editoriali

Il flip flop di Trump sull'aborto: rivede le posizioni pro life (pure sull'Obamacare)

Un terreno su cui l’ex presidente si è sempre mosso a disagio, nonostante sia da un decennio il portabandiera di un partito tradizionalmente pro life. Gli ultimi voltafaccia e una proposta che gli complica la vita

Se l’immigrazione è il tema su cui Donald Trump risulta più efficace agli occhi di molti americani, la riproduzione è quello su cui è più in difficoltà. Quello dell’aborto è un terreno su cui l’ex presidente si è sempre mosso a disagio, nonostante sia da un decennio il portabandiera di un partito tradizionalmente pro life. L’assenza di forti convinzioni personali lo porta a sbandare da una posizione all’altra, con il risultato di lasciare spesso interdetti i suoi potenziali elettori.  E’ successo di nuovo in un’intervista televisiva alla Nbc. Gli hanno chiesto come voterà, da residente della Florida, in un referendum in programma a novembre che punta a cancellare il tetto massimo delle sei settimane per abortire imposto dal governatore repubblicano Ron DeSantis, suo ex avversario nella corsa alla Casa Bianca. “Voterò per dire che servono più di sei settimane, sono troppo poche”, ha detto Trump. Il che tradotto in termini elettorali – nonostante i tentativi di correzione di rotta fatti subito dopo dai suoi portavoce – significa votare “sì” a un referendum che alzerà il tetto a 24 settimane dal concepimento. Una scelta che lo mette in rotta di collisione con una larga fetta del suo elettorato, soprattutto con gli evangelici e i cattolici più conservatori. 

  
Trump poi si è complicato ulteriormente la vita annunciando di voler dare totale copertura assicurativa – a spese del governo o delle compagnie di assicurazione – alle donne che praticano la fecondazione in vitro. Una scelta che equivale a un ampliamento dell’Obamacare, cioè di una legge che è da sempre l’obiettivo delle critiche più forti (e spesso efficaci) dei repubblicani. E qui ha fatto inorridire la parte più liberista del partito. 

 
Non male per un candidato che ora sta inseguendo nei sondaggi e nei prossimi giorni deve riuscire a dipingere l’avversaria Kamala Harris come una “voltagabbana” che cambia spesso idea.