Umorismo nero e il futuro del negoziato tra Kyiv e Mosca

Micol Flammini

Un video di propaganda incita gli uomini a non abbandonare la regione di Kursk, ma la scoperta che l'autore lavora per un'agenzia di pompe funebri è sembrata l'essenza della distrazione del Cremlino. L'Ucraina studia modelli negoziali e secondo Politico ne ha trovato uno

Kirill Suvorov, presentandosi in un video diffuso su Telegram come un “militare”, ha rimproverato gli uomini della regione di Kursk che anziché rimanere a combattere contro i soldati ucraini, o almeno a scavare trincee, accettano di essere evacuati come il resto della popolazione più fragile. Il video è stato rilanciato da numerosi propagandisti, il “militare”  in poche ore è diventato la voce dello spirito che manca all’esercito di Mosca per rimandare indietro i soldati di Kyiv. In guerra l’umorismo si tinge di nero, e quando il sito russo Agentstvo ha scoperto che Suvorov nella vita gestisce un’impresa di pompe funebri, il video è sembrato subito l’essenza di questi giorni di agosto in cui la regione di Kursk, nei discorsi dei funzionari del Cremlino, viene definita come una zona di confine, come se fosse altro rispetto al paese, lontano, meno pericoloso se non difeso bene. L’incursione ucraina è iniziata ai primi del mese, continua, e Mosca sembra far finta di non guardarla: la guerra nelle regioni di confine illude ancora le regioni centrali di potersi sentire al sicuro. 
Se uno degli obiettivi di Kyiv era quello di allontanare i russi dal fronte, è lontano dall’essere raggiunto: la guerra in Ucraina non rallenta, alcuni villaggi nella regione ucraina di Sumy, che si trova oltre il confine del Kursk russo, sono stati evacuati. Kyiv però adesso ha un potere negoziale in più, può scambiare prigionieri di guerra con un bottino di soldati catturati proprio nel territorio russo, e pensa anche a nuovi modelli di negoziato. 


La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha smentito la notizia del Washington Post, secondo cui l’incursione di Kyiv nel Kursk avrebbe mandato all’aria i colloqui segreti che si tenevano a Doha, in Qatar, dove da mesi in realtà il fermento è  per i colloqui indiretti tra Israele e Hamas. Il quotidiano americano aveva fatto uscire la notizia e molte critiche si erano sollevate contro Kyiv, colpevole, secondo i detrattori, di aver preferito portare avanti il conflitto, anzi ampliarlo, anziché dialogare. Zakharova ha detto che non è saltato nessun negoziato perché non c’è mai stato nulla sul tavolo: oltre a smentire il Washington Post, la portavoce ha contraddetto anche i funzionari russi che avevano parlato dell’impossibilità per Putin di negoziare ora. Putin non stava negoziando neanche prima, e semmai Kyiv adesso si presenta più forte, è più temibile, più imprevedibile. Secondo il sito di notizie Politico, l’Ucraina sta riacquisendo fiducia e pensa davvero a delle formule di negoziato, rispolverando un modello che per un anno ha avuto successo: gli accordi sul grano che Mosca e Kyiv siglarono separatamente con l’Onu e con la Turchia e permisero la navigazione dei cargo commerciali nel Mar Nero. Poi Mosca ha stracciato la sua parte di accordo e gli ucraini hanno dimostrato di sapere come allontanare le navi russe dal Mar Nero. Il metodo degli accordi separati è stato di successo e Kyiv pensa di poterlo promuovere anche per portare avanti il suo piano per la pace in dieci punti. Il lavoro è lento, serve un consenso internazionale molto più vasto di quello che c’è ora e l’Ucraina dovrà mantenere questo effetto di sconcerto e potenza ancora a lungo. 

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)