medio oriente

Lo scambio tra Israele e Hezbollah dopo l'attacco preventivo

Micol Flammini

I caccia israeliani hanno colpito simultaneamente le postazioni di lancio del gruppo nel sud del Libano, nel giorno in cui preparava la ritorsione contro lo stato ebraico. Cosa sapevano gli Stati Uniti e le parole di Nasrallah, tra minacce e derisioni

Poco prima dell’inizio di shabbat, l’intelligence israeliana aveva avvisato che un attacco vasto da parte del gruppo libanese Hezbollah, contro tutto il territorio del paese,  sarebbe stato questione di giorni. Eppure, mentre si rimaneva concentrati  sul negoziato per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza, mentre si prestava attenzione alla disponibilità del premier israeliano Benjamin Netanyahu a cedere sulla questione dei corridoi di Filadelfi e Netzarim – il primo al confine tra la Striscia e l’Egitto, il secondo che taglia in due la Striscia dividendo il nord dal sud, entrambi cruciali per bloccare gli spostamenti degli uomini di Hamas e il traffico di armi che fluisce nei tunnel che arrivano fino all’Egitto –  sembrava quasi che la minaccia di un attacco combinato a opera dell’Iran e dei suoi gruppi armati alleati, prima tra tutti Hezbollah, stesse sparendo sullo sfondo di una pressione diplomatica sempre maggiore e costante che portasse alla firma di un accordo. Nella realtà, però, mentre Teheran aveva dato segnali che il suo attacco non sarebbe più stato imminente, Hezbollah ha continuato a bersagliare il nord dello stato ebraico con raffiche dai cinquanta fino ai duecento lanci al giorno, dando prova di avere a disposizione un ampio arsenale per compiere il suo attacco e di essere pronto. In queste condizioni, Israele ha maturato l’idea di un attacco preventivo, che è stato portato a termine nelle prime ore di domenica mattina, quando i caccia israeliani (circa cento) si sono alzati in volo e hanno colpito simultaneamente migliaia di obiettivi di Hezbollah situati nella parte meridionale del Libano. Tsahal, l’esercito israeliano, ha definito l’operazione “preventiva” e ha detto che sono stati colpiti armamenti pronti a essere utilizzati per un attacco su vasta scala nel centro e nel nord di Israele. 


 

L’attacco era stato già pianificato, ma Israele ha agito adesso perché avrebbe individuato dei preparativi di Hezbollah durante la notte per colpire in direzione di Tel Aviv, forse, secondo il sito ynet, contro il quartier generale del Mossad di Gilot. 

 

Hezbollah ha risposto immediatamente, lanciando duecentodieci razzi e venti droni, diretti tutti nel nord di Israele. Il gruppo ha dichiarato che l’attacco poteva considerarsi concluso "per oggi" ed era parte della ritorsione promessa contro Israele per l’uccisione del comandante Fuad Shukr, consigliere del leader del gruppo Nasrallah, uomo che per anni si era mosso nell’ombra conoscendo e organizzando ogni attacco e ogni piano futuro contro lo stato ebraico. 


 

Oggi proseguono gli incontri al Cairo per arrivare a un accordo tra Israele e Hamas, le alte cariche dell'intelligence israeliana sono presenti in Egitto, anche il direttore della Cia, BIll Burns, assiste ai negoziati, oltre ai funzionari egiziani e qatarini. La presenza di personalità di alto livello indica la serietà dell’incontro e la volontà di agire in fretta.

 

Le reazioni

Israele aveva avvisato gli Stati Uniti della possibilità di un attacco preventivo, gli Stati Uniti avevano accettato a condizione che non generasse una guerra più vasta. La tensione tra Israele e Hezbollah è alta da mesi, la Casa Bianca, nonostante Hamas abbia ancora una volta rifiutato la proposta di accordo con Israele, crede ancora che l'intesa sia l'unico modo per evitare l'escalation tanto temuta in medio oriente. Secondo il ministro della Difesa Yoav Gallat  l'attacco è stato un successo e il primo ministro, Benjamin Netanyahu, ha detto che la giornata di oggi non rappresenta "la fine della storia" degli scontri con Hezbollah e delle ostilità con l'Iran. Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha tenuto un discorso, come al solto dal bunker in cui è rinchiuso per paura di essere eliminato da Israele, e ha ammesso che la rotorsione di oggi – i trecentoventi lanci contro lo stato ebraico – sono una vendetta per la morte di Fuad Shukr e che potrebbero esserci altri attacchi nei prossimi giorni. Ha detto che nessun lanciamissili è stato colpito prima che Hezbollah colpisse Israele, rivendicando il successo dell'operazione. Ma parte del mondo arabo non è d'accordo col definire gli attacchi di oggi un successo: ne sono una prova le prese in giro arrivate dopo che sostenitori di Hezbollah avevano pubblicato immagini dalla Galilea di pollai daneggiati: "Allahu Akbar! La risposta di Hassan Nasrallah! La risposta di Hezbollah! Il numero di polli feriti è salito a 27 – ha commentato su X un utente – Cinque dei quali sono gravemente feriti, con ustioni di primo grado alle ali e al becco, dopo che il recinto per i polli è stato preso di mira in risposta all'assassinio di Fuad Shukr. Lui dice 'I nostri missili sono precisi!'". Il commento a generato molti meme con polli associati al gruppo e al suo leader. 

 

 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)