La caduta degli Dei
Così le aziende americane fanno marcia indietro sulle campagne di inclusione e diversity
Non solo i cambiamenti climatici: anche sull'inclusività le compagnie americane si mostrano sempre più fredde. Ma con le presidenziali di novembre il trend potrebbe invertirsi di nuovo
La Corporate America mostra segni di stanchezza rispetto agli impegni da “bravi cittadini” che si è presa in questi anni nei confronti della società. Si era già visto sui temi del cambiamento climatico, che hanno avuto un periodo di grande sensibilità dalla Cop21 del 2015 all’arrivo del Covid, per poi diventare in molte aziende obblighi mal sopportati. Adesso negli Stati Uniti sta succedendo qualcosa di simile per i temi cosiddetti Dei, cioè l’insieme di iniziative che ci si aspettano dalle imprese sul fronte della “diversity, equity and inclusion”. C’entra molto il clima politico e potrebbe cambiare di nuovo tutto in base a chi vincerà a novembre la corsa alla Casa Bianca. L’acronimo Dei si è tradotto in questi anni per le aziende in una miriade di iniziative fatte per dimostrare di essere aperte alla diversità e per apparire in alto nelle relative classifiche, in particolare nel Corporate Equality Index gestito dall’organizzazione Human Rights Campaign, che si batte contro le discriminazioni e per i diritti Lgbtq. Una dopo l’altra, però, alcune aziende importanti si stanno sfilando da questi ranking, ovviamente senza rinnegare gli impegni per garantire equo accesso a tutti e parità di trattamento, ma liberandosi dal peso di farsi “misurare”.
Così facendo, si proteggono dal rischio reputazionale di essere attaccate da destra: la cultura Dei è una bestia nera del mondo Maga (Make America Great Again) di Donald Trump e le aziende che la ostentano finiscono spesso nel mirino degli influencer conservatori. Nello stesso tempo, però, fuggire dagli indici come il Corporate Equality espone a critiche da parte del mondo progressista. La National Review, una delle storiche testate conservatrici americane, tiene il conto delle aziende che si allontanano dai vincoli Dei. L’ultima in ordine di tempo è Molson Coors, che produce alcuni dei più importanti brand di birra americani. Nel corso degli ultimi mesi si erano mossi nella stessa direzione colossi come Ford o come la catena di negozi Lowe, la conglomerata degli alcolici Brown-Forman (che controlla marchi celebri come Jack Daniel’s), la Harley-Davidson e la catena di macchinari agricoli John Deere. In quasi tutti i casi non si è trattato di prese di posizione pubbliche e ufficiali, ma di un cambio di rotta deciso con note interne ai dipendenti, poi finite sui giornali.
La cultura Dei è maturata nel mondo corporate americano negli anni Sessanta, di pari passo con il cambio di approccio del paese sul terreno dei diritti umani e soprattutto con la lotta contro la segregazione razziale. Nel clima dell’America di Kennedy, Lyndon Johnson e Martin Luther King, nel mondo imprenditoriale crebbe la consapevolezza di dover garantire più accesso e pari trattamento ai dipendenti afroamericani. Dalle imprese il tema passò ai campus universitari e alle scuole, trasformandosi anche in legislazione sull’affirmative action, cioè su quell’insieme di misure proattive che permettevano ai neri di ottenere corsie privilegiate per superare gli ostacoli ereditati dalla segregazione razziale.
Il cambio di passo sta invece avendo un percorso inverso: è ciò che accade nelle università che determina un ripensamento per le aziende. Nel giugno 2023 la maggioranza conservatrice della Corte ha mandato in archivio decenni di affirmative action, decidendo che le ammissioni ai college non possono essere determinate dal colore della pelle. Molte aziende, guardando a quello che accade nei campus, stanno adesso ripensando le procedure di selezione del personale. Ma stanno anche aspettando novembre per capire quale sarà il nuovo scenario politico. Una vittoria di Trump accelererà senz’altro la fuga dai temi Dei. Ma se vincesse Kamala Harris è probabile che nasca un’Amministrazione che chiederà alla Corporate America di tornare a impegnarsi di più.