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Eccolo, Walz. L'icona del “middle man” che serve per far vincere Harris

Giulio Silvano

Protagonista della terza serata della convention democratica, il vice di Kamala rappresenta l’uomo medio americano, bianco, buono, amorevole con i figli e la moglie. Con lui il partito può allargare il proprio elettorato e cercare di uscire dalla Ztl in cui ancora rischia di cadere con le politiche identitarie da campus

Nel 2007, quando si candidò alla presidenza, al giovane senatore Barack Obama serviva qualcuno che bilanciasse la sua blackness, il suo intellettualismo, la sua inesperienza a Washington, e venne scelto il veterano Joe Biden che era lì tra i corridoi di Capitol Hill da quando aveva 30 anni. Alla meno giovane Kamala Harris serve oggi, in questo 2024 elettorale pieno di colpi di scena – lei è la candidata soltanto da un mese – qualcuno che bilanci la sua blackness, certo, ma anche la sua californità. L’America “quella vera”, come dicono, non è certo la Oakland sinistrosa con ristoranti vegan e strade dedicate al rapper assassinato Tupac Shaku, la Oakland dove è cresciuta Kamala, figlia di due prof universitari. O la San Francisco ecologista dove ha lavorato come procuratrice distrettuale dal pugno duro, ambiziosa. E così, dalla piccola rosa di possibili potenziali vicepresidenti, in una accelerata selezione, è stato scelto il governatore del Minnesota Tim Walz, protagonista della terza serata della convention democratica di Chicago, un modo per presentarsi alla nazione.

Già virali le sue idiosincrasie da papà del midwest, Walz rappresenta l’uomo medio americano, bianco, buono, amorevole con i figli e la moglie. Niente durezza ironica da costa est, niente snobismo thumberghiano da costa ovest, niente intellettualismi da neo-bolscevichi brooklynensi, ma celebrazione della famiglia e della comunità e del lavoro duro. Il Minnesota ha cinque milioni e mezzo di abitanti, meno di New York. Walz è stato allenatore di football e i membri della sua squadra, intervistati, raccontano che ha insegnato più i valori del giocare insieme che non una strategia di gioco. Harris quando l’ha presentato l’ha chiamato “coach Walz”, il mister, perché il football è rimasto uno degli ultimi unificatori bipartisan della nazione. Walz è un papà uscito da una puntata di Happy days, la sua esistenza sembra una lezione morale da prima serata. I figli davanti alla telecamera alla convention fanno con le dita le orecchie da coniglio, le bunny ears, che sono le corna del midwest, divertenti ma mai offensive. Il cliché del midwest è la gentilezza estrema, ma senza l’eleganza à la Tom Wolf del sud. Pacche sulla spalla, abbracci, la rootbeer con il gelato dentro, le fette di torta nei diner. La fredda Kamala urbana ha bisogno del caldo Walz suburbano.  Al governatore sono arrivati attacchi dal mondo Maga perché considerato troppo progressista e per alcune discrepanze sul suo passato militare, ma per ora le ha schivate, mostrando sempre il suo faccione sorridente. Quando lo attaccano dandogli del socialista parla di politiche fatte per “il bene comune”. I sandersiani lo apprezzano, ma anche i moderati, perché comunque non è il woke coi pronomi nella bio e i capelli tinti di blu. “Mia mamma e mio papà mi hanno insegnato a mostrare la generosità ai vicini di casa, a lavorare per la collettività”, ha detto. Ha la stessa età di Harris ma potrebbe essere suo padre. Quando è stato scelto, una delle fotografie usata dai giornali è stata quella dove viene abbracciato, sempre con un sorrisone, da un gruppo di ragazzini. E’ una foto del marzo dell’anno scorso, quando da governatore ha appena firmato una legge che garantisce colazioni e pranzi gratis nelle scuole pubbliche. 

Con Walz il partito cerca anche di uscire dalla Ztl in cui ancora rischia di cadere con le politiche identitarie da campus. Il cappellino che va per la maggiore della campagna è quello mimetico da cacciatore con le scritte arancioni “Harris Walz”, un inedito stile redneck per il ticket dem possibile solo grazie al papà del midwest allenatore di football che, lo prendono in giro i meme, alla Dnc sarebbe andato per mangiarsi uno di quei giganti hotdog da stadio. Per bilanciare i completi di Chloè, e le step-daughter modelle tatuate che fanno quadri al punto croce, a Harris serviva qualcuno che rappresentasse l’America dei film di John Hughes, qualcuno che parlasse a quella parte del paese. “Walz è la chiave per far vincere ai dem il voto rurale”, ha titolato il Wall Street Journal. E il suo specchio è il candidato repubblicano J.D. Vance, anche lui rurale – come ha raccontato nel suo bestseller – ma poi carrierona nella Silicon Valley, bff miliardari. Walz non possiede proprietà fuori dalla sua casa, non ha niente di investito, non ha azioni. Vance ha un patrimonio di 8 milioni di dollari, lui di 330mila – e per alcuni è un segno che non possa co-gestire un’economia come quella statunitense. Su Israele e Ucraina fino ad ora non ha detto molto, e gli organizzatori della campagna sperano che i meme sui cliché territoriali durino fino a novembre. 

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