Foto Epa, via Ansa

in Germania

Che piani ha studiato Friedrich Merz per il voto (complicato) in Sassonia e Turingia

Daniel Mosseri

Domenica si vota in Sassonia e Turingia. L'AfD potrebbe vincere nel secondo stato federale. Il leader della Cdu sconta la sua mancanza di popolarità: troppo ricco per alcuni, troppo arrogante per altri ma soprattutto poco chiaro per la maggioranza dei tedeschi

Berlino. I giochi sono fatti. Domenica si vota e a partire dalle 18 si saprà su quali partiti gli elettori del Libero stato di Sassonia e della Turingia avranno deciso di fare affidamento. L’unica certezza è che i due Parlamenti regionali di Dresda e di Erfurt non assomiglieranno per nulla al Bundestag eletto a fine 2021. Qua la Spd del cancelliere Olaf Scholz è prima e la Cdu di Friedrich Merz seconda. Seguono Verdi e Liberali mentre AfD è quinta con 82 seggi.

Domani sera, secondo i sondaggisti, AfD balzerà invece al primo posto in Turingia mentre la Cdu cercherà di raggiungerla in vetta almeno in Sassonia. Giorni fa Friedrich Merz ha lanciato un appello al voto utile, sottolineando che solo il suo partito è in grado di arginare la formazione già sovranista diventata, soprattutto nei Länder orientali, un partito al limite dell’estremismo. Con le sue parole Merz ha molto irritato i leader degli altri partiti democratici senza nessuna garanzia che il suo appello sarà ascoltato.

L’avvocato renano che guida la Cdu ormai dal gennaio 2022 sconta infatti la sua mancanza di popolarità: troppo ricco per alcuni, troppo arrogante per altri ma soprattutto poco chiaro per la maggioranza dei tedeschi. Anni fa Merz aveva assicurato che con lui alla guida della balena bianca tedesca l’AfD avrebbe finito per perdere almeno la metà dei suoi voti: tutte le elezioni successive gli hanno dato torto. Colpa delle scelte impopolari della maggioranza semaforo del cancelliere Scholz, ha replicato Merz. 

Un ragionamento un po’ stiracchiato: se il governo fa male, a rigor di logica il primo partito d’opposizione dovrebbe approfittarne. La sua Cdu, invece, è lontana dai fasti del lungo regno di Angela Merkel. Nel punto più basso della sua carriera politica, la cancelliera venuta dall’est portò a casa il 33 per cento a livello nazionale. Ma lei, appunto, veniva dall’est, vestiva in maniera semplice e sapeva parlare con la gente del popolo. Merz avrebbe dunque dovuto sopperire al suo scarso carisma e all’invidia che il suo jet privato provoca in tanti con una piattaforma politica chiara e coerente, “invece da un punto di vista strategico non ha avuto una mano molto felice”, spiega al Foglio Ralf Schuler. Per anni capo dei servizi parlamentari della Bild, Schuler si è messo in proprio lanciando Nius, un canale YouTube dal quale intervista sistematicamente tutti i big della politica tedesca. “Merz fa e dice un sacco di cose ma è sempre da solo. E poi non si lascia consigliare”. Certo, concede Schuler, il risultato che attende la Cdu nei Länder orientali è molto migliore delle migliori attese di socialdemocratici, Verdi e Liberali messi insieme, “ma Merz non ha già vinto perché il giorno dopo il voto partirà un dibattito in seno al partito” sulla direzione da prendere. “Alcuni diranno che Sahra Wagenknecht (la leader dei socialisti xenofobi pro Putin, ndr) è il male minore, altri che il suo è un partito di comunisti incompatibile con la Cdu”.

 

Le conseguenze del voto a Berlino

Il dibattito non è poi limitato agli assetti a Erfurt o a Dresda. Per il prossimo governo federale – le elezioni sono tra un anno – Marcus Söder, leader dei fratelli bavaresi della Csu, “non vuole sentir parlare dei Grünen”, riprende Schuler, notando invece che Hendrik Wüst, il premier della Cdu del grande Nord Reno-Vestfalia (Nrw, 18 milioni di abitanti), anche lui della scuola renana di Merz, su questo punto è  più flessibile. Secondo i sondaggi se domenica si votasse per il Bundestag, la Cdu prenderebbe fra il 32 e il 34 per cento dei voti, salvo non sapere a chi portarli in dote. Domenica però si vota all’est e per i partiti di governo sarà un bagno di sangue. 

A Schuler chiediamo se  questo spoglio elettorale potrà provocare uno smottamento da far venire giù tutta la maggioranza. “Non credo. Scholz ha fatto tesoro della lezione di Gerhard Schröder che nel 2005 perse le elezioni in Nrw e portò il paese a elezioni anticipate, che perse. Scholz è determinato ad andare in fondo”. Tutti gli occhi adesso su Merz: da tradizione, se le elezioni regionali andranno bene sarà merito dei leader locali, ma se andranno meno bene la responsabilità sarà tutta di un leader al timone in solitudine.

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