Dalla Convention
Generazione dem: il fattore età a Chicago e i “good men”
La convention ha sancito il cambiamento generazionale del partito e tra i democratici si sono presentati i nuovi modelli di maschio. L’effetto sul voto
Chicago. I ragazzi di Pod Save America – tutti ex speechwriter di Barack Obama, tutti giovani, fighi, cool e di super successo – ci hanno visto giusto. Di tutto quello che è andato in onda durante la convention dei democratici, hanno colto un aspetto interessante, anzi due, riassumibili in: non ci sono più i leader maschi di una volta. E meno male. E’ uno scossone generazionale, quello che è riuscito a mettere in atto il partito candidando Kamala Harris: improvvisamente i vecchi, i superati, quelli che guardano all’indietro sono gli altri. Persino Bill Clinton, così ancora amato, uno dei presidenti più giovani ed energici che l’America abbia mai avuto, appartiene a un passato che non è neanche più nostalgico: è passato e basta, cristallizzato in un’èra che non è più riproponibile. “Sono più giovane di Trump e Biden”, ha detto l’ex presidente dal palco.
Clinton aveva la voce tremante, il volto emaciato, il carisma un po’ sgualcito da quell’unica cosa contro cui né lui, né Biden, né nessun altro può vincere: il tempo. La vecchiaia, passata da ostacolo a risorsa, perché adesso riguarda gli altri. A ogni serata della convention democratica, Donald Trump è probabilmente invecchiato di cinque anni. La sua ultima immagine di forza rimane quella subito dopo l’attentato del 13 luglio, il volto rigato dal sangue e quel pugno alzato: fight fight fight. Rimane anche l’immagine di un tipo di mascolinità e di leadership che i democratici con la loro gioiosa, inclusiva e caciarona kermesse stanno spazzando via, sostituendola con uomini definiti semplicemente “good men”, bravi cristi che lavorano seriamente, che hanno un’energia positiva, che non sono egocentrici, che sono rispettosi delle donne così tanto da volerle lasciare libere di scegliere cosa fare del proprio corpo e che non hanno problemi a fare un passo indietro quando le compagne si prendono la scena. Doug Emhoff, marito patatone di Kamala Harris, ne è l’esempio più brillante. Avvocato di molto successo, non ci ha pensato due volte quando Harris è stata eletta vicepresidente: ha lasciato il suo posto nello studio a cinque stelle dove lavorava e si è dedicato a fare il second gentleman a tempo pieno. Il suo discorso molto umano e molto personale fatto mercoledì dal palco di Chicago – e introdotto dal video fatto dal figlio che lo descriveva quasi esclusivamente come marito e padre – è stato un esempio di quello che di solito tocca alle mogli dei candidati: umanizzarli, farli sembrare più simili a noi raccontando episodi teneri della loro sfera privata. Esattamente quello che ha fatto Doug raccontando della loro prima telefonata, del primo appuntamento, della sua goffaggine, del suo amore per una donna che è più di successo di lui. “Mia mamma è l’unica che pensa che sposandomi il colpaccio lo abbia fatto Kamala”, ha detto mentre le telecamere inquadravano la signora Emhoff. “Walz ed Emhoff sono i nuovi modelli maschili di cui il partito aveva bisogno”, confermano i ragazzi di Pod Save America. Doug ha 59 anni, come Kamala, che nella moneta corrente di oggi valgono 40 nella generazione di Biden e di Trump.
Dopo di lui è toccato all’attuale candidato vice Tim Walz, già soprannominato il Ted Lasso della politica americana: solo cinque anni fa sarebbe stato impensabile un uomo politico di quel calibro che parla da un palco di problemi di infertilità. Walz, Emhoff, persino Buttigieg, sposato con l’altro adorabile husband Chasten, due figli adottati, una famiglia adorabilmente normale ma molto americana: la mascolinità che esce dalla convention è l’opposto di quella tossica, machista, trumpiana che c’è dall’altra parte, una parte che per attaccare Walz – che da governatore del Minnesota ha passato una legge per mettere assorbenti gratis nei bagni delle scuole pubbliche – lo ha soprannominato “Tampon Tim”: i repubblicani sono quegli uomini che ancora si vergognano di andare in farmacia a comprare gli assorbenti per le loro fidanzate, nel 2024. Jonathan Martin alla Msnbc sull’intervento di Bill Clinton ha detto che l’unico scopo era quello di tranquillizzare l’elettorato più avanti con l’età, fare da garante rispetto a questo passaggio di consegne: potete votarli, non sono troppo comunisti, non sono troppo estremisti, fidatevi di loro.