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Nel lutto di Solingen, coltelli ed espulsioni segnano i politici tedeschi

Daniel Mosseri

Il cancelliere federale Olaf Scholz promette leggi più severe dopo l'ultimo attentato di matrice islamica registrato in Germania, ma il dibattito si infiamma sulle mancate espulsioni. Con le elezioni regionali all'orizzonte, crescono le critiche per la gestione della sicurezza

Berlino. Era scurissimo in volto il cancelliere federale Olaf Scholz quando, domenica, ha visitato Solingen per depositare dei fiori sul luogo dell’ultimo attentato di matrice islamica registrato in Germania. Un attacco all’arma bianca con, questa volta, un bilancio di tre morti – tre sessantenni sgozzati sotto al palco allestito per celebrare i 650 anni della città renana – e otto feriti, cinque dei quali in gravi condizioni.

“Sono arrabbiato, sono furioso per questo crimine che deve essere punito in modo rapido e severo. E faremo tutto il necessario per garantire che una cosa del genere non si ripeta. A tal fine stiamo rafforzando le nostre leggi sulle armi, soprattutto per quanto riguarda l’uso dei coltelli. Stiamo facendo tutto il possibile per garantire che coloro che non sono autorizzati a vivere in Germania vengano rimpatriati”, ha dichiarato Scholz. I coltelli e i rimpatri, due temi affrontati dai politici tedeschi nelle ore subito successive al sangue scorso a Solingen per mano di un 26 siriano che aveva chiesto asilo quattro anni fa. Anche il vicecancelliere e leader dei Verdi, il già popolarissimo Robert Habeck, ha ricordato che “la legge sul porto d’armi deve essere rafforzata”. Certo, è meglio evitare che si possa passeggiare in città con un coltello smisurato, segnalano tanti commentatori sui giornali; ma nascondersi dietro al coltello per non occuparsi di chi lo brandisce è ipocrita. Tanto più se chi venerdì scorso ha sparso sangue innocente non sarebbe dovuto trovarsi né a Solingen né sul suolo tedesco: in effetti, la domanda di asilo di Issa al Hasan, questo il nome del fermato dopo l’attacco di venerdì, non era stata accolta e il giovane, il cui gesto è stato rivendicato dallo Stato islamico, avrebbe già dovuto essere espulso dalla Germania. I commenti lasciati sulla pagina Facebook di Olaf Scholz sono decisamente meno articolati e tendono tutti verso lo stesso tema: “Con che coraggio ti presenti a Solingen tu che dovresti garantire la sicurezza dei tedeschi?”.

Il tema di come vietare il porto di coltelli appassiona pochissimo gli elettori, molto più interessati a sapere se e come il governo metterà mano alla pratica delle espulsioni inevase di richiedenti asilo respinti. Perché, come scrive la Lepiziger Volkszeitung, “le espulsioni fanno parte di una politica migratoria funzionante (...) ma attualmente hanno pochissimo successo per una serie di ostacoli”. Da Lipsia a Brema il tema non cambia e scrive il Weser Kurier dalla città anseatica: “Le autorità dovranno spiegare perché il siriano di 26 anni non è stato immediatamente espulso in Bulgaria (dove era stato registrato al suo arrivo in Europa, ndr), ma inviato a Solingen: questo è anche nell’interesse di tutti i migranti musulmani irreprensibili in Germania che sono posti sotto il sospetto generale dagli agitatori di destra”. 

Una nota per ricordare, ma il cancelliere se lo ricorda benissimo da solo, che domenica prossima si vota in Sassonia e in Turingia per rinnovare i Parlamenti regionali e che il 22 settembre tocca al Brandeburgo – tre Länder orientali nei quali AfD si prepara a fare faville mentre per i rossi (Spd) di Scholz e i Verdi di Habeck i sondaggi sono tutti in salita. Intanto, da Monaco di Baviera il sindaco Dieter Reiter ha annunciato maggiori controlli in vista dell’Oktoberfest. La popolarissima kermesse è al via il 21 settembre e il sindaco ha spiegato agli amici della birra che si potrà formare un po’ di fila agli ingressi “ma la sicurezza viene prima”. 

Il leader della Cdu, Friedrich Merz, non le ha mandate a dire: “I coltelli non sono il problema, ma lo sono le persone che li portano con sé.  Nella maggior parte dei casi si tratta di rifugiati, nella maggior parte degli atti ci sono motivi islamisti dietro”. Un’affermazione per spianare la strada a un pacchetto di misure alle quali la Cdu, il solo partito nazionale ancora in grado di tenere testa ad AfD nei territori dell’ex Germania est, si è messa al lavoro dopo i fatti di Solingen. Fra queste ci sarebbe la possibilità di espellere persone verso la Siria e l’Aghanistan: “Altri richiedenti asilo da questi paesi non li prendiamo più”, ha dichiarato Merz; la perdita immediata dello status di rifugiato per chi viaggi dalla Germania nel suo paese d’origine; il ritiro del passaporto tedesco per chi abbia il doppio passaporto e sostenga il terrorismo; misure coercitive per chi abbia commesso un reato e sia in attesa dell’espulsione; fine delle pratiche di naturalizzazione veloce dopo tre anni di soggiorno. Proposte alle quali la maggioranza che sostiene Scholz farà fatica a opporsi.

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