sui confini

Quanto sono in guerra gli alleati di Kyiv?

Micol Flammini

In Polonia è arrivato un drone russo Shahed e Varsavia valuta le ragioni e i rischi degli sconfinamenti delle armi di Mosca. Stoltenberg rassicura l’Ucraina: l’impegno della Nato continua 

La guerra si fa anche con gli sconfinamenti e la Polonia, il paese dell’Unione europea che condivide il confine più lungo con l’Ucraina, dall’inizio dell’invasione della Russia ha già conosciuto i danni diretti e indiretti dei bombardamenti massicci con cui Mosca attacca tutte le regioni ucraine. E’ questione di poco, c’è Leopoli, c’è Volinia, e di là c’è Varsavia, in allerta. L’evento più doloroso e celebre si è verificato nel novembre del 2022, quando un missile della contraerea ucraina arrivò in Polonia e uccise due persone – fu una conseguenza dell’attacco combinato di missili e droni che Mosca aveva lanciato contro tutte le regioni dell’Ucraina. A marzo, un missile russo è entrato e rimasto nello spazio aereo polacco per trentanove secondi. Lunedì, la Russia ha preso di mira quindici oblast ucraine e un drone Shahed ha volato per trenta minuti nei cieli della Polonia. Quando Mosca attacca, anche Varsavia è in allerta, la sua aviazione si tiene pronta. Il generale polacco Tomasz Drewniak ha parlato con l’emittente radiofonica RMF24 e ha detto che  probabilmente non si è trattato di un errore, lo Shahed non si era perso nei cieli della regione polacca di Lublino, ma rappresentava il tentativo di Mosca di studiare le difese polacche. 

  
Drewniak ha spiegato che dalla reazione polacca, per esempio, Mosca ha potuto capire quanto tempo ci vuole dal momento in cui Varsavia riceve il segnale di riconoscimento a quando prende una decisione e un aereo si alza in volo. L’attacco di lunedì, con 127 missili e 109 droni, è stato il più massiccio lanciato finora da Mosca. Gli errori accadono, ma il generale ha fatto capire che Varsavia interpreta questi sconfinamenti sempre meno come degli errori. Non vuol dire che Mosca si appresta ad attaccare la Polonia, ma ammassa informazioni su un paese che non è in stato di guerra e quindi risponde alla guerra russa nel paese vicino con una catena di comando e una capacità di reazione che è più lenta e macchinosa rispetto a quella del paese direttamente coinvolto: l’Ucraina.

 

Il giornalista polacco Bartosz Wielinski ha spiegato sul quotidiano Gazeta Wyborcza come funziona la catena di comando che porta all’abbattimento di un oggetto come un drone: quello entrato nello spazio aereo polacco lunedì è scomparso dai radar e probabilmente si trova in Polonia, dove è atterrato senza esplodere. Il giornalista solleva una domanda: se confiniamo con un paese in guerra, il cui spazio aereo è chiuso, è davvero necessario reagire con cautela secondo le procedure in vigore da prima dell’invasione di Mosca? La cautela, spiega il giornalista, si applica ancora perché, a volte, a sconfinare potrebbe essere l’aeronautica ucraina, ma nei cieli polacchi sono già cambiate molte cose. 

 
Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ieri, a conclusione del Consiglio Naro-Ucraina, ha detto che i paesi membri si impegnano a fornire a Kyiv e intensificare  “le attrezzature e le munizioni di cui ha bisogno”. Nei giorni scorsi, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, aveva chiesto ai suoi alleati di superare alcune linee rosse che consentirebbero a Kyiv di proteggersi meglio. Molte richieste erano indirizzate agli Stati Uniti, per avere il permesso di usare alcune armi per distruggere obiettivi militari nel territorio russo, ma Zelensky ha chiesto anche ai suoi alleati confinanti di lavorare assieme agli aerei F-16, che Kyiv già possiede, per proteggere la parte occidentale dell’Ucraina. Sarebbe una rivoluzione per la difesa del territorio ucraino. La Polonia, fra tutti i paesi confinanti, è il più grande e il meglio armato. Ha un ruolo da leader, sta cambiando molti paradigmi dentro all’Unione europea: l’appello di Zelensky era diretto soprattutto a Varsavia. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)