Foto Epa, via Ansa

Anti catastrofisti di tutto il mondo, unitevi e lottate

Gran lezione di Tony Blair su cosa significhi essere ottimisti innamorati della libertà

Claudio Cerasa

Dice l'ex premier inglese che "il Ventunesimo secolo sarà straordinario. Con la rivoluzione tecnologica ci potrà essere più prosperità per tutti. È solo questione di ritrovare la fiducia". Essere ottimisti significa avere la certezza che il mondo libero può trovare sempre la risposta giusta per superare i problemi

Tony Blair, ex primo ministro inglese, ex leader del New Labour, ex faro, o forse faro senza ex, di tutti coloro che, in Europa, sognano una sinistra capace di non aver paura della sua ombra, una sinistra capace di rompere con lo status quo, una sinistra capace di non avere il terrore del mercato, una sinistra capace di combattere la povertà senza combattere la ricchezza, una sinistra capace in definitiva di guardare al futuro senza paura, ieri ha rilasciato una formidabile intervista sul Corriere della Sera, ad Aldo Cazzullo, in occasione dell’uscita del primo libro della collana della Silvio Berlusconi Editore (che coppia!). Il titolo del libro è ambizioso, si chiama “On leadership: l’arte di governare” e l’elemento eccezionale del volume coincide con la declinazione di una parola a cui siamo affezionati: ottimismo.

Dice Blair, lo dice tra le righe, che per essere fino in fondo dalla parte delle libertà occorre essere convintamente e fieramente ottimisti. “Nessuno – dice Blair – sale volentieri a bordo di un aereo pilotato da un pessimista. Guardi la parabola del nostro tempo. Le cose stanno migliorando. La storia progredisce. Si vive più a lungo. Paesi molto più poveri di noi sono molto più ottimisti di noi. Il Ventunesimo secolo sarà straordinario. Con la rivoluzione tecnologica ci potrà essere più prosperità per tutti. Troveremo tecnologie green per lottare contro il cambiamento climatico senza danneggiare l’economia. È solo questione di ritrovare la fiducia. E la consapevolezza della nostra vera, immensa ricchezza: la libertà”.

Il manifesto dell’ottimismo di Blair è formidabile per quello che dice ma anche per quello che sottintende.

Il cambiamento climatico è un problema, lo sappiamo, ma per essere governato non occorre puntare sull’ecoansia, sul senso di colpa dell’occidente, sulla demonizzazione della globalizzazione. Occorre fare l’opposto. Occorre scommettere sul capitalismo, sulle virtù della società aperta, sulla capacità di saper trasformare ogni problema in un’opportunità per crescere, per migliorare, per essere più competitivi.

Stesso discorso per l’intelligenza artificiale, che ovviamente porterà grandi cambiamenti ma che non per questo deve essere osservata con lo spirito luddista di chi ha paura che l’innovazione ci distruggerà, che la tecnologia ci annienterà e che non sia possibile trasformarla in un generatore infinito di nuove opportunità, per tutti i lavoratori. Perché sì, lo sappiamo, il mondo di oggi è pieno di difficoltà ma alla fine dei conti, ogni volta che la società aperta deve rispondere presente, per una crisi pandemica, per una crisi energetica, per una crisi bellica, offre soluzioni, offre risposte, e trova un modo per proteggere i suoi cittadini.

Ottimismo significa tutto questo. Significa non aver paura del futuro. Significa non aver paura del progresso. Significa non aver paura delle innovazioni. Significa osservare il mondo con lo sguardo curioso di chi sa che non sempre un problema deve diventare un’emergenza, che non sempre una cattiva notizia deve diventare un allarme, che non sempre ciò che ci suggerisce il mondo percepito corrisponde a ciò che ci dice la realtà. Essere ottimisti, ci ricorda Blair, significa avere la certezza che il mondo libero, con la sua circolazione di idee, di cervelli, di soluzioni, di invenzioni, può trovare sempre la risposta giusta. Per questo le democrazie vanno coccolate. Per questo i nemici della democrazie vanno combattuti. Per questo il mondo libero non deve arretrare di un millimetro nella difesa dell’Ucraina e nella difesa di Israele, perché l’Ucraina e Israele non difendono solo i propri confini ma difendono i confini delle democrazie liberali. Russia, Cina, Iran, Corea del nord, dice ancora Blair, non vinceranno la guerra politica contro la democrazia e dirlo non significa essere ottimisti ma significa semplicemente saper leggere la realtà, avere fiducia nelle società aperte combattendo politicamente tutti gli utili idioti dei regimi illiberali. Viva l’ottimismo, viva Blair.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.