Foto Ansa

Tra finzione e realtà

"Ho appuntamento con Macron". I legami pargini di Pavel Durov, veri e finti

Mauro Zanon

Il fondatore di Telegram, una volta arrestato in Francia, avrebbe detto ai poliziotti che quella sera era atteso a cena all'Eliseo, dal presidente della Repubblica. Un'informazione che è stata smentita dallo staff del Ceo: una cena, vera, c'è stata. Ma non è stata la scorsa domenica, quanto più nel 2018

Parigi. Secondo quanto rivelato oggi dal Canard enchaîné, subito dopo essere stato arrestato sulla pista dell’aeroporto Le Bourget, Pavel Durov, fondatore e ceo di Telegram, avrebbe detto ai poliziotti che erano venuti a prelevarlo che il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, lo aspettava per cena all’Eliseo. Interrogato dal Canard, l’entourage del capo dello stato ha smentito l’informazione. “Il presidente non era assolutamente al corrente dell’arrivo di Pavel Durov a Parigi”, ha dichiarato al settimanale un consigliere di Macron. “Tra l’altro, quella sera, era al Touquet. Ci è stato effettivamente riferito che (Durov, ndr) ha evocato un appuntamento immaginario con il capo dello stato e che si è inoltre vantato di numerosi contatti di alto livello”. Per quale motivo, dunque, come sottolineato dal Canard, il patron franco-russo dell’applicazione di messaggistica avrebbe dovuto gettarsi “nella bocca del lupo venendo a Parigi?”.
 

Durov non sapeva di essere oggetto di un mandato di arresto internazionale spiccato dalla giustizia francese per complicità nelle attività illegali che avvengono sull’app di messaggistica, dal traffico di stupefacenti alla condivisione di materiale pedopornografico, e mancanza di un sistema di moderazione dei contenuti. Ma Durov era tutt’altro che uno sconosciuto per Macron. Prima di ottenere la cittadinanza francese nel 2021, l’amministratore delegato di Telegram ha incontrato il presidente della Repubblica in diverse occasioni, secondo quanto rivelato oggi dal Monde. Questi incontri sono stati anche menzionati nella domanda di naturalizzazione presentata da Durov, che ha ottenuto il passaporto francese come “straniero emerito”: una procedura rarissima e politica, attraverso cui il governo concede la cittadinanza a uno straniero che “contribuisce al prestigio della Francia”. Lanciata formalmente su iniziativa del ministero degli Esteri, nei fatti, questa cittadinanza speciale, è richiesta dalle persone che desiderano beneficiarne o ai ministri o direttamente al presidente della Repubblica.
  

Come confermato al Monde dall’entourage di Macron, Durov ha chiesto direttamente all’Eliseo in seguito a un pranzo con il presidente della Repubblica svoltosi nel 2018. Il fatto che ci sia stato questo pranzo è stato rivelato sempre oggi dal Wall Street Journal, secondo cui tra l’entrée e un dessert sarebbe stata evocata anche l’ipotesi di trasferire la sede di Telegram a Parigi. La proposta, all’epoca, fu rifiutata da Durov, ma ciò non impedì all’imprenditore russo di ottenere tre anni dopo la cittadinanza francese. Sempre secondo il Wsj, nel 2017, un anno prima del pranzo con Macron, i servizi segreti francesi presero di mira Durov in un’operazione congiunta con l’intelligence degli Emirati Arabi Uniti ribattezzata “Purple Music”, nell’ambito della quale lo smartphone del fondatore di Telegram è stato hackerato. Secondo le fonti sentite dal Wsj, l’operazione era volta a scongiurare l’utilizzo della piattaforma da parte dello Stato islamico per reclutare militanti e pianificare attentati.
  

Oggi, dopo 96 ore di stato di fermo, Durov è stato trasferito al tribunale di Parigi in vista di una sua possibile incriminazione. Secondo un documento amministrativo consultato da Politico, lo scorso 25 marzo, le autorità francesi hanno disposto un mandato d’arresto non solo per Pavel Durov, ma anche per il fratello e co-fondatore dell’app Nikolai. I mandati di arresto sono stati emessi dopo che la piattaforma non ha dato “alcuna risposta” a una richiesta delle autorità di identificare un utente di Telegram.

Di più su questi argomenti: