Vance chiede i soldi alla Silicon Valley per aiutare Trump a battere Harris

Giulio Silvano

Il candidato vice repubblicano, via Ft, chiede a Peter Thiel, il miliardario co-fondatore di Paypal, di aprire il ricco portafogli per aiutare la campagna del Gop. E  parla della distruzione del monopolio di Google. Occhiolino alle aziende big tech che soffrono per le strette dell’antitrust volute dall’amministrazione Biden

L’intervista del giorno è quella di Kamala Harris alla CNN, la prima da quando è la candidata alla presidenza. Ma anche il candidato vice di Donald J Trump, il senatore dell’Ohio e bestsellerista millennial J D Vance ha parlato con la stampa, nello stato chiave del Wisconsin. Parlando con il Financial Times, Vance ha mandato un messaggio chiaro, quasi un’implorazione, al suo vecchio boss Peter Thiel, per cui aveva lavorato in California prima di entrare in politica e con cui condivide un grande amore per JRR Tolkien. Co-fondatore di Paypal e di Palanthir, Thiel dovrebbe, secondo Vance “uscire da bordo campo ed entrare in gioco”, cioè aprire il ricco portafogli per aiutare la campagna repubblicana a battere Harris. Thiel nel 2016 aveva donato al GoP e aveva personalmente aiutato Vance a diventare senatore due anni fa dandogli 15 milioni di dollari, ma fino a ora non ha preso posizione. L’anno scorso il miliardario aveva detto che, deluso dall’amministrazione Trump, non avrebbe dato soldi a nessun repubblicano per il 2024. A giugno, ad Aspen, Thiel aveva detto che “se mi punti una pistola alla testa voterei per Trump”.

“Fondamentalmente Peter è un conservatore”, ha dichiarato Vance al quotidiano inglese. “Continuerò a parlarci e a persuaderlo, sai, è ovviamente un po’ esaurito per come va la politica, ma lo sarà ancora di più se perdiamo e se Kamala Harris diventa presidente”.

Nell’intervista Vance ha anche parlato della distruzione del monopolio di Google. “Google deve essere suddiviso, è troppo grosso e troppo potente, vedremo come saranno le cose nel 2025”.

Vance sta cercando di fare l’occhiolino, nemmeno troppo velatamente, alle aziende big tech che stanno soffrendo sotto le regole sempre più rigide dell’antitrust volute dall’amministrazione Biden. Google di recente ha perso una causa contro il dipartimento della giustizia per via della monopolizzazione dei motori di ricerca e ne è in corso un’altra sulle pubblicità. Anche per Meta (Facebook), Amazon e Apple sono in corso cause di questo genere che potrebbero spingere i tech bros ad andare a destra, sperando in qualche politica più libertaria del prossimo governo. Vance era riuscito a organizzare a giugno un importante fundraiser a San Francisco, con gli investitori e podcaster David Sacks and Chamath Palihapitiya, e a mostrare che non tutta la Silicon Valley è dalla parte dei progressisti.

Vance col Financial Times ha anche cercato di difendere le proposte economiche Trump fa nei suoi comizi. “Bisogna usare la carota e il bastone”, ha detto il candidato VP rispetto alle altre nazioni che Trump vorrebbe colpire con nuove tariffe, “non permetteremo a questi tizi di avere accesso ai nostri mercati mentre cercano di tagliare i salari e rubare fabbriche americane”. E poi, ha aggiunto, che gli Stati Uniti devono essere pronti a “respingere alcuni dei peggiori eccessi della globalizzazione”.