Nuovi assetti
Cosa c'è dietro il più grande rimpasto del governo ucraino dall'inizio della guerra
Le dimissioni di sei ministri, tra cui quello degli esteri Kuleba, lasciano intendere l’arrivo di una fase 2 nell’esecutivo guidato da Zelensky. L'inverno alle porte, gli sviluppi sul terreno e il peso del voto in America
In Ucraina è in corso il più importante rimpasto del governo guidato dal presidente Volodymyr Zelensky in un momento cruciale della guerra contro la Russia, che continua da 30 mesi. Oggi si è dimesso anche il ministro più noto in occidente, quello degli Esteri, Dmytro Kuleba, e sono previsti ulteriori addii e nuove nomine nei prossimi giorni. Ieri, martedì 3 settembre, altri cinque ministri avevano lasciato l'incarico: la vice prima ministra per l’integrazione europea ed euroatlantica Olha Stefanishyna, la vice prima ministra per la reintegrazione dei territori occupati ucraini Iryna Vereshchuk, oltre al ministro per le industrie strategiche Oleksandr Kamyshin, quello della giustizia Denys Maliuska, e Ruslan Strilets per l’Ambiente. “L'autunno sarà estremamente importante. E le nostre istituzioni statali dovranno essere riconfigurate in modo che l'Ucraina ottenga tutti i risultati di cui abbiamo bisogno”, ha spiegato ieri Zelensky, che ha licenziato anche Rostyslav Shurma, uno dei suoi vice capi di gabinetto incaricato dell'economia.
In carica dal 2020, Kuleba incontrava leader di tutto il mondo e faceva pressioni per ottenere sostegno militare e politico con il suo inglese fluente. È stato un forte sostenitore dell’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea e alla Nato. Negli oltre due anni di guerra ha svolto un ruolo chiave nel convincere i paesi occidentali a mandare più armamenti all’Ucraina, così come ad allentare le restrizioni sul loro utilizzo. Proprio alla cerimonia di festeggiamento dei 75 anni del Trattato Atlantico, lo scorso aprile, si esprimeva senza mezze misure, esortando i suoi omologhi occidentali a trasferire le loro batterie di difesa aerea inutilizzate all’Ucraina. Con particolare riferimento ai Patriots. “Gli alleati ne hanno molti e noi ne abbiamo bisogno”.
A febbraio Zelensky aveva sostituito il capo delle Forze armate, Valery Zaluzhny, per nominare al suo posto il generale a capo delle operazioni militari di terra, Oleksandr Syrsky. Una svolta che ha portato i suoi frutti, nonostante Zaluzhny fosse amatissimo. Dopo il rimpasto della sua cerchia ristretta a marzo scorso, il presidente ucraino aveva avvertito di aspettarsi ulteriori rimpasti in futuro. Non è escluso che i funzionari dimissionari possano assumere altre cariche nei prossimi giorni, nell’ambito della rimodulazione che in questa settimana porterà al ricambio di “oltre il 50 per cento del personale del governo”, scrive su Telegram David Arakhamia, il portavoce del presidente. “L'elenco definitivo”, continua il comunicato, “sarà determinato nella riunione del 4 settembre”. Stefanishyna, il cui portafoglio era incentrato sulla richiesta di Kyiv di entrare nell'Ue e nella Nato, potrebbe essere nominata a capo di un ministero più grande che unisca il suo vecchio ruolo a quello del ministero della Giustizia, secondo quanto affermato dall'emittente pubblica Suspilne che cita una fonte del partito di Zelensky. Anche Kamyshin, stella nascente del governo che dal marzo 2023 ha guidato gli sforzi dell'Ucraina per incrementare le proprie difese, dai droni ai missili a lungo raggio, ha scritto su Telegram che continuerà “a lavorare nel settore della difesa, ma in un ruolo diverso".
Con una nota ufficiale Zelensky ha annunciato importanti novità in vista della delicatissima stagione in arrivo. Sembra prospettarsi una sorta di "fase due" per il governo ucraino, dal quale il presidente si aspetta “maggiore interazione tra le autorità centrali e le comunità. Soprattutto ora, che ci stiamo preparando per la stagione invernale”. Non è escluso che questo possa essere collegato alla crisi energetica che sta vivendo il paese, colpito seriamente nelle sue infrastrutture energetiche dai russi. Un'ipotesi ventilata da alcuni esperti e osservatori internazionali è che per limitare i danni provocati dagli attacchi di Mosca alle strutture che producono elettricità e riscaldamento, Kyiv possa decentralizzare la produzione, installando un gran numero di piccole centrali elettriche a gas e generatori da pochi megawatt, in grado di cogenerare sia luce sia calore.
Fra gli obiettivi del presidente Zelensky c’è il rafforzamento della produzione difensiva ucraina, in modo da “rendere più facile attrarre investimenti dei partner nelle nostre industrie strategiche”. Per instaurare una “interazione speciale” con Nato e Ue, occorre dare nuova forza alle istituzioni governative. “Abbiamo bisogno di un nuovo livello di lavoro informativo simultaneo, culturale e diplomatico. E un nuovo livello di relazioni con la comunità ucraina globale”, ha spiegato.
I ritocchi alla compagine di governo potrebbero pure leggersi come una risposta ai tempi che cambiano, soprattutto a livello internazionale. A prescindere da chi occuperà lo Studio Ovale, il presidente ucraino potrebbe già stare pensando a un assetto di governo più adatto a dialogare con la prossima presidenza degli Stati Uniti. Verso la fine del mese Zelensky si recherà negli Stati Uniti, dove spera di presentare un "piano di vittoria" al presidente americano Joe Biden, un alleato chiave.
Il contesto militare in cui prende forma la nuova squadra è particolarmente delicato. Negli ultimi giorni i bombardamenti russi si sono intensificati, con esplosioni registrate nelle città di Sumy, Kyiv e anche a Leopoli. Tutti senza vittime, fatta eccezione per il raid che martedì 3 settembre ha causato 51 morti e 271 feriti a Poltava, a 130 chilometri ad ovest di Kharkiv. Quest’ultima, la seconda città più grande del paese, a fine agosto ha subito un altro attacco russo nel quale erano morte 7 persone e altre 97 erano rimaste ferite (tra cui 22 bambini). Ma mentre le truppe di Mosca avanzano a velocità crescente nella parte orientale del paese, anche l'Ucraina sta portando avanti una rischiosa incursione transfrontaliera nella regione russa di Kursk. E intanto, intorno al più grande rimpasto di governo dall'inizio della guerra, fiorisce anche la propaganda del Cremlino. La portavoce del ministro degli Esteri russo, Maria Zakharova, dichiara sferzante: “È autunno, cadono le foglie e i rami si mostrano spogli”.