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Conflitto mediorientale

“L'Iran potrebbe farsi la bomba atomica sotto il nostro naso”

Giulio Meotti

Uno studio dell'Institute for Science and International Security sostiene che gli alleati di Yahya Sinwar avrebbero già più di 100 chili di uranio arricchito pronto all'uso

“Yahya Sinwar vuole liberare Gerusalemme dagli ebrei, questa non è solo l’ideologia di Hamas, ma l’obiettivo centrale della sua strategia, costruita attorno ai servizi di intelligence, alla manipolazione e all’odio” scrive sull’Express francese il saggista siriano Omar Souleimane. Intanto Teheran, grande sponsor di Hamas, è così vicino a una bomba nucleare che dobbiamo riconsiderare il modo in cui la guardiamo. Questa è la conclusione di un nuovo rapporto dell’ispettore nucleare David Albright e della collega ricercatrice Sarah Burkhard presso l’Institute for Science and International Security. Entrambi sono fra i massimi esperti mondiali di proliferazione. Il rapporto di luglio dell’intelligence americana affermava che l’Iran ha “intrapreso attività che lo posizionano meglio per produrre un ordigno nucleare, se sceglie di farlo”. Quanto tempo ci vorrebbe per produrre quel dispositivo? Non ci viene detto. Se lo fossimo, scrivono Albright e Burkhard, “alcune verità scomode verrebbero a galla: l’Iran può farlo troppo in fretta, e le attività iniziali per costruire la bomba potrebbero essere difficili da individuare”. 


Per raggiungere il punto di rottura – l’arricchimento dell’uranio a uso militare per una bomba – l’Iran avrebbe dovuto evitare di essere scoperto in più strutture per mesi. Le agenzie di intelligence avevano buone possibilità di notarlo e abbastanza tempo per reagire. “La situazione è cambiata negli ultimi due anni, ma in modo drammatico nelle ultime settimane”, scrivono i due ricercatori. All’Iran è stato permesso di arricchire l’uranio fino al punto di rottura e recentemente ha ampliato un importante complesso fortificato vicino a Fordow. “L’Iran ora può paradossalmente evadere rapidamente, in pochi giorni, utilizzando solo la sua struttura profondamente sepolta di Fordow”, afferma il rapporto. Gran parte di ciò che sappiamo è grazie solo all’archivio nucleare dell’Iran rubato e portato fuori da Teheran da Israele nel 2018. “L’Iran può costruire un’arma nucleare grezza molto più velocemente di quanto comunemente stimato”, avvertono i ricercatori. “Precedenti valutazioni dell’Istituto concludevano che l’Iran avrebbe potuto farlo in sei mesi. Potrebbe essere più breve oggi”. Nel suo rapporto di maggio, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha messo in guardia contro un’ulteriore accelerazione del programma nucleare iraniano. Secondo i calcoli, l’Iran potrebbe aver già prodotto oltre 142 chilogrammi di uranio arricchito al 60 per cento, ovvero venti in più rispetto a febbraio. Un livello di arricchimento a pochi passi dalla soglia del 90 per cento alla quale l’uranio è classificato come materiale per armi. “Entro una o due settimane, l’Iran potrebbe avere materiale sufficiente per una bomba nucleare”, ha affermato con il segretario di Stato americano Antony Blinken. “Siamo arrivati a un punto critico”.  Ma è Israele che non deve andare verso una “escalation” e Sinwar vuole “negoziare”. Intanto, a Gaza, Israele continua a trovare soltanto corpi di ostaggi. Morti. Come le illusioni occidentali sulla Repubblica islamica nuclearizzata e i suoi ascari.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.