la minaccia

L'arma che uccide più ucraini ora arriva anche dall'Iran

Cecilia Sala

Mosca ha ricevuto i missili balistici spediti da Teheran e probabilmente li utilizzerà contro l’Ucraina entro poche settimane. Kyiv ha imparato ad abbattere i droni iraniani, ma riesce a fermare solo un missile balistico su 10

Amman. Il segretario di stato americano Antony Blinken ha detto che Mosca ha già ricevuto i missili balistici spediti da Teheran e che “probabilmente la Russia li utilizzerà contro l’Ucraina entro poche settimane”. Non sono bombe come le altre: sono l’arma più insidiosa per le città ucraine. Quando la contraerea deve difendere il paese dai droni e dai missili da crociera la percentuale di abbattimento è del cinquanta per cento, la metà. Ma con i missili balistici la percentuale di abbattimento scende a uno su dieci. Facile capire le conseguenze. Da oltre un anno gli ucraini  affinano le tecniche per abbattere la grande maggioranza dei droni iraniani Shahed, che partono dal territorio russo e vanno a “suicidarsi” contro le centrali elettriche e le finestre dei palazzi di Kyiv portandosi dietro una carica esplosiva. Alcuni soldati fermano i droni con raffiche di mitra, altri con la guerra elettronica, una signora ucraina era riuscita a deviare il volo del drone verso il   bersaglio tirandogli contro  barattoli di salsa di pomodoro dalla finestra. La minaccia dei missili balistici iraniani è molto diversa da quella degli aeroplanini-robot suicidi. Quando l’Iran ha lanciato il suo primo attacco diretto contro Israele, nella notte tra il 13 e il 14 aprile, alcuni opinionisti avevano parlato di “messa in scena” perché i droni di Teheran, che dovevano percorrere più di mille chilometri per raggiungere il territorio dello stato ebraico, erano così lenti da dare un vantaggio di otto ore a Israele per organizzare le difese. Quella notte però i missili balistici iraniani  impiegarono soltanto una decina di minuti a coprire la stessa distanza e, senza l’aiuto degli americani, persino per Israele – che ha sia un territorio da proteggere molto più piccolo di quello ucraino sia la contraerea migliore del mondo – sarebbe stato difficile abbattere da solo tutti i missili balistici iraniani.   Il precedente dell’attacco contro lo stato ebraico dà  un’altra misura della differenza di pericolosità tra un’arma che l’Iran fornisce alla Russia già da tempo, i droni, e la minaccia che rappresenta per tutti gli ucraini la nuova spedizione di missili balistici. 

 

Nel 2022 la Repubblica islamica, per bocca del suo ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian  (morto a maggio nell’incidente con l’elicottero assieme al presidente), aveva giustificato la prima fornitura di droni a Mosca dicendo che il contratto per quelle armi era stato firmato prima che cominciasse l’invasione totale dell’Ucraina. E che Teheran doveva rispettare le clausole dell’accordo ma rimaneva neutrale rispetto alle parti in conflitto sul campo di battaglia in Europa. Erano i giorni in cui gruppi di iraniani, che hanno subìto un tentativo di invasione totale da parte del vicino iracheno negli anni Ottanta, si presentavano sotto l’ambasciata ucraina a Teheran e sventolavano le bandiere giallo-azzurre. Oggi la Repubblica islamica non potrebbe più utilizzare la giustificazione proposta da Amir-Abdollahian  per evitare nuove sanzioni se tra qualche settimana venissero recuperati frammenti di missili a corto raggio Fath-360  nelle strade delle città ucraine. Le testate iraniane spedite a Mosca hanno una gittata di 120 chilometri, identica alla distanza che c’è tra la Russia e la città  di Poltava, dove la settimana scorsa due missili balistici sparati dall’esercito di Putin hanno ucciso più di cinquanta ucraini e ne hanno feriti trecento.

 

Secondo le fonti dell’agenzia Reuters, la Repubblica islamica ha firmato il contratto con il ministero della Difesa russo per la fornitura di missili balistici il 13 dicembre, sette mesi prima che il nuovo presidente della fazione riformista iraniana, Masoud Pezeshkian, vincesse le elezioni e si insediasse. Pezeshkian in campagna elettorale prometteva accordi con gli americani per alleggerire le sanzioni: la maggioranza degli iraniani che sono andati a votare ha scelto lui per questa ragione e perché assicurava di mettere un freno alla presenza di camionette della polizia religiosa per le strade. Se le fonti di Reuters sono buone, il progetto di Pezeshkian di dialogare con l’occidente per aiutare l’economia iraniana era morto in partenza, chi ha firmato gli accordi per rafforzare la cooperazione militare con Mosca lo sapeva. Era facile immaginare che una fornitura di missili balistici a Vladimir Putin durante la guerra in Ucraina avrebbe comportato più punizioni economiche e non di meno da parte degli Stati Uniti. Ieri Blinken, che oggi parte per Kyiv, ha annunciato nuove sanzioni e ha invitato gli alleati a fare lo stesso. Il portavoce della Casa Bianca John Kirby ha spiegato con parole chiare come gli Stati Uniti si aspettano che vengano usate le armi: “Mosca possiede già una propria serie di missili balistici, ma la fornitura dei missili iraniani, che hanno una gittata massima di circa 120 chilometri, potrebbe consentire alla Russia di riservare il suo arsenale agli obiettivi in profondità lontani dalla linea del fronte, impiegando allo stesso tempo le testate iraniane per i bersagli a distanza più ravvicinata”. La Francia, la Germania e il Regno Unito hanno firmato un comunicato congiunto che “annulla gli accordi bilaterali sui servizi aerei civili” e propone sanzioni contro gli individui “significativi” coinvolti nel programma missilistico di Teheran e nel trasferimento delle armi alla Russia. Una descrizione che assomiglia al ritratto di Amir Ali Hajizadeh, il generale pasdaran a capo delle forze aeree, il primo comandante iraniano della storia ad aver lanciato un attacco contro il territorio di Israele e un sostenitore convinto dell’accelerazione dell’alleanza militare con Putin.
 

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