Il caso diplomatico
Ecr contro Orbán: "Spia di Putin". Ma poi ci ripensa
Il sito del partito europeo di Giorgia Meloni definisce il premier l’ungherese “il cavallo di Troia” del Cremlino in Europa. Ma l’articolo scompare e si parla subito di errore tecnico: una crisi sfiorata proprio alle porte del loro prossimo incontro a Cernobbio
Bruxelles. “Viktor Orbán spia di Putin, anzi no, dietrofront: con Orbán non si rompe.” Sul sito del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr), la compagine Ue guidata da Giorgia Meloni, un editoriale intitolato “Orbán, il cavallo di Troia di Putin in Ue” rischia di far saltare la solida amicizia tra la premier italiana e il leader magiaro. La crisi, però, rientra in extremis: l’editoriale viene infatti rimosso ieri sera, e fonti Ecr si giustificano spiegando che “si trattava di un pezzo caricato per errore, poiché non aveva avuto l’ok del direttore editoriale”.
Le accuse a Orbán campeggiavano però da tre giorni sulla home page del partito presieduto da Giorgia Meloni, e qualcuno a Bruxelles già pensava a una svolta. In questi giorni, infatti, la ormai quasi certa vicepresidenza esecutiva della Commissione Ue per Raffaele Fitto e le indiscrezioni su un portfolio di primissimo peso avevano riportato Meloni nel capitolo della collaborazione con von der Leyen, e una rottura con l’intransigente Orbán, avviato assieme al suo gruppo Patrioti per l’Europa alla guerra diretta con la Commissione, era apparsa in sintonia con questa nuova fase. Ma le cose hanno preso un’altra piega.
L’articolo, a firma di Eugen Olariu, è dunque esploso come una bomba nelle mani dei conservatori, un attacco al vetriolo di oltre mille battute alla politica filorussa del premier ungherese: “Oggi le azioni dell’Ungheria, guidata da Viktor Orbán, creano tutti i presupposti per essere definita il ‘cavallo di Troia russo’ alle porte dell’Unione Europea”, spiega Olariu nell’articolo visionato dal Foglio e che ora non è più disponibile. Il giornalista rumeno poi rincara la dose spiegando che Budapest “facilita l’introduzione di spie sul territorio di uno Stato membro al fine di destabilizzare l’Unione Europea”.
Per sostenere la tesi, l’editoriale, redatto per The Conservative, la piattaforma di dibattito online di Ecr , cita casi come il programma ungherese di visti facilitati, che include, tra gli altri, russi e bielorussi, e apre un’autostrada per aggirare le sanzioni, il caso dell’oleodotto Druzhba e delle proteste di Budapest per lo stop alle forniture energetiche e il blocco ai pagamenti del Fondo Europeo per la Pace.
La questione dell’articolo bollente arriva rapidamente nelle mani di Antonio Giordano, deputato di Fratelli d’Italia a cui Meloni ha affidato la segreteria del partito europeo, e dopo poche ore l’articolo scompare: “E’ stato caricato per errore tecnico”, insistono da Ecr, da cui non arrivano altri commenti.
Con Orbán dunque non si rompe, soprattutto mentre il premier ungherese detiene la presidenza di turno dell’Ue. Crisi sfiorata, inoltre, perché Meloni dovrebbe ricevere l’amico ungherese proprio dopodomani al Forum di Cernobbio, e l’editoriale avrebbe con ogni probabilità rovinato l’atmosfera dell’incontro sul lago di Como. Articolo rimosso e problema risolto, o quasi, perché anche altri coinquilini di Ecr, meno amici di Orbán, hanno notato l’acrobazia e potrebbe presto chiedere spiegazioni su quale sia lo stato delle relazioni del loro gruppo con Budapest.
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