terrorismo energetico
Mosca ha una nuova strategia per lasciare l'Ucraina al buio e al gelo. Le mappe
Mosca ha cambiato tattica: invece di colpire le sottostazioni e le reti, ora mira a distruggere le strutture che producono elettricità e riscaldamento dell'Ucraina, che ha perso circa metà della sua capacità energetica. Verso l'inverno più duro. I numeri di una crisi energetica
Rafael Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica delle Nazioni Unite, in visita oggi nella regione russa di Kursk, dove le forze ucraine hanno sfondato il confine con un'incursione lampo il 6 agosto e dove infuriano i combattimenti con le forze russe, ha detto che la locale centrale nucleare è particolarmente vulnerabile a incidenti gravi perché priva di una cupola protettiva che possa ripararla da missili, droni o artiglieria. Intanto, negli ultimi giorni, la Russia ha condottouna delle più grandi serie combinate di attacchi con droni kamikaze e missili contro le infrastrutture energetiche ucraine. Il 26 agosto ha colpito la diga della centrale idroelettrica a Vyshorod (appena a nord della capitale), pur senza causare danni significativi. I funzionari ucraini hanno segnalato ulteriori danni alle infrastrutture e interruzioni energetiche in seguito agli attacchi russi nelle oblast di Leopoli, Odessa, Volinia, Chmelnyckyj, Vinnycja, Zhytomyr e Zaporizhzhia.
Dall'inizio dell'invasione, nel 2022, la Russia si è di fatto concentrata su due strategie di combattimento, scrive il Royal United Services Institute, think tank londinese che si occupa di difesa e sicurezza. “Una è l'attrito in prima linea, con azioni circoscritte per prendere città considerate importanti per gli obiettivi del Cremlino. La seconda sono gli attacchi alle infrastrutture energetiche del paese [...], che sono cresciuti in efficacia e ora rischiano di raggiungere l'obiettivo di Mosca di un blackout totale in Ucraina”. Rispetto agli scorsi anni, negli ultimi mesi Mosca ha cambiato tattica: invece di colpire sottostazioni di distribuzione e reti di trasmissione elettrica, ora sta lanciando attacchi mirati e su larga scala per distruggere le strutture che producono elettricità e riscaldamento, come centrali elettriche e impianti di cogenerazione (Chp).
Secondo l'ultimo report del Centre for Eastern Studies (Osw) di Varsavia, da marzo 2024, quando la Russia ha ripreso le sue massicce campagne di bombardamenti, l'Ucraina ha perso circa metà della sua capacità energetica, con interruzioni di corrente in tutto il paese quasi quotidiane e che durano molte ore. Un gran numero dei 1.102 impianti energetici del paese, tra nucleari, rinnovabili, oltre che termoelettrici e idroelettrici, fondamentali per bilanciare la rete durante il giorno e fornire riscaldamento centralizzato alle grandi città, è stato danneggiato del tutto o in parte. “Circa l'80-90 per cento della capacità di generazione di energia dell'Ucraina nelle centrali termoelettriche e circa il 45 per cento nelle centrali idroelettriche è andata persa”, scrive l'Osw. “Ciò rappresenta un totale di 9,2 gigawatt di capacità installata su circa 18-20 disponibili prima degli attacchi (inclusi i 7,8 gigawatt delle centrali nucleari)”. L'istituto polacco spiega che sebbene sia “difficile valutare quali strutture siano state distrutte (la loro ricostruzione richiederà minimo un anno) e quali abbiano subito solo danni importanti e possano essere invece riparate in pochi mesi”, ci sono tuttavia esempi lampanti: la centrale termoelettrica di Trypilska, che forniva circa metà dell'elettricità di Kyiv, e la centrale termoelettrica n. 5 a Kharkiv, che riscalda il 30-50 per cento dei residenti della città, sono state messe completamente fuori uso.
Da marzo 2022, la rete elettrica ucraina è stata collegata alla rete dell'Ue, il che consente a Kyiv di ricevere supporto dagli stati confinanti. La disconnessione dell'Ucraina dal sistema elettrico russo e il collegamento con l'Europa continentale sono state rese permanenti a novembre 2023 e gli operatori di sistema europei hanno deciso di aumentare il limite di capacità per le importazioni di elettricità. Ciò ha consentito finora a Ukrenergo, l'operatore ucraino, di assorbire meglio gli shock al sistema, dovuti agli attacchi o a picchi di consumo causati dalle temperature più fredde dell'inverno in arrivo. Dopo il primo massiccio attacco dello scorso marzo, Kyiv ha interrotto le sue esportazioni di elettricità e ha iniziato a importarne. Da maggio il volume dell'import si è spesso avvicinato al limite massimo di capacità anche di notte: significa che l'Ucraina non è più in grado di soddisfare la sua domanda, nemmeno nel periodo di minor consumo. Le importazioni record dai paesi limitrofi e il bel tempo, che ha permesso al paese di produrre più energia da rinnovabili, hanno per ora stabilizzato la situazione. Spesso però l'import ha già raggiunto il tetto massimo (1,7 GW) e non è detto che i paesi vicini avranno a disposizione surplus energetici così grandi, soprattutto nei mesi freddi. Inoltre le importazioni non possono rifornire le oblast più orientali, come Kharkiv e Dnipropetrovsk. Il quadro peggiorerà poi quando le centrali nucleari inizieranno a chiudere unità per la manutenzione stagionale programmata (con un deficit di potenza previsto di circa 3 GW) e con l'arrivo dell'inverno, che potrebbe essere il più duro per i cittadini ucraini. Kyiv potrebbe arginare il problema decentralizzando la produzione. Si tratterebbe di installare un gran numero di piccole centrali elettriche a gas e generatori da pochi megawatt, in grado di cogenerare sia elettricità sia calore. Riuscirà finanziare e gestire un simile modello su larga scala in pochi mesi?