fare, non è pragmatico, Matviychuk ne è sicuro. Ricorda che dopo l’occupazione russa della Crimea e di parti delle regioni di Donetsk e Luhansk nel 2014, il Cremlino ha costruito una potente base militare sulla penisola ucraina, ha preparato l’economia per aggirare le sanzioni occidentali e ha modernizzato il suo esercito. Tutto ciò ha permesso alla Russia di iniziare una guerra su vasta scala otto anni dopo, nel 2022. La storia dimostra che l’impunità genera mali peggiori piuttosto che fermare la guerra. “Nella stessa Russia c’è un detto”, è  comune a molte altre lingue, anche all’italiano: “l’appetito vien mangiando”, ricorda l’attivista per i diritti umani. La sconfitta dell’Ucraina porterà prima o poi la Russia a iniziare una guerra in altri paesi, avverte.

Come attivista civile, Matviychuk, 40 anni, ha sempre creduto negli strumenti legali nella lotta per la giustizia. Ma quando si tratta della guerra della Russia contro l’Ucraina, le leve legali sono impotenti, afferma. “La Russia può deportare impunemente i bambini ucraini nei suoi territori e non restituirli ai loro genitori. Può  distruggere musei, edifici residenziali, uccidere, stuprare, torturare”, sottolinea, rilevando l’impotenza del diritto internazionale. Non sono stati registrati casi simili di torture crudeli e abusi sui residenti locali da parte dell’esercito ucraino durante l’attacco nella regione di Kursk. E queste sono due grandi differenze tra i due eserciti in guerra

Le risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite non fermano la violenza e la guerra contro l’Ucraina, così come i rapporti dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani non possono fare molto, sostiene l’attivista. L’unica cosa che ferma la Russia sono le armi. Pertanto, non solo i politici ucraini, ma anche gli attivisti per i diritti umani chiedono apertamente agli alleati occidentali di fornire assistenza militare all’Ucraina. “L’Ucraina ha diritto alla protezione. Ma è impossibile difendersi dai russi a mani nude”, sottolinea.

Dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la pace, Matviychuk è diventata una delle voci più forti dell’Ucraina sulle piattaforme internazionali. È invitata agli incontri con presidenti e politici e a vari convegni in giro per il mondo. Nel maggio di quest’anno ha incontrato il Papa in Vaticano e gli ha regalato il libro “The Torture Camp on Paradise Street” del giornalista ucraino originario di Donetsk Stanislav Aseev, che ora combatte nel’'esercito ucraino. Dal 2017 al 2019 è stato detenuto nella prigione segreta e illegale di Izolyatsia, nel centro di Donetsk, nei territori occupati. Nel libro, l’ex prigioniero ha descritto la sua esperienza di sopravvivenza a Izolyatsiya, il centro di detenzione noto per l’uso di  torture brutali contro i prigionieri. “Questo è ciò che la Russia porta nelle terre ucraine: illegalità e repressione”, afferma Matviychuk, fiduciosa che il Papa almeno sfogli il libro. Il premio Nobel per la Pace, durante la conversazione in Vaticano, gli ha chiesto di fare un viaggio in Ucraina per vedere di persona cosa stava succedendo. “Quando guardi le chiese bombardate, comunichi con i preti torturati negli scantinati, esci con una percezione completamente diversa”, è sicuro l’attivista per i diritti umani. Matviychuk è sicura anche che la visita del Papa in Ucraina aiuterebbe molti ucraini, un popolo già stremato dalla guerra. Dopotutto, la lotta e la resistenza sono sempre più una questione di forza dello spirito: “Ho detto al Papa che milioni di ucraini soffrono e hanno bisogno di lui più che mai”.

Il premio Nobel non sa a che punto sia adesso questa guerra. Questa è la fine, la metà o solo l’inizio. Per esempio, l’operazione Kursk è stata una grande sorpresa non solo per la Russia, ma anche per gli stessi ucraini. E cosa accadrà dopo è molto difficile da dire. Come molte persone in Ucraina, a volte si sente stanca, ma è comunque fiduciosa che tutti gli sforzi di chi si batte per i diritti umani siano significativi e non saranno vani. Insieme ai suoi colleghi, lavora per  ottenere giustizia per tutte le vittime dei crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. Questi reati non sono soggetti a prescrizione. “La Russia sta cercando di dire che Bucha” – la città vicino Kyiv che i russi occuparono nei primi giorni dell’invasione e da cui si ritirarono lasciando le prove di un massacro sistematico contro i civili, il primo operato dai russi dopo il 24 febbraio a essere documentato in Ucraina –  “è una farsa, è una  messinscena. Ma abbiamo video, testimonianze oculari, documenti, fotografie e molte prove”, sottolinea Matviychuk. C’è un’enorme richiesta di giustizia nella società ucraina, che prima o poi si realizzerà, Oleksandra, una delle donne ucraine più famose al mondo spera anche di poter vedere i risultati del suo lavoro, ha però la consapevolezza che affrontano tutti gli ucraini che cercano di fare dei progetti, ha la stessa idea dell’instabilità che soltanto la guerra può portare ed è uguale per tutti:  “Vivo in Ucraina, dove non è sempre possibile nascondersi dai missili russi e dove ogni giorno può succedere di tutto”.

Di più su questi argomenti: