Michael Kretschmer, il candidato in Sassonia per la Cdu - foto Ansa

Dopo il voto in germania

Così la Cdu può mantenere il cordone sanitario attorno all'AfD vittoriosa

Daniel Mosseri

I cristianodemocratici fanno i conti con le ultime elezioni nei vari stati del paese: se in Sassonia la situazione è complicata, ma gestibile, in Turingia i calcoli sono diversi

Berlino. Con l’AfD no, con il Bsw sì. Il giorno dopo le elezioni che hanno terremotato l’est della Germania, la Cdu di Friedrich Merz fa come la protezione civile arrivata sul luogo del disastro delimitando le aree che possono essere rischiose per visitatori e soccorritori. La situazione è complicata in Sassonia ma in apparenza ingestibile in Turingia. Qua l’avvocato renano in sella alla Cdu dal gennaio del 2022 deve in primo luogo evitare il cosiddetto “effetto Kramp-Karrenbauer”, che non è una reazione chimica scoperta in qualche laboratorio dell’Istituto Fraunhofer ma ricorda semplicemente il nome di una ex delfina di Angela Merkel. Delfina che la cancelliera venuta dall’est aveva messo alla testa della Cdu a fine 2018 e che la stessa cacciò a inizio 2020 per non aver garantito la tenuta del cordone sanitario che la stessa Merkel aveva steso attorno all’AfD. Proprio in Turingia la Cdu regionale votò la nascita di un gabinetto guidato da un politico dei Liberali accettando però anche l’appoggio esterno del partito sovranista. Nel giro di poche ore, dal Sudafrica dov’era in visita, Merkel pretese le dimissioni immediate del governatore neoeletto e poi silurò il ministro federale per i Nuovi Länder (eufemismo per ex Germania est): soprattutto domani che a Erfurt il partito sovranista è nelle mani di Björn Höcke, l’anima più bruna e revanscista dell’AfD, una mossa del genere che sconquassi la riappacificata Cdu è da evitare. Merz, forte nelle urne, ha umiliato su X lo sconfitto Olaf Scholz: “Chissà se il cancelliere federale è soddisfatto del risultato della Spd a una cifra: il governo federale deve correggere radicalmente la sua politica”. E tuttavia Merz intende allinearsi all’ukaz scandito da Scholz su Facebook: “Tutti i partiti democratici sono ora chiamati a formare governi stabili senza gli estremisti di destra”.
 

Piantati i paletti c’è poi da fare i conti con l’aritmetica: in Sassonia il premier uscente, il cristianodemocratico Michael Kretschmer, ha difeso i colori dei moderati con il 31,9 per cento ma l’erosione subita dalla Spd (-0,4 per cento), il calo dei Verdi (-3,5) associati alla crescita dell’AfD (+3,1, al 30,6 per cento) rendono impossibile le riedizione della coalizione “Kenya”, un’alleanza regionale nero-rosso-verde. Per questo c’è stata l’apertura verso la lista Bsw di Frau Wagenknecht che con la sua piattaforma anti rifugiati, anti Nato e anti Ucraina non è di certo un alleato naturale della Cdu. Imbarcare i rosso-bruni vuol dire anche dare il congedo ai Verdi tutti pro Kyiv e pro migrazioni. A Dresda, insomma, la via appare segnata verso un governo fra Cdu, Bsw e la Spd.
 

Più complicata la situazione in Turingia: per avere la maggioranza al Parlamento di Erfurt occorre controllare 45 seggi ma i tre partiti di cui sopra arrivano al massimo a quota 44. Con la AfD fuori dai giochi e i Verdi fuori dal Parlamento per non aver superato la soglia di sbarramento al 5 per cento, alla Cdu non resterebbe che un esecutivo di minoranza o imbarcare la Linke del governatore uscente Bodo Ramelow: il partito le ha prese più che dimezzandosi dal 31 al 13 per cento, ma ha ancora 12 seggi. È però naturale che Merz, arrivato secondo con il 23,6 per cento, rifiuti di coalizzarsi con due partiti social-comunisti che uniti insieme valgono più del suo.
 

Il nodo Turingia non è di facile soluzione tanto più che controllando 32 seggi su 88 l’AfD dispone di una solida minoranza di blocco: la nomina dei giudici della Corte costituzionale della Turingia e del Ragioniere dello stato e del suo vice, per esempio, richiedono una maggioranza dei due terzi ma anche i lavori delle commissioni parlamentari possono essere bloccati se un terzo dei loro membri si mette di traverso. Le sfide di Merz, insomma, sono tante e complicate. Lo ha capito al volo il suo massimo rivale in seno all’Unione Cdu-Csu, il governatore bavarese Marcus Söder. Se Merz riuscirà a sbrogliare le due matasse di Sassonia e Turingia, fra un anno la nomina a candidato cancelliere dell’Unione non gliela leverà nessuno. Ma guarda caso proprio oggi Söder si è messo in pista anche lui.