Ansa

dopo le consultazioni

In Francia si va verso un governo demélenchonizzato

Mauro Zanon

Macron ha accolto i capi di partito e dei gruppi parlamentari in vista della nomina del prossimo primo ministro.  E a fine giornata, la (quasi) certezza è che non ci saranno gli Insoumis (Lfi) nel futuro esecutivo di larghe intese, ossia il partito della sinistra radicale guidato da Mélenchon

Verso un governo demélenchonizzato. Oggi, all’Eliseo, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha accolto i capi di partito e dei gruppi parlamentari per il primo giro di consultazioni in vista della nomina del prossimo primo ministro. E a fine giornata, la (quasi) certezza è che non ci saranno gli Insoumis (Lfi) nel futuro esecutivo di larghe intese, ossia il partito della sinistra radicale guidato da Jean-Luc Mélenchon.

Sia Gabriel Attal, premier dimissionario e neo patron di Ensemble pour la République (Epr, ex Renaissance) all’Assemblea nazionale, sia Laurent Wauquiez, capogruppo dei deputati Républicains (Lr), il partito gollista, hanno annunciato che, in caso di presenza di esponenti Lfi tra i ministri o a Matignon, presenteranno immediatamente “una mozione di sfiducia” contro il governo. In una lettera inviata ai deputati Epr, Attal ha riassunto con queste parole il suo incontro con Macron: “Ho difeso la nomina di un nuovo primo ministro che non provenga dai partiti del blocco centrale, con un governo che rappresenti un ampio bacino di sensibilità, dalla sinistra alla destra repubblicane, che consentirebbe di avanzare nell’interesse dei francesi”.

Poi, al capo dello stato francese, ha indicato che il suo gruppo si opporrà radicalmente a qualsiasi compromesso con Lfi. Sulla stessa scia Laurent Wauquiez che, al termine del faccia a faccia all’Eliseo con il presidente della Repubblica, si è detto inflessibile dinanzi a un’eventuale partecipazione dei mélenchonisti nell’esecutivo. In caso di ministri Lfi, i deputati Lr “voteranno immediatamente una mozione di sfiducia”, ha minacciato Wauquiez. Secondo quanto riportato da BfmTv, Macron, durante il pranzo con i cacicchi della maggioranza – oltre a Gabriel Attal, i due leader centristi, François Bayrou (MoDem) e Édouard Philippe – ha spiegato che il nuovo premier dovrà garantire “stabilità” alla Francia, essere il rappresentante del più vasto fronte repubblicano possibile e non “cadere alla prima mozione di sfiducia”. “Non vuole giocare con le istituzioni, nominare Lucie Castet e poi aspettare che venga censurata”, ha riferito in forma anonima a BfmTv
un partecipante del pranzo all’Eliseo. Castets è la candidata del Nuovo fronte popolare, la coalizione delle sinistre socialista, ecologista, comunista e mélenchonista che per prima, oggi, ha varcato la soglia dell’Eliseo per le consultazioni.

L’economista di 37 anni e attuale direttrice delle finanze del Comune di Parigi si è detta “estremamente soddisfatta” al termine del colloquio con Macron e “pronta ad andare a costruire delle coalizioni”. Ma il suo legame con il partito di Mélenchon azzoppa la sua candidatura e riduce al lumicino le possibilità di essere promossa a Matignon. Lunedì, all’Eliseo, arriveranno i rappresentanti del Rassemblement national, il partito della destra sovranista di Marine Le Pen e Jordan Bardella, e il loro alleato, Éric Ciotti. Martedì, secondo fonti dell’Eliseo, potrebbe esserci un secondo giro di consultazioni prima della scelta definitiva. Ma tutto lascia pensare che il prossimo capo dell’esecutivo e i suoi ministri non saranno di obbedienza mélenchonista.

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