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Negli Stati Uniti

Così Kamala si prepara al dibattito con Trump, tra strategie e allenamenti dietro le quinte

Giulio Silvano

Dibattiti simulati in hotel, consiglieri travestiti dal tycoon e un team esperto per rendere Harris la novità della politica americana. L'obiettivo è convincere gli indecisi, evitando l'approccio bideniano anti-Trump

Finti dibattiti in Pennsylvania e riunioni intense a Washington, incastrate tra gli impegni da vicepresidente e quelli da candidata. Alcuni allenamenti sarebbero stati organizzati su un vero palco, contro un ex consigliere di Hillary Clinton che per l’occasione si è vestito da Donald Trump con cravatta rossa fino al ginocchio. Luci televisive da prima serata e podio in una camera d’albergo a Pittsburgh, all’Omni William Penn Hotel. Presentare Kamala Harris agli americani è stato il lavoro di Karen Dunn, avvocatessa quarantottenne di Washington che da decenni aiuta i candidati del Partito democratico nei dibattiti televisivi, compreso Barack Obama – si dice che sappia essere molto severa. Assieme a Dunn, nel team di allenamento c’erano anche Rohini Kosoglu, accademica ed ex consigliera di Harris ai tempi del Senato, Philippe Reines, che si è vestito da Trump, e Sean Clegg. Dunn, Reines e Clegg sono veterani dei dibattiti di Hillary Clinton: sembra che il grande assente sia Ron Klain, che aveva preparato Joe Biden per il dibattito di giugno, quello che andò così male che ora a correre per la Casa Bianca non è nemmeno più l’attuale presidente.

Fin da quando è stata decisa la data del 10 settembre, il team di Harris ha deciso di puntare sul fatto che la candidata rappresenta una nuova stagione politica. Insomma, obamizzarsi, sembrare la novità, ed evitare che la sua legacy sia troppo appiccicata a quella del presidente Biden. L’obiettivo, avrebbero spiegato a Harris i suoi consiglieri, è diventare attraenti non tanto verso lo zoccolo duro dei democratici, che la voterà comunque, ma verso gli indecisi, o verso i nuovi elettori poco entusiasti della politica, o verso gli astensionisti pigri. Non è importante distruggere Trump, hanno detto a Kamala i suoi, la cosa fondamentale è parlare a chi non ha già il tuo voto ma potrebbe dartelo, se sei in grado di convincerli. E quindi, allo stesso tempo, evitare di ripetere la strategia bideniana che è andata avanti per mesi: “Trump è una minaccia per la democrazia”. No, l’obiettivo è far vedere che ora il vecchio è lui, non solo anagraficamente, ma che lo sono anche le sue proposte politiche, i suoi slogan. E’ un approccio più populista, ma è stato l’ennesimo usato per staccarsi da Biden. E poi le ultime ricerche fatte dalla campagna di Harris hanno dimostrato che gli spot elettorali più aggressivi contro Trump sono quelli che hanno meno riscontro con la popolazione, e vengono preferiti quelli ottimisti, positivi, dove si propongono cose per il futuro.

Dall’altra parte i consiglieri di Trump, deputati fedeli ed avvocatesse, gli hanno chiesto di non sembrare troppo aggressivo, per lo stesso motivo. “Devi essere l’happy Trump”, gli avrebbero detto, “non Trump il bullo”. L’ex candidata del Partito repubblicano Nikki Hailey ha consigliato a Trump di non dare della stupida a Kamala, perché quando dai della stupida a una donna democratica anche le donne repubblicane si arrabbiano. Il deputato della destra repubblicana Matt Gaetz ha voluto dire che Trump è nato pronto, che “il presidente non deve prepararsi per i dibattiti, si limita a fare riunioni per parlare di come rendere più sicuro il confine, abbassare i prezzi e fermare il caos prodotto da Harris e Biden”. I democratici finiscono sempre per fare la figura dei secchioni. Ma per entrambi i candidati l’importante è parlare a quell’America che non ha ancora deciso cosa farà a novembre. Il segretario dei trasporti, Pete Buttigieg, che ha aiutato Harris nella preparazione dei dibattiti contro Mike Pence nel 2020, ha detto che “serve una concentrazione disumana per avere a che fare con Trump in un dibattito, e non perché sia un grande oratore, ma perché è bravissimo a prendere qualsiasi formato televisivo e trasformarlo in uno show su di lui”.