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Conflitto in Medio Oriente

La storia di Traverso. “Gaza come Varsavia”. E l'insigne studioso scomoda la Shoah contro Israele 

Giulio Meotti

Promuove la similitudine tra isreaeliani e nazisti, abbracciando una fandonia diffusa nella sinistra radicale: le vittime innocenti del 7 ottobre sono messe in secondo piano, mentre nel mondo il revisionismo continua a ribaltare le pagine della storia

Enzo Traverso ricorderà che il poeta Paul Celan, su cui ha scritto, visitò Israele nel 1969. Dopo la visita e poco prima di buttarsi nella Senna, Celan scrisse a Yehuda Amichai: “Caro Yehuda, permettimi di ripetere la parola che mi è venuta spontaneamente alle labbra conversando con te: non posso immaginare il mondo senza Israele; non voglio immaginare il mondo senza Israele”. Traverso è uno storico importante e rispettato della Shoah, del totalitarismo, della violenza politica, di Celan, Adorno e Benjamin, una cattedra in Francia e un contratto con Laterza. Insomma, Traverso ha tutti i crismi e i blasoni al posto giusto della biografia.

Traverso ha scritto opere importanti. Una si intitola “Comparare la Shoah”. E di paragoni con la Shoah ne scomoda non pochi il suo ultimo lavoro per Laterza, “Gaza davanti alla storia”. 
“Al di là della loro discutibilità e approssimazione, data la differenza dei tempi, dei contesti e degli attori, alcune analogie storiche sorgono in modo spontaneo: la distruzione di Gaza da parte di Tsahal ricorda quella del ghetto di Varsavia raso al suolo dal generale Stroop nell’aprile del 1943”. Ecco il primo paragone che salta agli occhi. Poi un altro: “I combattenti palestinesi che sgusciano fuori dai tunnel per colpire un esercito di occupazione che li definisce ‘animali’ non possono fare a meno di evocare i combattenti ebrei del ghetto”. 


Traverso conosce la storia e non si tira indietro. Dunque il partigiano sionista Abba Kovner e i combattenti di Mila 18 come Yahiya Sinwar che aveva annunciato di voler “strappare i cuori degli israeliani”? Dopo i 1.200 morti e i duecento rapiti del 7 ottobre, in un grottesco ribaltamento dei ruoli, “Israele nazista” è diventato un luogo comune giornalistico, come per Putin la “denazificazione dell’Ucraina”


Da bravo storico, Traverso dovrebbe sapere che sta rimasticando la vecchia propaganda sovietica. Nel 1967 l’ambasciatore sovietico alle Nazioni Unite Nikolai Fedorenko descrisse le operazioni militari israeliane come esempi di “aggressione fascista”. E nella guerra dello Yom Kippur del 1973 il suo successore, Jakob Malik, paragonò la risposta di Israele all’attacco degli stati arabi all’aggressione nazista durante la Seconda guerra mondiale. Da allora, la fandonia di Israele come stato “nazista” si è diffusa nella sinistra radicale di tutto il mondo


       

E pazienza se Hamas il 7 ottobre ha ucciso numerosi sopravvissuti alla Shoah, come Gina Semiatichova e Moshe Ridler, che non occupavano la terra di nessuno ma stavano dentro ai confini riconosciuti d’Israele post Shoah. Pazienza se nelle case e nelle moschee di Gaza sono state trovate copie in arabo del “Mein Kampf” di Hitler e se dirigenti di Hamas come Marwan Abu Ras hanno detto che Hitler fece bene a uccidere gli ebrei per i loro “crimini”.
 
Ma andiamo avanti con la lettura di Traverso. “E’ vero che le bandiere di Tsahal portano una stella di David e non una svastica, ma questo non rende i suoi soldati innocenti, per quanto possano essere tormentati da una profonda paura esistenziale ereditata dai loro antenati”. E ancora: “I loro selfie e le immagini oscene che pubblicano sulla rete, in cui si mostrano divertiti accanto a palestinesi umiliati o ridono mentre una bomba fa saltare in aria un palazzo, ricordano tristemente le foto ricordo scattate dai soldati della Wehrmacht in Polonia e Bielorussia, in cui sorridevano di fianco ai partigiani impiccati”. E si prosegue: “Oggi l’idea di ‘spazio vitale’ sembra essere stata adottata dal sionismo che fin dalla nascita di Israele non ha mai cessato di estendere le sue frontiere ignorando il diritto internazionale”. Traverso se la prende anche con il governo tedesco di Olaf Scholz, che finora è stato il più filoisraeliano dei governi europei: “Le motivazioni ideologiche del fronte filoisraeliano, così intransigente nella lotta contro l’antisemitismo, sono in fondo le stesse che quarant’anni fa spingevano il grande quotidiano della borghesia tedesca (Frankfurter Allgemeine Zeitung) a essere così indulgente di fronte alle interpretazioni apologetiche del nazismo incarnate da Nolte”. Qui forse Traverso non lo sa, ma il capofila dei revisionisti tedeschi su Gaza era d’accordo con lui e in una intemerata al Senato italiano nel 2002 paragonò Israele al nazismo. 


Sembra davvero che la storia sia andata di traverso agli insigni studiosi. Gli umanitaristi a cui Abba Eban, ministro degli Esteri israeliano, disse che i confini 1967 erano i “confini di Auschwitz” e che gli arabi volevano buttarli a mare, gli ebrei sionisti.
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.